Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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martedì 27 gennaio 2015

Mo' che fanno, a guera der Peloponneso?

C'è evidentemente un che di sottilmente ironico nel quasi en plein dell'impronunciabile (per Vendola e Jovanotti) Tsipras e della sua Syriza (che non è la persecutrice di Candy Candy, eh?) alle politiche greche di ieri. Per vincere, ha vinto, e tanto. Però gli mancano due seggi e allora è andato a mendicare alleanze, lui, uomo di estrema sinistra, con la destra. Che non ha esitato a concederglieli, i seggi, pregustando di certo futuri, deliziosi scenari ricattatori, visto che tutte le volte che ci sarà da decidere mezzo comma di mezza legge sarà un fuoco d'artificio. Che i due partiti siano accomunati dalla vocazione antieuropeista è infatti ben scarso collante rispetto agli oceani di differenze ideologiche che li separano. Ma sarà una danza macabra di eccitante splendore decadente, vedere Tsipras fare il vocione grosso con Merkel, sapendo di avere mezzo parlamento che non attende altro che la sua giubilazione, potendo fidare appunto su alleati che più assurdi non si può.
In tutto ciò l'ironia sta nel fatto che il minuetto che ci aspetta nei prossimi mesi ha sede in Grecia, la culla della civiltà europea e oggi sgabuzzino puteolente della medesima. Certo, Temistocle e Pericle sono morti da mo', c'è stato di mezzo l'impero Ottomano e anche coi colonnelli non si stava tanto bene, ma sicuramente si resta colpiti dal fatto che la patria remota del continente che ha conquistato il resto del mondo oggi prenda una direzione del tutto opposta rispetto agli indirizzi che vengono dalla direzione centrale. Ma perché stupirsi? Oggi l'Europa, quest'Europa molto bancaria e molto rigorosa che continua ad avere un peso politico internazionale pari a quello del gluone, riesce però al proprio interno a darsi le strutture politiche e soprattutto economiche che i greci, nel loro imo midollo, detestano giusto dai tempi di Milziade: quelle dell'impero sovranazionale, giusto come quell'impero persiano che tanta noia diede ai discendenti di Achille tra il 490 e il 480 a.C. più spicci. Alla fine la vecchia Europa, uscita a pezzi da due conflitti mondiali, ha costruito la pace nei suoi confini prima sterilizzando la Germania, poi aderendo alla NATO, poi buttando giù il muro di Berlino, poi celebrando trattati unitari nella città dove è sepolto d'Artagnan, poi tracimando di direttive, spread, mozioni, avvertimenti, tutto per vedere un'economia in ginocchio e una popolazione media ingrifata. Come in Grecia, per dire. E la Grecia ha detto un sonoro NO alle politiche europee. A colpi di populismo, certo. Il fatto che le due (quasi) estreme vadano d'accordo per governare, apparentemente inconsapevoli del baratro su cui balla il loro curioso duetto, dimostra che laggiù nell'Egeo sono davvero alla canna del gas. Eppure il messaggio è lo stesso di 2500 anni fa: non vogliamo essere colonie di qualsivoglia impero. Una svolta, intendiamoci, che ci sembra foriera più di guai che di positività, considerando chi la guida. Però, lassù a Francoforte, due domandine dovrebbero farsele, prima di ripartire con le minacce. Non basta concludere che o si fa come Germania-Olanda-Finlandia ecc. sennò si è cattivi. Ridurre un Paese alla fame e allo stremo, un Paese, sia chiaro, che ha truccato i suoi conti in maniera inaccettabile, resta ai nostri occhi un rimedio peggio del male, frutto di una concezione che sembra applicare all'economia e alla società i criteri della selezione naturale, sposandoli con il versante più spietato dell'etica calvinista, ciò per cui il perdente è perso per sempre, né i vincenti, o meglio gli eletti, ed eletti perché economicamente prosperi, hanno nulla a che spartire con lui. La Grecia, culla dell'Occidente, ha opposto ai Persiani secoli fa il culto dell'individualismo, certo, ma di quell'individualismo che non predestina nessuno, bensì lo autorizza, in quanto soggetto pensante ed agente, a plasmare il proprio destino entro la cornice, è pur vero, di un cosmo spesso incomprensibile nei suoi meccanismi. Ma la libertà, quella non si nega mai. Che quell'antico spirito sia presente oggi nei greci, dopo il marasma culturale ed etnico che è passato sull'Ellade dall'invasione macedone a oggi, non sapremmo dire. Certo, quaggiù tra i poveracci eredi di chi ha impresso il sigillo archetipale all'Occidente, qualcosa si è mosso. A strappi e urla, ma si è mosso. Ne tengano conto, a Teutoburgo. Che poi fu solo  un episodio.    


2 commenti:

  1. Tsipras ha fatto alleanza con l'unico partito che in parlamento greco ha votato contro il "referendum" per l'accettazione delle misure della Troika.

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    1. Certamente. Staremo a vedere cosa succede. E non oso sbilanciarmi.

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