Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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martedì 12 marzo 2019

Il nome della rosa 2.0 ep. 3-4. I turbamenti del giovine Adso.

[ANTEPRIMA]

Stranamente l'auditel della seconda puntata è crollato di 8 punti; chissà perché: inizio alle 21.30 inoltrate, avvio dell'episodio a sandwich tra una miriade di spot, intermezzi pubblicitari e una noia a non finire... normale, no?

Comunque

Mentre il povero Adso tenta disperatamente di fare slalom tra monaconzoli vogliosi ("Ehi fisichino, ci vediamo a Formentera quest'estate??"; "Scusa, ma 'adso' è un soprannome, vero??", "Ciumbia se sei  tonico! Quanti ne fai al giorno??" and so on...), Guglielmo comprende definitivamente di avere una platea di astanti che si possono stupire con un niente, come gli Hobbit. Eccolo quindi alle prese con raffinati giochi di prestigio ed effetti pirotecnici, come la dimostrazione della terna pitagorica  3-4-5, mentre il suo giovine attaché decide di cercare un compromesso tra corpo e spirito.

[Per una serata poco vistosa, con sceltissimi amici...]

[FINE ANTEPRIMA]

Si riprende nella biblioteca, dove Guglielmo ripete (o impreca) a squarciagola "Adso, Adso, Adso!!", poi lo trova moribondo a terra e aggiunge: "Adso, Adso!". Giusto in tempo per sfuggire da quel luogo di malessere, restituendo al giovine la collanina pegno dell'occitana: "L'avrai trovata quando passeggiavi nel bosco...".
E in effetti il bosco, narratologicamente parlando, è un po' l'Altrove esistenziale di Adso, che da giorni sente pruriti sotto al saio, e non sono le tarme. Difatti, giunto in chiesa per i vespri, vede mostri ovunque.



Visto che la gente si avvelena facile, Guglielmo consiglia Adso di mangiare solo in comune con lui (ecco, vedi...?) e intanto Adso sputa schifato i Kellog's.
E mentre compare straparlando Salvatore, SECONDA BEST BOIATA 2019: il famigerato penitenziagite del monaco cinghialone sarebbe la crasi di pentitevi e agite [ma quando mai...]

Ciò spiega perché Adso, tutto cocchino e fomentato, chieda innocentino a Malachia nientemeno che  l'Historia fratis Dolcini heresiarchae o qualcosa di simile; "sai, ho visto arrostire un dolciniano a Firenze, vorrei approfondire...". E qui il tapino dimentica: MAI citare dolci o dolcini se nei paraggi si aggira Jorge, che difatti non perde mezzo secondo e si accoccola vicino al novizio per ricordargli che Dolcino era moooolto indulgente verso i peccati della carne.
Tanto basta perché la carne di Adso si scaldi e il giovine esca frettoloso dalle cucine (sotto al naso del cuoco saputo: "Affamato, ragazzo....?"; "Sì!").
Ed eccolo con l'Occitana a giocare a Taboo, con quel tipico esperanto transnazionale da paninaro anni '80 in caccia di svedesi a Bellaria: "Questa si chiama bocca, queste si chiamano pal... [musichetta] ...pebre, queste si chiamano laaaabbr... [video] ...a", al che lei si mette a fare il richiamo della ghiandaia con le mani, gliele avvicina, lui suonicchia il lamento dell'usignolo frullato... ed ecco che si slancia, ma riceve la prima, eloquente friendzone, allora, timoroso che l'Occitana non capisca il latino, passa al tedesco: scusami, io... du bist min, ich bin din, des sollt du gewis sin (cfr. qui) (evitate di ridere, ricordatevi che noi cominciamo con l'indovinello veronese).
PARE siano le prime parole poetiche teutoniche. Ma lei friendzona anyway.




Nel frattempo Abbone chiede a Guglielmo: "Dove sta la verità?"
Guglielmo: boh.

Momento allunga-zuppa: Bernardo Gui si fa un bagnetto al fiume facendo aderire piaghe pregresse alle aguzze rocce del greto per soffrire un po' mentre rimembra gioioso antiche torture ai danni di una dolciniana in odore di stregoneria. La quale ricompare in modalità La freccia nera, mezza Shannara e mezza Robin Hood per tentare di infilzarlo, poi fugge tra rocce metamorfiche, poi strazia un cavaliere a caso, quindi stramazza. Che sarà un po' la cifra del suo comportarsi in questo episodio. A cosa serve il tutto per lo sviluppo della trama? Boh.



O forse il tutto serve a far lievitare i venti di Zefiro attorno (e dentro) Adso: dopo aver giocato ai vetrini con Nicola, Guglielmo decifra il messaggio di Venanzio, scritto con la crema di porri che ricompare se esposto al vapore (fratello bench guarda e disapprova). Per non si capisce quale link narrativo, la sera stessa, nel suo lettuccio, Adso in camicia da notte non riesce a star fermo, quindi si appiccia con faccino alla grata per chiedere a Guglielmo lumi su un argomento decisamente in linea con il dilagante nominalismo occamiano: il sesso.
A domanda: "E' un peccato amare una donna?", Guglielmo, che potrebbe tappare la bocca a cicciobello semplicemente ricordandogli il senso di quel sacco di iuta che si porta addosso, la prende alla larga (una donna ebbe in grembo Cristo; una donna sarà regina del Paradiso, ecc. ecc.) credendo di dissuadere il giovine dal suo bricolage, E INVECE LO SPINGE AD AGIRE. Adso, col sorrisone di chi ha appena scoperto il lato in ombra dell'edicola sotto casa, indossa i calzini con la faccia di Vegeta e si prepara all'assalto notturno, QUAND'ECCO che Benjamin Linus si mette a urlare a tutto corridoio che è sparito Berengario.
Proprio ora... si dispera Adso, ma Guglielmo trova il modo di fargli capire che è dalla sua parte battibeccando con Remigio sul fatto che certo, alcuni monaci lì dentro hanno indulto ai peccati carnali.
Con le donne?
No, dice Remigio, peggio, molto più sconvenienti.
Allora, replica Guglielmo, peccare con la femmina è conveniente??? (Adso malcela la goduria).
Insomma, Remigio spiega di aver congredito con l'altro sesso, ma molto più osé è il bagnetto di Alinardo, con manina che fa le onde e pieduzzo avvizzito che fuoriesce dalla tinozza tra una citazione dell'Apocalisse e l'altra. Giusto perché Guglielmo e assistente corrano in bagno per scoprire che Berengario è affogato lì.




[Saltiamo le gesta socialrivoluzionarie di fra Dolcino]

Guglielmo decifra ulteriormente la crema di porri di Venanzio: sembra il farneticare di un demente, commenta Adso (da che pulpito...).

E di nuovo nella biblioteca: di passaggio segreto in passaggio segreto, i due trovano il tempo di fare salotto sfogliando libri introvabili, come roba medica di Avicenna che indirizza ulteriormente Adso a dare un senso al suo nome nonostante la scelta di vita: L'amore non nasce come malattia, ma si trasforma in malattia quando, non essendo soddisfatto, diventa un pensiero ossessivo; per cui un incessante battito delle palpebre, affanno e aumento dei battiti del cuore

"Vuoi vedere che parla di me?", si domanda l'ingenuo tedeschino.

Chissà, nel frattempo prendono nota delle lettere in rosso sulle pareti, metti mai che si metta su d'emblée una sessione di Cluedo, e giungono alla sala dello specchio, vicino ad una macchina di chiara origine giapponese fatta di canne d'organo orizzontali che sanno fischiare orribilmente il vento. Dal che deduciamo che in questa abbazia esercitano gli sceneggiatori di Bem il mostro umano.

Alinardo, per esempio: quale goduria più della sua, nel dire ad Adso che tutto quaglia con l'Apocalisse?
O Malachia che piange sul cadavere di Berengario citando in modo lievemente equivoco il Cantico dei Cantici, salvo poi dare dello sporco traditore al defunto.

Insomma, detto che "Risolvere un mistero non è la stessa cosa che dedurre la principi primi" (cit. GdB),vista la lite da villa Arzilla a colpi di allusioni piccanti tra Alinardo e Jorge di fronte ai neoarrivati ospiti, subìto il solito assalto di Jorge, interessato al colore dei sai dei confratelli (romance romance....), sentito Guglielmo che, confondendolo con Einar, lo presenta al suo superiore generale come un ragazzo "ancora in lotta col suo cuore", Adso molla il manicomio e si getta in cerca di Occitana, trovandola appesa ad un cappio per conigli sapientemente teso dal sempre fremente Salvatore.



Segue tenera scena di medicazione e poi Adso che perde ogni qual minimo freno inibitore e viene posseduto direttamente dallo spirito di Massimo di Cataldo: sai, ho letto su Avicenna's Weekly che l'amore è ossessione... ma io non voglio guarire... in te io ritrovo me stesso e in me stesso te... [passaggio a corteggiamento da imbranato] sai che Avicenna diceva che prima si afferra il polso della persona che ama per sentire il battito cardiaco, poi si sparano nomi a caso e quando accelera il battito... no?
[lei lo guarda ebete]
Dai, proviamo: Antonio, Bartolomeo, Gabriele, Horochimaru..... Adso! Visto, visto? Ti sono aumentate le pulsazioni! Bacino???
[No, Adso, non oggi... tu ci provi, ti appicci a ventosa, cerchi ardente le belle forme sotto lo spolverino di H&M...]
Bum, lei lo ri-friendzona
E lui, persa ormai la dignità: "Ti vedo dovunque, sui libri, quando chiudo gli occhi quando li apro" e intanto la manina teutonica scende lungo la sottoveste in cerca di appaganti approdi, ma lei è pazza e sta per pugnalarlo: "Dont tacc mi!!!"
Lui rinsavisce
Lei chiede desculpame
Lui crede che lei stia facendo un Erasmus e le regala un libro di poesie nella sua lingua (?)
Lei legge. Alla faccia del Medioevo.
Un'operazione culturale che consente comunque ad Adso di guardare con bamboccesca sfida, e gambe bene aperte e ben piantate, Salvatore al suo ritorno al manicomio.
[Intanto Robina Hooda si trascina tra le fratte moribonda e crolla. Sa fare solo quello].
Del resto

"Siamo dei nani, nani sulle spalle di quei giganti... E nella nostra pochezza, riusciamo qualche volta a vedere più lontano di loro"

Sì sì, senza dubbio. Sono gli sceneggiatori che non riescono a vedere oltre l'orizzonte degli eventi del sonno del pubblico. Se la presente, OGGETTIVISSIMA recensione vi è sembrata un filino zompo-oriented, sappiate che la puntata vergeva pochissimo sugli elementi sherlockeschi per indugiare su una love-story che non ha alcun pregio: non tanto perché Adso è un monaco E QUINDI, ma perché questo indugio su turbamenti pseudo-stilnovistici sta appesantendo senza senso, oltre che sviando dal suo obiettivo, una narrazione già di suo lenta e ormai davvero poco quagliante con l'opera originale. La fedeltà del medioevo di Eco alla realtà storica si può ovviamente discutere, così come la sua scelta di fare mashup di generi & provocazioni al lettore. Solo che qui non si provoca un bel niente: chi già conosce la storia si chiede perché tutti questi fili narrativi che sembrano andare ciascuno per conto proprio; chi ha visto anche il film del 1986, già controverso di suo, si chiede perché qui la controversitudine debba durare il quadruplo. Ma soprattutto: cosa ci sta dicendo questa fiction di più e di meglio rispetto al diluvio medeval- fantasy- trullallone degli ultimi 15 anni?
Bref: cosa manca a questo lavoro? Secondo noi, il 'gioco'. In cosa consisterebbe questo 'gioco'? Un giorno ve lo diremo... [cliffhanger mode on][dai ciccio, famo che arrivamo a ccento??]






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