Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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mercoledì 5 giugno 2019

Post-humanism Q&A - 2. La dialettica fiocca.

Mentre elaboriamo risposte per le domande dei nostri affezionati lettori, procediamo in ordine di presentazione.

Q: Eligio, una sana attività di cooperative learning basata sul problem solving consente di sviluppare soft skills e attitudini al lavoro d'équipe, di modo che tutti, secondo le proprie capacità, possono contribuire alla riuscita del compito di realtà. Non è bello rispetto alla scuola selettiva che mette automaticamente all'angolo chi non capisce tutto e subito? Non è più bello consentire a ciascuno di attivare i propri stili cognitivo- operativi in vista della completezza della realizzazione finale?

A: Il problema e quello di tutte le rivoluzioni quando si pretende di sostituire ad un sistema ritenuto negativo (perché troppo chiuso e a favore solo di certi e non di altri) un altro sistema parimenti chiuso e parimenti discriminante. E' sempre una questione di misura: il cooperative learning e tutto il resto possono certamente applicarsi ai compiti di realtà, ma la cosa porta direttamente ed unicamente a situazioni concrete da cui si esclude in automatico l'esigenza di ragionamenti altamente astratti. Il che va benissimo per coloro che da anni ormai demonizzano le vuote nozioni a vantaggio della sana educazione alla praticità: peccato che se oggi siamo quello che siamo e non siamo rimasti a spaccare cocchi e ciucciare midolli dalle carcasse è stato proprio grazie allo sviluppo delle capacità di astrazione alta, se non altissima. La quale, certo, deriverà dal contatto con la realtà empirica (anche se qui il discorso aprirebbe scenari vertiginosi e dibattiti infiniti), ma poi si solleva da essa e giunge là dove i traguardi della scienza documentano l'eccellenza dello spirito umano. Ora, nessuno mette in dubbio la democraticità del cooperative learning, ma bisogna stare attenti a non confondere democrazia con svilimento dell'eccellenza. Uno studente bravissimo nei ragionamenti astratti se non astrattissimi non potrà non trovarsi a disagio se messo di fronte sempre e solo a compiti di realtà. Non perché noi si cerchi di forgiare genietti alienati a tutti i costi, ma non si può ribaltare del tutto la didattica pretendendo di piegare alla perenne soluzione dell'hic et nunc attitudini che di fatto ci hanno portati, tanto per dire, alla psicoanalisi e alla fisica quantistica. Se il compito di realtà e tutto quanto ne consegue serve a inserire nel gioco didattico chi non eccelle nell'ambito del ragionamento astratto, ben venga. A patto che non si verifichi la penalizzazione inversa. Se il compito di realtà serve a iniettare una sana dose di realismo empirico a gente che rischierebbe di svolazzare sempre e solo nell'iperuranio, a rischio magari di sprofondare nella propria psiche, si può fare: con l'avvertenza, però, che chi è fatto per l'iperuranio prima o poi torna lì, e sarebbe un delitto volerlo tirare giù a forza, strappandogli le ali. Non per lui solo: per il bene dell'umanità tutta. In sintesi: tutto sì, ma un po' di tutto.

Q: Eligio, non trovi deliziosamente democratica la didattica per flipped classroom che finalmente abbatte i muri tra docente e alunni? Non è più appassionante se lo studente non si limita a subire le nozioni che apprende ma le organizza autonomamente?

A: Niente da dire. Dipende da quanto però il docente vuole rimanere tale e non limitarsi a diventare facilitatore o peggio semplice uditore delle performances degli alunni. Possiamo flippare tutto quello che vogliamo, basta che sia sempre ben chiaro che loro possono crearsi la didattica perché noi li guidiamo dall'alto di una superiore visione globale della materia, visione generata, rassegnatevi, dal fatto che noi ne sappiamo di più e padroneggiamo le più diverse metodologie di insegnamento, verifica e valutazione. Il che non vuol dire che noi sappiamo tutto e loro niente: si imparano sempre un sacco di cose dai ragazzi. Però noi ci possiamo permettere di ampliare lo spettro delle nostre conoscenze, anche grazie agli alunni, perché abbiamo alle spalle un bagaglio che loro, per motivi puramente anagrafici, non hanno. Si capisce insomma che a noi cale poco delle ridicole utopie che vorrebbero l'orizzontalità del rapporto docente-alunno, il rifiuto della visione gerarchica del sapere e la trasformazione della scuola in un ufficio di Google perpetuo. Ma anche qui non è che noi non ci si creda per vacuo narcisismo personale: le occorrenze del globo terrestre ci obbligano a questa forma di resistenza contro gli slogan oggi più in voga. Per un semplice motivo: che la 'nuova' didattica sia palestra di democrazia perché fa saltare le gerarchie tra docente e discente, possono crederlo giusto i bambinologi che vedono il mondo con gli occhiali rosa: vediamo già a sufficienza i deleteri effetti dell'assurda pretesa che il sapere sia solo una costruzione individuale senza una guida esperta.  Dipendendo infatti come pellegrini sitibondi da internet, volendo convincerci che tutti possono tutto, ecco che ci siamo trovati sul groppone i terrapiattisti e i No-vax (sì, stiamo prendendo posizione, non siamo un blog cerchiobottista: le Big Pharma hanno le loro ENORMI colpe, né ci piace la medicalizzazione perpetua della gente, ma tornare indietro a prima della penicillina anche no), gente che si permette di smentire secoli di scienza in nome del democratico convincimento che la scienza serve alle élites per difendere le loro rendite di posizione mantenendo nell'ignoranza e nello sfruttamento le masse. Ora che le élites pure abbiano colpe ENORMI circa il degrado culturale e morale della nostra civiltà è abbastanza chiaro, ma è parimenti paradossale che proprio l'istupidimento generale da queste élites voluto per raggiungere l'obiettivo delle quiete masse consumatrici e tonte produca sì dei tonti, che però si ribellano alle élites medesime che così tonti li hanno voluti. Ma questa è un'altra storia. Rimanendo in argomento scuola, noi non vorremmo mai che questo sbullonamento della direttrice docente-discente provocasse le scene da delirio che potete godervi qui: è un rischio di cui tener conto se, sotto la superficie delle 'nuove' metodologie, l'intenzione di fondo è l'erosione dei fondamenti e quindi degli obiettivi più alti della didattica, che non sono questo o quel power point, ma arrivare a costruire questo o quel power point avendo sviluppato spirito critico, capacità di scelta, organizzazione del discorso, finezza dei collegamenti: tutte cose, rassegnatevi, che non vengono spontaneamente mentre si clicca qua e là sul web, ma si sviluppano perché un'autorità superiore (tremate, ho scritto S.U.P.E.R.I.O.R.E.) ha guidato il lavoro dei ragazzi. E poi, in termini di educazione, cosa c'è di così grave se ad un adolescente viene messa di fronte la figura di un adulto che ne sa più di lui? Non è forse massimamente stimolante fare di costui un modello da imitare, e superare magari, ma solo dopo una lunga e faticosa gavetta di errori, correzioni e miglioramenti (tradotto: non diventi quello che sono io perché mi metti insieme due slide su Virgilio)(e vabbè, datemi dello spocchioso...)(e non ho citato Seneca...)? Sfido chiunque a dire che questa 'verticalità' umilia lo studente o lo disincentiva ad imparare.
Questa è la nostra idea e così, secondo il nostro spocchioso parere, si creerà una democrazia di individui responsabili e utili alla società, e non una massa di parlatori a vanvera che giocano ad abbattere il sistema: a meno che non preferiate la flipped medicine, con pazienti che vanno a spiegare al medico come curarli 'perché l'ho letto su internet'. Attenzione, gente: le democrazie muoiono quando la libertà diventa anarchia.

[N.B.: se alla fine della lettura avete concluso che qui si sia sostenuta piattamente l'equazione flipped classroom = no- vax, il vostro problema si chiama analfabetismo funzionale, per la qual cosa vi rimandiamo qui]