Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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domenica 28 ottobre 2012

Ritratti del bimbominkismo: Maria De Filippi (1)


Maria De Filippi (Transilvania 5 dicembre 1961- vivente): autrice televisiva, conduttrice, rastrellatrice di disgrazie- amorazzi- talenti più o meno inverosimili. E’ perlomeno chiaro che l’era Bimbominkia deve tantissimo a questa donna, non solo per l’ormai consolidato rito massmediatico di Amici, ma per tutto il messaggio che trasuda dai programmi che conduce: l’apparenza conta più della realtà e il merito non serve. Per l’estensione del file della sua storia, siamo costretti a splittare il ritratto in (spero solo) due puntate.

 I primi passi  

Nata in un castello dei Carpazi, ai primi robusti vagiti, che facevano tremare i quadri alle pareti, Maria lascia perplessa l’ostetrica (per l’occasione Arles di Gemini) sul proprio sesso. Dopo attenti esami, tuttavia, si decide per la femmina, anche se i dubbi permarranno fino al matrimonio con Maurizio Costanzo e oltre.Una delle più spiccate note caratteriali di Maria è la convinzione di essere sempre al posto sbagliato, da cui discende il volerci restare a tutti i costi. Sarà per il problema sopra esposto, chissà, fatto sta che la piccola, il primo giorno alla scuola materna Staifrescu di Bucarest, esclama: “Ma io non sono una mezzana, devo stare coi piccoli...”. Visto però che i piccoli restavano tramortiti dal suo vocione, la si mette comunque nei mezzani. Passata l’adolescenza nel vano tentativo di fasi assumere come baritono nell’orchestra nazionale, Maria trasmigra a bordo di un carro volante trainato da iguane in Italia, a Pavia. Qui consegue rapidamente la laurea in legge con una tesi su cambio illegale di timbro vocale, dopodiché passa due anni in attesa di darsi alla magistratura, cosa che però non si avvera. Decide allora di rilassarsi recandosi a Roma ad un convegno sulla pirateria (dei massmedia, che credete?), al quale partecipa anche Maurizio Costanzo, mongolfiera con lo sputacchio, giornalista e conduttore televisivo dal mento che fa provincia, famoso all’epoca per il Maurizio Costanzo Show, salotto pariolino di cazzeggio vario (esclusa la puntata in tandem con Michele Santoro contro la mafia che per poco gli non costò la vita), a cui tutti i vip dell’epoca dicevano di non voler andare, mentre facevano carte false per esserci. Maria e Costanzo si vedono, si piacciono (vabbe’, de gustibus....), Maurizio, che tanto aveva già alle spalle tre matrimoni falliti e una convivenza con la notissima regista Simona Izzo, decide di ammettere Maria nella cerchia dei suoi collaboratori. La donna, dopo aver detto: “Ma io sono laureata in legge, non so nulla del tuo mondo”, accetta, dando inizio al più lucroso sodalizio della storia umana.

  Amici, ma dde che?

Maria mette subito a frutto il fatto di non saper niente di tivvù sfornando una delle trasmissioni più melense che si ricordino: Amici. Tenete bene a mente il titolo: questo Amici, che a posteriori dovremmo definire abbozzo di un crimine, parla, ma pensa un po’, di storie di amicizia che i telespettatori sono invitati a raccontare in studio, davanti alla conduttrice Lella Costa, la quale ordinariamente fa l’attrice corrosiva e femminista e la doppiatrice, ma per l’occasione decide di accettare il ruolo di madrina delle lacrime, accogliendo in trasmissione patetici monologhi di ottuagenari che hanno perso il cagnolino da poco e commoventi novelle di gente che per amicizia ha sacrificato la pensione. Sì, vabbe’, aveva detto tutto già Enzo Tortora in Portobello, ma Maria ci aveva avvisati di essere incompetente.....Ohibò, la stagione successiva, mentre si preparavano storie di gente che aveva perso le ceneri del nonno, Lella Costa pensa bene di riprodursi. La maternità della conduttrice pone Costanzo di fronte ad un problema serio: chi mettere al timone di cotanto strazio? Gli cade l’occhio su Maria, che gli aveva appena sottratto il rasoio per i baffi: “A’ Mari’, che tta senti de condure er frutto stesso d’a tua fatica cerebbrale?”. Maria replica: “Ma io non sono una conduttrice...”, quindi accetta.Parte dunque la seconda versione di Amici, che potremmo sottotitolare gioventù fighetta a ruota libera: buttate a mare le vicende di persone salvate dalla casa in fiamme, Maria passa al talk-show sociologico. In studio vengono ammassati un’ottantina di ragazzi, parte reclutati nella Roma bene, parte alla periferia di Ostia, parte con la rete a strascico, ai quali sono proposte storie piuttosto forti di adolescenti in crisi, figlie che non vedono il padre da millenni, ragazzi con madri drogate e defunte, fanciulle che sostengono di essere morte già tre volte, gente che si sente esclusa dai compagni di classe perché non indossa vestiti firmati, insomma un tripudio di gioiezza: i ragazzi in studio intervengono, esprimendo opinioni di raro splendore (“Devi essere forte”, “Conta quello che hai dentro”, “Il vero figlio è quello che cresci, non quello che partorisci”), ma ciò che lascia basiti noi Osservatori Distaccati della Realtà (d'ora in poi ODR) è il piglio della conduzione di Maria: la donna, certo intimorita da un mezzo a lei sconosciuto, presiede il dibattito come se si fosse ad una corte di giustizia prussiana,
Durante una pausa, in attesa della prossima vittima
non muta mai espressione, restando sempre imbronciata, dà e toglie la parola senza rispetto di nessuno, commenta i fatti con il suo tipico ringhio ad erremoscia gutturale che la renderà famosa in tutti i circoli ricreativi trans-friendly. Morale: la TV ha scoperto un personaggio nuovo, lontano dal friccicore delle sorelle Carlucci o dall’esuberanza della Carrà. Il fatto è che noi ODR restiamo convinti che Maria finga: non è umanamente possibile condurre per due ore e passa un programma (registrato, per giunta)  mantenendo inalterati i lineamenti del viso. Di qui l’ipotesi scientifica: in mancanza di validi sostituti, Maurizio Costanzo aveva mandato a condurre un androide. Poveri noi sciocchi...  dopo due stagioni in cui la trasmissione si impone al grande pubblico in una fascia di ascolti in genere perdente per Canale 5 (laddove Amici prima versione spaccava di brutto solo agli ospizi), l'androide impalma il suo Pigmalione: avute rassicurazioni su quello che si sarebbe trovato davanti la prima notte di nozze, Maurizio porta all’altare Maria nella calda estate del 1995 (quella in cui finì Non è la Rai, praticamente un cambio di epoca). La foto dei due fuori dal Municipio,


che a tutta prima potrebbe sembrare la copertina fotoscioppata di un album degli Eurythmics, 



dà l’idea del trasporto passionale che ha condotto i due al grande passo: Maria ha capito di aver trovato l’Eldorado, ma non vuole darlo a vedere, Maurizio ha trovato una partner seria e poco impegnativa, un osso di brontosauro nel piatto e via. Amici seconda versione durerà dal 1993 al 1998, per poi avere un piccolo ritorno di fiamma alla fine del 1999, ma poca roba; alla versione pomeridiana si affiancherà lo spin off del mercoledì, Amici di Sera, nel quale si parla delle stesse disgrazie del pomeriggio, ma esse disgrazie sono più numerose, lo studio è più grosso, ci sono i collegamenti via satellite con le case dei disgraziati parenti degli ospiti in studio, e insomma è tutto ancora più allegro. Noi ODR cominciamo a chiederci se il titolo della trasmissione abbia un senso, ancorché sia il primo inventato da Maria e lei forse gli si sia a tal punto affezionata da usarlo per un programma che di amichevole ha ben poco. Eppure, eppure... i segni del bimbominkismo strisciante, che fino a tutta la primavera del 1996 erano rimasti latenti, esplodono con voluttà nell’edizione 1996-1997. Forte dei Telegatti vinti con la trasmissione, Maria appare più sciolta, ride persino, ma soprattutto scopre di avere un impareggiabile talento a montare la fuffa. Amici seconda versione, da talk-show a volte urtante ma incisivo, comincia a manifestare tutti i caratteri delle future trasmissioni che Maria condurrà e che saranno alla base del bimbominkismo. Eccone, in sunto, l’elenco:
1) Valorizzazione dei bellocci: la redazione del programma comincia ad essere subissata di letterine di sedicenni moderatamente infoiate che dichiarano di essersi innamorate di alcuni ragazzi del pubblico. Esse bambinette vengono chiamate in trasmissione e Maria, regolarmente, inizia dicendo: “Abbiamo ricevuto la lettera di una spettatrice che si è innamorata di  (Gino, Pino, Paolo, Luca, Astolfo, ecc....). Segue un “eeehhhhhh...!!!!” da parte degli altri ragazzi, che segretamente avrebbero voluto uccidere il divo in questione, quindi Paolo o chi per lui viene inquadrato, si schermisce, fa la faccia come a scusarsi di essere così figo, quindi si alza, bacia la tizia, uh che emozione, si siede. Per tutto il testo della puntata Maria troverà il modo di far parlare Paolo o chi per lui per farlo inquadrare dalle telecamere, anche quando il suddetto avrà ben poco da dire riguardo all’argomento in corso di trattazione (“non bisogna mai dare schiaffi ai bambini”). Un altro belloccio dichiarerà di essere stato inseguito dalle fans da Via del Corso fino a casa sua. Et similia.
2) Ricerca del personaggio “spaccone senza peli sulla lingua” che attira odio e divide il pubblico: Maria sfrutta da par suo le potenzialità mediatiche di un tal Guccio, laziale fascista iscritto al liceo Classico, il quale, non essendo poi granché bello, decide di farsi notare per altra via, cioè sparando spacconate a ciclo continuo, rispondendo alle osservazioni degli altri ragazzi con insulti, insultando pure gente che scrive da casa contro di lui ed è invitata in trasmissione per litigare con lui. La sua cifra stilistica è non stare mai sull’argomento, ma buttare tutto in rissa. Esempio: spettatore in studio: “Guccio, il tuo modo di fare è arrogante e privo di contenuti”. Riposta di Guccio: “Ma chi è la vacca che ti ha leccato la testa?” (allusione, supponiamo, alla pettinatura dell’interlocutore). Mai che si possa metterlo di fronte alle sue contraddizioni: come un dodicenne bimbominkia, Guccio si dà sempre ragione e il massimo di dialettica da parte sua è: “Tu mi dici così? Ma guardati te!”.
3) E’ appena il caso di notare che, unendo 1) e 2), viene fuori il meccanismo generatore dei Tronisti di Uomini e Donne e di certi concorrenti spaccamarroni di Amici di Maria De Filippi.
4) Il trionfo dell’ipocrisia estetica: dopo aver celebrato la vacua belloccezza dei suoi cocchi, andando peraltro in onda sulla rete televisiva madre delle Veline, Maria dà voce anche a ragazze ex- anoressiche o bulimiche per farci scoprire il loro strazio e farci riflettere su quanto siano fuorvianti e pericolosi i modelli imposti dalla società. Beh, allora deciditi.
5) Il trionfo della superficialità e del relativismo: trovato l’argomento che divide esattamente in due come una mela la platea, Maria fa di tutto per NON giungere ad una sintesi. Si parlava della discriminazione delle donne sul lavoro: le ragazze in studio dicono che non è giusto, i ragazzi pensano che in fin dei conti un uomo ha più possibilità di una donna. Punto. Un filo di analisi storica per capire che le differenze tra uomo e donna non vengono dall’altro ieri, cioè da quando i ragazzi dello studio hanno scoperto che esiste il mondo, ma da un insieme di circostanze che affonda le sue radici ben prima di tutti noi, costava troppo. Così pure un’intera puntata del pomeridiano, sulla scia di una polemica sorta ad Amici di Sera tra discotecari e gente che in discoteca non ci va, è passata nel continuo rimpallarsi che “noi” facciamo così e “voi” vi sentite meglio di “noi”, insomma tutti sulle loro posizioni e addio.
Alessandro Errico, presago della fine.
6) La prima, embrionale contaminazione tra talk- show e talent show: nel 1995 Maria decide di sponsorizzare un ragazzo del pubblico, tal Alessandro Errico, che si diletta a scribacchiar canzoni sullo stile “depresso post-industriale”. Ebbene, il buon Ale si esibisce spesso e volentieri in studio, con le ragazze del pubblico che piangono manco avessero lì Eros Ramazzotti e, di appoggio in appoggio, ottiene di partecipare al Festival di Sanremo 1996 categoria Nuove Proposte con una canzone per aspiranti suicidi (ritornello: “Ma quante notti in bianco/ davanti a un cielo stanco/ il grido del silenzio che annaffia fogli di malinconia...). Dopo sparirà, s’intende. Eppure, come accade alle barriere coralline, noi tutti ODR vedemmo nella serata finale del Festival che dalla schiena di Alessandro si staccavano due molluschi che come i Pokémon ripetevano a pappagallo: “Carta, Carta!!” e “Scanu, Scanu!!”. Ma non intuimmo. (1- continua....) 

2 commenti:

  1. Lucida, documentata e ironica analisi del fenomeno. Complimenti a Eligio, l'Eletto. Attendiamo il seguito.

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  2. Tempo di convertire da Facebook e siamo pronti. Grazie assai!

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