Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



Per scaricare il poliziesco pentadimensionale I delitti di casa Sommersmith, andate qui!!!

venerdì 13 dicembre 2013

Bim bum bam generation rulez!!!

Ebbene sì, contro ogni pronostico Matteo Renzi si imbriglia il PD e relativa stanza dei bottoni (oddio, bottoni: ci trovi giusto due poster sbiaditi di Berlinguer, quattro spille "I care", le chiavi della Trabant di Longo, una bottiglia di Lambrusco da doversi stappare la sera del 18 aprile del '48 e poi lasciata lì), portando al potere, come da lui stesso affermato, "la generazione che era alle medie quando è caduto il muro di Berlino e faceva il Liceo al tempo delle stragi di Capaci e via D'Amelio". La nostra, insomma. La Generazione Bim bum bam, quelli nati tra il '75 e il 2000, quelli venuti appena prima dei bimbominkia, quelli bollati a metà anni '90 come generazione X, postideologici senza più punti di riferimento che non fossero quelli dettati dai modelli del consumismo imperante. Noi, che abbiamo passato pomeriggi a slogarci i malleoli per eseguire il tiro ad effetto di Oliver Hutton, alternandolo con una sana Polvere di diamanti, mentre le nostre amichette disegnavano aeree chiavi di violino in aria al grido di pampulopimpuloparimpampum. Noi, tutti presi da un idraulico che andava per tubi, in aperta concorrenza con un porcospino rompiballe con il feticcio degli anelli tintinnanti e una schiera sterminata di animaletti sfigati da liberare; noi, che hadoken! shoryuken! e congiuntivite a nastro per star dietro alle mosse di M. Bison.
Noi, insomma: quelli che si sono trovati la pappa talmente pronta che non si sono più chiesti come si facesse a prepararla, abituati ad uno stato di cose dato per assoluto e quindi non modificabile. Prendete questo benessere, ci dicevano, e state zitti nelle vostre camerette a mangiare Bounty e Fonzies mentre al mondo pensano i grandi. Ma anche noi, un giorno, si sarebbe diventati grandi. No, stavolta no: i guru del consumismo, e gli adulti a traino, preferirono narcotizzarci in una adolescenza perenne, figosa, tutta pose, atteggi, vestiti di marca, giocattoli costosi, ma senza un briciolo di responsabilità su ciò che sarebbe stato domani. Del resto non valeva la regola del ricambio generazionale, visto poi che i cosiddetti 'vecchi', vuoi per il miglioramento medio delle condizioni di vita, vuoi per l'accresciuta utilità della tecnologia che fa risparmiare un terzo del tempo rispetto ad una volta in qualsiasi lavoro, 'sti vecchi insomma non hanno più mollato l'osso, riuscendo a restare giovani di una giovinezza attiva ed assertiva, ma soprattutto corsara: si sono presi tutto l'edificio e a noi hanno lasciato solo la stanza dei giochi.
Eccoci qui, ora: per la prima volta un esponente della nostra indecifrabile generazione post-qualsiasi cosa prende le redini di un grande partito. E, paradosso, non trova sponda nei suoi stessi coetanei: lasciando stare l'opinione del sottoscritto su Renzi, ampiamente argomentata già l'anno scorso, stupisce che un altro circa 40enne, Andrea Scanzi, spari a palle incatenate su Matteone (chiara Gamberale stasera dalla Gruber invece era tutta un friccicore per Matt, beata lei...)(in terra francese no, invece), con argomentazioni in cui mi rivedo assai: sostanzialmente si dice: "Ma che vuoi saperne tu, giovane e sbarbatello, di come si guida un partito e, un domani, il Paese?". Il problema è che queste cose, se dette da uno dei nostri burosauri, sarebbero plausibili, ma che a pensarle siamo noi, ovvero i coscritti di Renzi, dimostra che tra noi stessi non c'è alcuna fiducia che qualcuno di noi possa fare ciò che hanno saputo fare i 'vecchi'. Ciascuno di noi generati-X si specchia nei coetanei e vede solo una cosa: l'incompetenza figlia di una stagione in cui le troppe coccole ci hanno resi al massimo passibili di diventare il capo dei giocattoli e nulla più. Ora, senza scomodare Alessandro Magno e Ottaviano Augusto, che a 32 anni erano già un po' imperatori, bisogna prendere atto che l'autopercezione di sé della nostra generazione è quella di bambocci mai cresciuti, gente che non può davvero pretendere di fare sul serio, perché dalle serietà, dal rischio, dal dolore, dal fallimento è stata tenuta accuratamente lontana negli anni d'oro del trionfo dell'edonismo reaganiano e poi del gaudentismo post-muro di Berlino, quando, prima che le Torri Gemelle si accartocciassero e portassero via con sé tutta l'illusione del Mondo Perfetto, una grossa fetta di noi credette di aver trovato l'Età dell'oro del disimpegno a spese altrui. Quel cloroformico incantesimo oggi presenta il conto: a vedere uno di noi che tenta di volare alto, o un po' più alto, siamo i primi a metterci a ridere, a volergli dire: "Ma lascia stare, su, non fare figure!". Eppure dovrà ben venire il tempo che tocchi a noi. Nelle Università c'è un'età media dei docenti che fa spavento (ok ok, l'ASN sta ringiovanendo gli organici, o meglio promette futuri ipotetici ruoli da associato a gente under 50, ma bisogna vedere i fondi a disposizione); il mondo manageriale è saldamente in mano a gente, diciamo così, agée; eppure l'idea è che noi non abbiamo diritto ad accedere alle posizioni dei vecchi "perché non siete capaci, ci vuole esperienza". Vabbe', ma se ci impedite di farla, l'esperienza, è ovvio che staremo sempre al palo. Mi pregio solo di ricordare che un giovane dottore di ricerca in filologia classica fu classificato come "troppo giovane" a 33 anni per incarichi più pesanti in Facoltà. Ok, ma di questo passo saremo troppo vecchi quando i vecchi veri saranno trapassati. E cosa faremo? Lasceremo le redini del mondo ai bimbominkia, con cui pure condividiamo ampie fette di genoma? Possibile che la nostra civiltà sia destinata a questo baratro generazionale?
C'è evidentemente una serie di effetti forse non indesiderati, ma certo non previsti, che risalgono ancora ai primordi della diffusione dei consumi di massa: l'assolutizzazione della giovinezza ha reso inconciliabile quest'ultima con la maturità, detto che la porosità delle capocce dei giovani alle cantilene pubblicitarie e ai modelli di consumo è unica, garantisce rendite sicure con sforzi minimi (album dei Backstreet boys uscito nel 1999: 1 milione di copie in 7 giorni; album degli *Nsync uscito nel 2000: 2 milioni di copie in 7 giorni; stessa casa discografica, stesse canzoni, stesso pubblico di riferimento....). Delle due l'una: o ci si preoccupava di ricordare ai giovani  che sarebbe venuto il giorno della fine della ricreazione, e li si preparava a quel giorno, e però si finiva per perdere un continente intero di acquirenti del superfluo; oppure li si faceva baloccare ad infinitum, profittando di circostanze storico-politiche così favorevoli da non richiedere il rinsanguamento delle classi dirigenti con gente più fresca. Capitò, 30 anni fa, che tali circostanze si presentassero, gradualmente ma inesorabilmente. E fu un attimo spacciarci la vita per una Gardaland perenne.
Ecco quindi che oggi noi figli di quell'epoca di marzapane non crediamo in uno di noi: i dati del voto alle primarie dicono impietosamente che solo il 29% dei votanti di Renzi è under 45, contro il 44% di Civati, numeri che però non sono serviti al Frodo Baggins monzese per sfondare. Renzi traina, ma non nel suo stesso recinto. Chi lo vota sono soprattutto militanti esasperati dalla nullitudine di D'Alema e di tutti quelli che non hanno saputo trainare l'ex-PCI verso una seria alternativa socialdemocratica al cdx. Voto per punire, più che per sperare. Perché forse, in noi figli della melassa, i padri non spererebbero mai. Ma non so se sarebbero capaci di prendersi parte della colpa.

Tutto questo per dire cosa? Che nemmeno io credo in Renzi, nella sua faccia senza zigomi, nella sua fisiognomica da porcellino in mezzo alle stoppie, nelle sue smorfiette a comando, nelle battutine da Zelig, nelle citazioni squisitamente cool come il pulcino Pio. Non c'è nulla del suo programma che mi convinca, nemmeno al capitolo scuola, eppure dovrei perlomeno dargli fiducia, come ne accordai a camionate a Berlusconi 20 anni fa, dicasi a un 58enne che aveva l'unico merito di averci propinato cartoni animati a tutto andare dalle 13 alle 18 di ogni pomeriggio tra Canale5, Italia1 e Rete4. Invece no: vedo in Matteo tanta fuffa. E senza che costui abbia ancora fatto nulla per deludere o disilludere nessuno. Sono dunque anch'io vittima della mia stessa diffidenza generazionale? 

(Risposta della Spocchia: "Sì, come tutti gli inappartenenti!". Sipario)

sabato 16 novembre 2013

"Dimmi la verità o vado dalla polizia!" (coppa Lollons della serata- UGF 02 per 05).


Involontariamente comica la minaccia del Capofamiglia a Edoardo, che con la polizia ha giusto in ballo una trascurabile estorsione da 300.000 euris, detto pure che lo Zenigata facciuto Popolizio, in linea con la più alta tradizione della commedia terenziana, non vuole far uso personale del conquibus, chessò, comprarsi le mutande usate di Harry Styles, ma esso conquibus gli torna utile per far curare la moglie malata di tumore. Resta la sottilissima alzata di sopracciglio di Gassmann (non capisco mai con quante N finali vada scritto, vabbe') che è tutto dire: "A pa', che ddevo ride?".


Ke palle, Valeeeeee! Kome faccio se non poxo kiamare Raul?


Scenetta a parte, l'episodio 5 della Big Family fila via decisamente meglio dei predecessori (o precedenti?), poiché c'è qui ciò che, mancante nelle serie con millemila personaggi, rende dette serie un formicaio impazzito, ovvero il Luogo o l'Evento che fa da perno agli svariati destini individuali, i quali verso lì tendono e da lì ripartono. Stavolta tutto ruota attorno al matrimonio di Fehlbehrbauhm col cessivendolo, e quindi una spina dorsale le storie dell'episodio si trovano ad averla. Ciò impedisce la noia. Del resto, tolta la 3C ai ragazzi della 3C nella terza serie dell'omonimo telefilm, oppure tolto il negozio alle commesse capeggiate dalla Ferilli nell'omonima fiction, i risultati narrativi sono colati a picco.
Tant'è. Semmai orticariogena è la pippata di inizio episodio, quando a turno ad ogni puntata si affida alla voce fuori campo di uno dei protagonisti un lungo monologo incentrato sulla famiglia e sulle sue problematiche, roba di piattezza subatomica: "La famiglia è il luogo dove si nasce, si cresce, si parte, si torna; nulla sfugge alla famiglia; puoi distruggere otto volte una Mercedes andando a sbattere contro un palo dopo una serata etilica, puoi lasciare in giro gli assorbenti usati, puoi cucinare il pollo rancido, ma la famiglia ti perdona sempre; la famiglia è il posto dove vedi la gente che fa la famiglia, dove i pensieri si pensano e le parole si dicono....". Anche qui si scimmiotta, male, il già mieloso pippozzo del finale degli episodi di Desperate Housewives: (campo lungo) "Nella vita, tutti andiamo da qualche parte: (interno casa di Bree che cuoce una testa di capretto) c'è chi va avanti (Susan in giardino seppellisce un canarino) chi va indietro (Gabrielle decapita un bambola) chi va a destra (Lynette litiga coi gemelli) chi a sinistra, ma alla fine tutti, uomini o donne (zoom su coppia gay), procarioti ed eucarioti (campo lungo su Wysteria Lane), tutti, da qualche parte, nella vita, andiamo (plum plum plum...buio)".
Tolto ciò, gli eventi filano alquanto. 

1) Il matrimonio Nico-cessivendolo tiene assieme tutto il carrozzone, regalandoci momenti di autentica comicità quando si tratta di litigare con i gazebisti che tirano su il gazebo storto, o quando Stefano inventa lì per lì che Nico non vuol più saperne del cessivendolo e per poco non lo manda in sincope. La cerimonia è assai sobria, giusto un seicento invitati, il rito cattolicissimo, il Valzer dei fiori suonato col ritmo del liscio di Raul Casadei, la cornacchia morta ad adornare il cappellino della consuocera. Convergono verso il fatidico un Edoardo ormai autentico carnefice di sua moglie, direi una specie di JR di Dallas reloaded con molta più carognaggine, Nora e il Capofamiglia che si struggono tutti, una Laura ormai pronta a buttare a mare la sue remore chiesastiche per zompasse il segaligno babbo di figlia lesbica, Nicolò che prova l'ebbrezza di non sapere cosa fa il pitturista in sua assenza (cioè, prova: proverebbe, se la sua faccia tradisse qualche emozione rispetto all'assetto base, ma è chiedere troppo); divergono invece i destini di Raoul, umiliato da chiunque lo incontri ("Te sei una parentesi!", gli sbatte in faccia Edo, con disprezzo neanderthaliano; "Salvo è adottabile, ma lei è un fottuto single!!!", lo incenerisce il giudice dei minori), costretto per l'ennesima volta a consolarsi con la solita cavalcata in mezzo alla natura selvaggia, cavalcata che si interrompe sempre prima di sfracellarsi contro un tronco che taglia la strada e che porterebbe il belloccio a fare la fine meschina di Anthony di Candy Candy; diverge pure Stefano, il testimone-pierino che in realtà sente ormai vicinissimo il momento della conoscenza biblica con la capa, che obiettivamente non aspetta altro. Difatti il nostro Calimero abbandonerà tutti per raggiungere la casa di lei, dopo che la sera prima gli era stato fornito l'indirizzo di una saracinesca. E lei, vogliosa come giovane e NON inesperta femmina di mandingo, gli propone di andare a casa di lui, sperando che intanto le piume siano state fatte sparire, per copulare in geometrie che si decideranno di volta in volta: PURTROPPO tutto è lasciato all'immaginazione, poiché il massimo che il regista birichino ci concede è la visione di Stefano con la camicia semiaperta sui pelazzi del petto e lei che gli frana addosso come mai ha fatto con alcuno dei lavabi della cesseria.

Pronto, Beyonce'? Ma è un supplizio così tutte le volte??

2) È poi tutto un bell'invertirsi di ruoli (ah, Plauto...) che impone allo spettatore la voluntary suspension of disbelief, altresì detta: "Piuttosto di Santoro, mi guardo questi qua...". Chiara, ridotta come si diceva a puro manichino nelle sapienti e crudeli mani di Edo, non sa più come contattare Raoul, poiché il Risorto (Edo, sempre) le ha requisito il cellulare a sua insaputa, come una quindicenne bimbominkia qualsiasi. E allora cosa accade? Che la madre chiede alla figlia quindicenne bimbominkia di comprarle il cellulare nuovo! E la figlia non vuole! Signori miei, ma Ionesco me fa 'na pippa! Già già. Poi però, pucciosona lei, glielo fa trovare sul tavolo, ancora impacchettato. E così riprendono le relazioni diplomatiche tra i due amanti diabolici. Ma pure Raoul è in sofferenza: di fronte all'irraggiugibilità di Chiara, il cavalcatore ippoterapista si abbandona a un pianto dirotto sotto gli occhi di Salvo, che evidentemente comincia a sospettare che sotto quei muscoli pulsi un cuore di marzapane. Ecco allora che il mulattino impone la propria presenza dal giudice, anche se non serve: "Tu non puoi venire!!", "Vuoi vedere????" e Raoul abbozza. Ricevuto il pesce in faccia dal giudice, Raoul fugge a perdifiato sull'autostrada, ma poi ci ripensa, e  il mulattino saggio si fa rintracciare da Laura con telefonino. Decisamente i punti virilità del personaggio stanno sbiadendo. Siamo all'elegiaco puro: occhi sbarrati, iperattività ansiogena, crisi emotive, 'na maceria, poraccio.


Salvo, il masso che mi hai visto spostare ieri col mignolo... era polistirolo...

3) Inserti cartoon: mentre la capa dialoga affettuosamente con uno che poi scopriamo essere suo fratello, il gelosissimo Stefano li osserva grifagno, ma ciò gli fa perdere il controllo del montacarichi, con successivi tamponamento e demolizione di una quindicina di lavabi. Bello il fotogramma alla Hanna&Barbera di Calimero che guarda i due e intanto il montacarichi procede per conto suo in direzione opposta. Lol, si direbbe. Non meno grifagni gli occhiacci di Edo a Ernestino detto Tino, che curiosamente cresce di quattro centimetri ogni quarto d'ora per poi improvvisamente ritornare piccino (scene aggiunte in post-produzione?): il piccolo si sente UN FILINO intimidito dalla presenza in auto di Diego Monofaccia, e il padre non può far altro che esibire un sorriso da alligatore e dirgli: "Tino, sai cosa vedremo un giorno? Le balene....". Ah, però. Intendeva questa? O questa? E Tino, evidentemente rassicurato, ammutolisce. Ma ben peggio è l'ultima scena dell'episodio, allorché Chiara, nonostante la sindrome di Stoccolma emersa già giovedì scorso, rifiuta il coito talamico a Edo al grido di: "Fingere no, non si può!! E sai perché?", al che Gassmann, esattamente come il Kenshiro dei doppiaggi anni '80, sibila un cavernoso "Raoul....." per poi cacciare di casa come una vajassa qualunque la Rocca, costretta a mettere in valigia il primo bolerino da 2000 euro tirato fuori dall'armadio.     


Ma nun la smette mai de magna' 'sto regazzi'?

4) Restano l'auto-acconciatura di Nico, che passa da un tipo Bangles dei tempi d'oro ad un modello da santarellina de 'sto piffero, l'inspiegabile viaggio di nozze a Helsinki, il posto probabilmente meno romantico del mondo dopo il ristorante western di Gardaland, l'addio al nubilato inciuccandosi di Bellini, la querulaggine telefonika (sì, colla k) di Laura col tizio. Dai, per gli ultimi tre episodi vogliamo il sangue!  

Ciiiicci, ma dai, basta con tutto questo bigottismo! E chiama tua figlia diversamente donna, no?

domenica 10 novembre 2013

Le pagelle della settimana [8]. Tutto è relativo.

Governo Letta, ovvero  E = mc2. Prendo spunto da una freschissima riflessione del lugubre ma intelligente Corrado Augias (quello che fa le inchieste su una religione in cui peraltro non crede)(vabbe', anch'io ho scritto sulle tragedie di Seneca, ma non credo ai deliri profetici di Cassandra) iersera dalla Gruber, nell'ovattata atmosfera di Ottto e mezzo del sabato, quando Frau Dietlinde smette i panni bipartisan e convoca in studio tutti i più feroci detrattori di Silviuccio per un'ordalia sabbatico-orgiastica tutta a volta a ristabilire i sani criteri di Giustizia (che ovviamente sono i criteri della Sinistra) in un mondo troppo spesso deviato dalle televendite degli aspirapolvere. Diceva insomma Augias, a domanda di Gruber sull'opportunità delle dimissioni della Cancellieri, che in un Paese normale esse dimissioni avrebbero dovuto essere immediate, ma siccome viviamo in un Paese guidato da un pregiudicato, allora no. Il che sarebbe l'ennesima declinazione del così fan tutte, solo che le tutte stavolta sono un tuttone, Silviuccio, appunto. Non staremo qui da buoni ultimi a disquisire sul topic dimettiti-non dimetterti (per noi era un sì, ma poco cale). È semmai la meravigliosa relatività, generale e ristretta allo stesso tempo, della squadra di governo di Letta a lasciarci senza fiato. Se c'è una cosa per cui questo anomalo esecutivo passerà alla storia, non sarà per i sobri tailleurini della Lorenzin, né per la proposta di vendere le spiagge italiane (tanto Enea ha già dato...), né tantomeno per la coraggiosa invenzione della Google tax; macché: ricorderemo Jo Condor perché, lui governante per mandato altrui, il team di palazzochigini è risultato a seconda dei casi o vulnerabile come un foglio di carta velina in una bottega di coltelli o più duro del diamante più duro mai secreto dalle officine De Beers. A seconda dei casi, appunto. L'addio definitivo, forse, all'assolutezza della norma morale a favore di un'etica più, diciamo, situazionistica. 
Dicasi: Josefa Idem, per un presunto illecito a sfondo IMU commesso PRIMA DI ESSERE MINISTRO, anzi prima ancora di essere eletta in Parlamento, è stata impallinata dalla sera alla mattina. E, in linea assoluta, ci stava. Peccato che, come già notammo, ad una Idem che lamentava di essere finita sotto il fuoco di fila dei riflettori solo ora, si rispose che del resto quando si è personaggi pubblici bisogna aspettarselo, quindi se ci sono scheletri o scheletrini nell'armadio, guai a te; peccato, osservarono altri, che questa sia la situazione di Silviuccio da vent'anni. Cioè: per un IMU disapplicata o applicata male, senza nemmeno una condannuccia per la cosa in sé, Idem mi cade e Silviuccio mi resta dopo decine di inchieste e sentenze sfavorevoli di primo grado (poi definitive a Idem caduta)? È la situazione, si risponde, che cambia. Lui è il capo dell'opposizione, Idem no. Ciao Idem. Alfano, DA MINISTRO, si lascia passare l'NCIS kazaka sotto casa, ma di dimissioni manco a parlarne, perché la situazione è tale che si farebbe venir meno il sostegno del PDL a Letta. Cancellieri, DA MINISTRO, telefona disinvoltamente a casa di amici per convenire che le condizioni carcerarie dell'amichetta sono disumane. Giusto, no? No, perché nella situazione specifica gli amici sono i Ligresti, forse una dinastie affaristiche più maneggione degli ultimi 40 anni in Italia. Va bene interessarsi delle condizioni dei detenuti, ma c'è famiglia famiglia, e questa ha tenuto a libro paga il Cancellieri's son per poi liquidarlo per la misera cifra di 3 milioni di euris. Osserva Severgnini, pure lui da Gruber: non è l'atto più o meno umanitario in sé, è il conflitto di interessi che ci sta palesemente sotto. E allora che si dimetta, 'sta ministra, no? No, perché se siamo nella situazione in cui Silviuccio fa ancora i capriccetti dopo tre gradi di giudizio, allora la telefonista incauta può stare dove sta. E io, di conseguenza, potrei domani rapinare una gioielleria, tanto Berlusconi non è ancora decaduto... Ma in piena new vawe montiana, non si era dimesso un sottosegretario Malinconico (in tutti i sensi..) per questioni di cene pagate da gentaglia? Sì, ma era un'altra situazione. Ditemi voi quanto reggeremo questo gioco... Però Einstein approva, quindi voto 4+.

Michela Weisseblume Biancofiore aus Bolzano-Bozen: probabilmente la Silvio's Angel più odiosa del pianeta, peggio anche di Carfagna e Gelmini messe assieme, sempre con quel grugno aggressivo e sprezzante e con tutti i crismi del tipico rinfaccio-style di ormai acclarata matrice pidiellina (arroganza nelle risposte, copione imparato a memoria, parola rubata all'avversario, nonono con la testa quando l'altro parla e lei è inquadrata, ecc. ecc.). Del resto non si finisce imitate da Virginia Raffaele per niente. Orbene, simpatia Biancofiore, reduce dalla spettacolare performance alle regionali in Trentino-quelli pentiti di essere italiani a parte i finanziamenti a pioggia in quanto regione autonoma, là dove il PDL è precipitato, disintegrandosi, al 3% a causa di discutibili scelte di candidati voluti da lei, Biancofiore, insomma, si è presentata muso duro sempre da Lillina ("Siamo altoatesine tutte e due, Grub!" - letterale), l'altra sera, per commentare la facezia berlusconiana sui figli ridotti peggio degli ebrei sotto Hitler. Presenti un gongolante Bruno Vespa, nel cui ultimo, imperdibile libro è contenuta la predetta facezia, e un deputato PD figlio di padre morto ad Auschwitz. Non perdiamo nemmeno tempo ad esecrare la facezia, ma ci concentriamo sul paraculaggio di Biancofiore: Berlusconi è amicissimo degli ebrei, dice lei, è stato applaudito allo Yad Vashem nel 2010, e comunque la sua frase si riferisce agli ebrei al tempo delle persecuzioni hitleriane, MA NON NELLO SPECIFICO AL PERIODO DELLA SHOAH. Ah, beh, ma allora cambia tutto... Fatica sprecata, quella del deputato piddino, ricordare a Biancofiore che le une sono la premessa dell'altra. Embe'?, ri-opina la bolzanina, Berlusconi non ha fatto riferimento preciso all'Olocausto. Le persecuzioni premettono, MA NON SONO la Shoah. Filologia ai massimi livelli: siccome Silviuccio non ha detto apertis verbis "Shoah", tu non puoi dedurre arbitrariamente la consequenzialità del suo pensiero. Perché le persecuzioni pre-Shoah invece erano cosucce, nevvero Weisseblume? Anzi, gli ebrei quasi ci si divertivano, no? E poi il classico rinfaccio finale: "Vi scandalizzate oggi, ma quando ieri Schifani ha insultato gli altoatesini con frasi simili a quelle di Berlusconi, nessuno mi ha difesa, eh? Eh? Eh?". Quanto vomitevole sofisma.... Voto 10 alla sfacciataggine, 2 all'idiozia pur di difendere sempre gli sproloqui silvieschi. (Taccio su Vespa e i suoi occhi a forma di dollaro mentre la polemica montava in studio: opportunismo e sensazionalismo molto poco cattolici, Brunone mio; e per quanto tu devolva, come sempre, metà dei proventi in opere di bene, visto da quale fecciume mediatico essi proventi vengono, io un momento di vergogna lo proverei). 

Indiana Ezio Mauro e i Predatori della tomba Perduta. Ci eravamo tolti dalle storie Priebke e tutti i rancori ardeatini sembravano essere svaniti con lui. Voglio dire: i discendenti dei massacrati dell'eccidio e noi tutti continueremo ad esecrare l'uomo, che da parte sua non ha potuto far altro che blindarsi dietro il lemma: "Eseguivo gli ordini", dotato di una esteriore e folle  logica, ma che in termini assoluti è un abominio; del resto, sempre per restare einsteiniani, i tedeschi concepirono il massacro delle fosse ardeatine come rappresaglia per un attentato partigiano, a detta di molti anche superfluo, ma essenziale per i partigiani ai fini della guerriglia, e però per alcuni controproducente, se si pensa a quali conseguenze ha portato. Insomma: una di quelle pagine tragiche della storia, comunque la si guardi, ci sono stati solo sconfitti. Minosse giudicherà Priebke e lo assegnerà al girone di spettanza. Sulla terra, i vivi hanno trasformato le esequie del nazista in guerriglia urbana, evento alla fine del quale tutti noi desideravamo solo una cosa a riguardo del defunto: l'oblio. Sparisci, assassino, porta con te il tuo pentimento vero o fasullo, lascia che le ferite provocate dalla tua sola esistenza cicatrizzino, non per farci dimenticare, ma per farci elaborare la disumanità di cui sei stato protagonista. Il sacro linimento del Tempo, unica vera soluzione ai dolori più acuti. Poteva andare così? No, perché quei cervelloni di Repubblica, evidentemente saturi fino alla nausea di decadenze e tessere gonfiate, si sono messi a fare indagini di fondamentale importanza per la vita del Paese e sono finalmente arrivati a scoprire il luogo della sepoltura di Priebke. Ah. E quindi? Adesso facciamo gli scoop su gente di cui vorremmo solo dimenticarci? Ma soprattutto: quale plus di informazione e di educazione della coscienza civile deriva dal fatto di sapere dove è sepolto quel tizio? Nessuno: è il puro gusto del ficcare il naso, dello spiare ciò che si voleva celato a tutti, dello scoprire dove è stato nascosto il barattolo di Nutella che non si voleva farci mangiare. Siamo tutti d'accordo che non è possibile tirar fuori l'inchiesta finedimondo ogni settimana, ma perdere tempo per sapere dove sta sepolto chi meriterebbe solo l'oblio è puro onanismo informativo (gente filosofa ha detto cose assai giuste, peraltro). Voto 4, e abbassate la serranda.

Per lo spazio Un hair stylist per Civati, segnaliamo questa settimana che l'anti-Renzi gradevole alla vista, che evidentemente spera che l'occhio ceruleo e il capello vaporoso facciano premio sui nei e sulla parlantina con la zeppola del sindaco di Fiorenza, Civati insomma sta sempre più prendendo una deriva estetica tra l'Hobbit e il Gatto di Pinocchio.  



L'altra sera dalla Gruber (sì, qui noi si guarda Gruber prima del film, embe'?) era inguardabile, nel senso che gli mancavano una corazza di Mithril e la lama Pungolo e poi potevamo spedirlo a Lorien. 

"Civati, senza il Palantìr non si va da nessuna parte!"

Pippo, Pippo, non caderci così, su....             

Cos'è che NON fa andare la filanda? UGF, season 2 episode 4

A causa della particolare struttura biochimica dell'acqua del mio rubinetto in cucina, quando devo preparare la pizza Catarì vivo momenti di disdoro dovuti al fatto che la farina impastata con la predetta acqua non si appallottola mai bene, ma risulta solo un'accozzaglia di frammentucoli appiccicaticci che non si riesce neanche a stendere. Col risultato di pizze dalle forme più astruse, schiacciate alla bell'e meglio sulla teglia, e ovviamente durissime fuori e crude dentro.
Stessa situazione per il nostro sceneggiato di punta RAI autunno 2013. Una grande famiglia, che pure continua a essere premiata dall'Auditel, mostra sfilacciamenti di rara sfilaccitudine in una storia che corre per una decina di binari paralleli senza un collante. Su tutto, poi, l'ala zuccherosa del manierismo, per cui si scelgono alcuni patricolari stilistici, e sempre quelli, e li si ripete caricandoli all'infinito. Risultato: 'na palla....

Osso ha mollato Xfactor? Avevo scommesso tutta la Rengoni su di lui!


Esempi: 1) Nora viene informata dell'incidente di Chiara: reazione sandromilesca in stile "Ciro! Ciro!". Ma se odiavi quella donna più di te stessa. Ah, ma nel frattempo è morta Stephanie Forrester, quindi è venuto meno il modello di riferimento. Vero, vero.
2) Felbereccetera e Rudgher a casa di Salvo per fargli la guardia mentre Raoul è in ospedale: "Stai calmo, Salvo!" e lui è calmissimo. "Dov'è Raùl? [come il calciatore?] Sta male?", "No, è con Chiara, "Allora sta male". Rudgher si bimbominkizza giocando coi videogiochi e seduce Salvo. Nico, in pieno panico da pregnante: "Ci sai fare coi bambini, chissà se anch'io..." e lui, modello maestro dei Cinque Picchi: "La mela non cade mai lontano dall'albero". Lei ammutolisce.

Sì, nel castello del Mondo delle Sabbie devi superare il muro sopra la lava e girare a 360° il joypad, allora scoprirai il piffero magico che ti porta dritto nel Mondo dei Tubi....


3) Gassman regala reazioni inconsulte, ringhi assortiti e occhiatacce a chiunque osi intromettersi nei suoi luminosi piani, declinati nella riconquista di Chiara e nella risoluzione della piccola pendenza economica coi suoi strozzini. Sonia, con la fetta di pane imburrato in mano, chiede come sta Raoul dopo l'incidente. "Sta bene!!!" la fulmina Edo. Zitti. Edo va per vedersi con il commissario Popolizio. Serafina: "Va da qualche parte, dottore?". Occhiataccia come di uno disturbato mentre vomita. "Ah, va bene, mi scusi se mi sono permessa...". Edo arriva in ufficio e trova il Capofamiglia che allegramente gli fruga nei cassetti e gli fa capire che non si fida, allora fugge scandalizzato, scappa scappa scappa, urla urla urla, poi sull'uscio della Rengoni si blocca inseguito dal genitore. "Scusami". "Papà, ti voglio bene".

Me spiace, Ti', nun te poi magnà er pomolo der cambio...

4) Raoul, ormai vittima di una recitazione in loop, continua a girare attorno all'ospedale come un pazzo, telefona invano a Chiara come un pazzo, al pronto soccorso tiene perennemente l'occhio sinistro strizzato per far vedere che soffre, zoppica anche se si è fatto male al braccio. Popolizio, in loop pure lui, si è ormai calcificato nella faccia acuto/sospettosa, con voce carica più da doppiaggio che da recitazione. Chiara ha optato per la sindrome di Stoccolma: "Cresceremo il bambino CHE HAI AVUTO DA RAOUL come fosse il mio, veeeeero?????" le fa Edo, e lei annuisce. "Facciamo come se tutto ricominciasse, veeeerooo???" e lei annuisce. Però, che intraprendenza.  Sonia, che ha scoperto che esiste il termine "lesbica" oltre a "gay", pronuncia per la prima volta la parola facendo flap flap con le ciglia. Questo è senso civico.

Pronto, Frizzi? Europa Europa!
5) Stefano, ovvero de nerchibus: umiliato in ogni modo possibile da qualsiasi essere di sesso femminile gli capiti a tiro, Reggianì non cessa di concupire la capa, sedotto evidentemente dalle curiose narici a finestra moresca di costei. La capa che pure ha spifferato a tutte la inquieta doppia, tripla, quadrupla vita sentimentale di Calimero, sì che le inservienti della mensa della cesseria, tutte femministe e imparentate con le due ex, paiono progettare un avvelenamento di gruppo a suo danno. Fossimo stati a Wysteria Lane, Stefano finiva in mutande dopo 15 secondi. 

Installazione: Odi et amo, al Mart di Rovereto fino a maggio


Notevole quindi la nottata passata obtorto collo nella cesseria, tra bidet in posa araldica e ventilatori che girano senza un perché. "Posso guardarti negli occhi 15 secondi? Passiamo così tanto tempo a litigare...". E lei ci sta. Poi lui torna a casa, devastata dalle due ex in modo disumano: tra cd incollati e piume ovunque, passa di lì la capa e i due si fanno "uno spaghètto". Segue tentativo di limonaggio, ma niente. "Oh, Rengoni, nun t'allargà" esplode lei e fugge. Sembrano le scene di Johnny e Sabrina in È quasi magia, Johnny, nel senso che la capa, come Sabrina, è una pazza bipolare che passa dall'elegiaco al carognone in meno di due secondi.   

Inverigo provincia di Medjugorie

6) I grandi dialoghi che manco a Dawson's Creek. Cessivendolo a Nico dubbiosa sul suo ruolo di madre: "Ti faccio una proposta", "Dimmi...." (pausa in cui tutti noi ci aspettiamo la Rivelazione dell'Essenza), "Che ti ti fidi di me". Però...Valentina al nerd: "Dimmi qualcosa di carino" (pausa in cui ecc. ecc.), "Per te ci sarò sempre". Però... Calimero alla capa: "Puoi contare su di me, ingegnere!", "Grazie, diplomato!". Ernestino detto Tino (perché quando è in auto sul sedile gli si schiaccia il viso, che sembra ancora più tondo?): "Papà, stanotte c'era qualcuno nel parco", "Perché dici così?", "Perché lo so", "Vabbe', ma io ho i superpoteri, però non dirlo a nessuno".
Risultato: 'na palla...

"Coraggio, bròder" - "Ahi!" - "Guarda che sei ferito all'altra spalla..."

domenica 3 novembre 2013

Osso, non si molla l'osso!

Delizioso titolo barocco per un post che entra nella carne viva del dibattito contemporaneo, mordendo nella più scottante e problematica attualità. Parlerò dunque del goffo barcamenarsi della nostra ministra della Giustizia che si prodiga per salvare amiche di famiglia rampolle di famiglie perlomeno chiacchierate? O della macchia d'olio dello scandalo intercettazioni made in USA-NSA, che altro non fa se non svelare il segreto di pulcinella del ficcanasismo mondiale permesso dalle nuove tecnologie? Meglio, molto meglio! L'Italia tutta è da giovedì sera esterrefatta e basita per il clamoroso dietrofront di una coppia di cantanti bresciani che ha deciso di non  ballottarsi con altrettanta concorrente bresciana per entrare di sfrusio a X Factor 7. Per tacere di un altro manipolo di bresciani che pare essersi concentrato tutto nei provini xfactoreschi di quest'anno. E poi dicono che abbiamo solo Fausto Leali.... 


Sta di fatto che il duo Osso-Mr. Rain ha detto nononono, noi a compromessi non scendiamo, c'era pronto un contratto capestro, ci siamo smazzati bootcamp, homevisit con Ventura che ci ha preferito gli One Direction del basso Lario (già sbattuti fuori, peraltro...) e adesso si vorrebbe che rientrassimo alle LORO condizioni, macché, meglio la nostra carrierina, e scusate se avete bruciato paghette e anticipi di Natale a votarci. Questo è saltato fuori da Facebook; la sera del live, invece, un laconico video in cui i due si sono detti non ancora pronti per il talent; e Ventura, aciderrima: "È proprio vero che chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti", cioè a dire che ci vuole tutta a buttare nel cesso l'occasione perlomeno di un'esibizione davanti all'Italia intiera, con peraltro prospettive non misere di ritorno di immagine e di pubblicità. Ventura che, da navigata showbiz-woman, sa bene quante orde di wannabes avrebbero venduto il rene della nonna per trovarsi al posto di loro due (c'è chi condivide).


Loro due, già. Su Mr. Rain per ora taccio, anche se penso che il cervello del gran rifiuto sia lui. Dico ciò perché conosco troppo bene Osso, al secolo Ossama Addahre from Fair Mountains, province of Brescia, Italì, e so che difficilmente avrebbe rinunciato al ballottaggio; poi con Ventura e contro Morgan sarebbe stato un inferno di litigi, capricci e piagnistei, ma l'ebbrezza del palco, quella no, non può avervi alzato bandiera bianca ancor prima di lottare senza l'azione di plagio dell'altro.
"Vabbe', tutta 'sta ossologia di dove ti viene?". Semplice, cinque anni fa le nostre Divine Maestà Insegnantizie si sono pregiate di avere Ossama come allievo in terza liceo scientifico-sportivo. Rapporto difficile, non lo nego, il soggetto in questione ha il suo caratterino polemichetto, sì sì; certo, mi si rinfaccerà che il fatto di averlo rimandato a settembre in latino (ovvove!!!!!) non lascia intuire un mio sereno giudizio su di lui; in realtà siamo rimasti in ottimi rapporti anche dopo, quando non è più stato mio alunno (perché noi Spocchiosi diamo i voti allo studente, non alla persona, imparate, cariatidi); l'ho anzi seguito via FB nella sua avventura prima alle selezioni di X Factor 2010, quando a un passo dal traguardo gli fu preferita la mai più dimenticata otaria Damiano Sardi (mestamente uscito al ballottaggio col Louis Tomlinson del Salento), poi quando varcò il canale di Sicilia per partecipare ad  una specie di Marocco's got talent, manifestazione in cui non è arrivato in fondo, e che purtroppo gli è costata la bocciatura in quinta per sforamento del tetto di assenze. Gliene parlai, osai accennare al fatto che, a mio giudizio, per inseguire quel sogno aveva perso un anno, quando il mio consiglio nelle chat notturne di FB era stato l'esatto opposto, prima diplomati, poi vedi; lui, con occhietti stupiti da cerbiattino, mi replicò che no, perché avrei perso un anno?, non penso proprio, e pazienza. L'ho ribeccato agli orali della maturità, quando io e la Spocchia scendemmo a Fair Mountains a vedere che fine avrebbero fatto alcuni ex alunni e lì lo vidi motivatissimo, diploma in tasca, a riprendere lancia in resta la carriera discografica. Ottimo, pensai, ma con la scarsa predisposizione che hai sempre dimostrato a sentirti dire dei no dritti in faccia (dal sottoscritto, per dire...), ce la farai a resistere in un mondo di squali, perennemente assetato di novità da bruciarsi nel giro di un sospiro? Avrai carattere a sufficienza per non deprimerti alla centesima porta chiusa? Poi me lo vedo lì lì per accedere all'Olimpo di Cattelania, nelle lande Morgane, al cospetto del più sopravvalutato cantante del decennio, imitatore senza faccia di Belinda Carlisle, degli Wham! e dei Culture Club, una specie di versione ristretta di Prince e Freddy Mercury in salsa bimbominkia (parlo di Mika, eh?), 


e mi dico: "Vuoi vedere che ce la fa...?". Mi resta solo un po' sgrausa l'accoppiata con Mr. Rain, non mi sembrano due voci e due stili che possano quagliare, ma del resto i gruppi a X Factor hanno sempre vita grama, chissà che magari questo anomalo duo non arrivi ben oltre i Moderni e i Frères Chaos (e non si estingua come gli Aram Quartet). Nulla. Salutano e se ne vanno. Ho seguito le reazioni degli utenti Facebook, molti delusi, altri orgogliosi che i loro beniamini non siano scesi a compromessi. Per quanto concerne me e la Spocchia, da navigati conoscitori del meccanismo televisivo, temiamo che la scelta di Ossama sia stata un semplice ed autentico suicidio. 



1) Osso caro, nessuno su questo pianeta crederà mai alla fanfaluca del "contratto all'ultimo momento". Sapevàtelo, cribbio. Pensavate di andare lì a cantare quello che piace a voi? Suvvia, Morgan ha fatto cantare a Marco Mengoni roba che il suddetto Mengoni neanche conosceva, lo ha fatto orbitare da Psycho Killer a Il nostro concerto, da Helter Skelter a Almeno tu nell'universo, e poi il Mengoni che ha fatto? Vinto X Factor, come il miglior Edipo ha sfanculato il mentore e si è buttato sul pop più lagnoso possibile, eppure spacca & sfonda. Ogni gioco ha le sue regole, ed X Factor è prima di tutto un gioco televisivo ad eliminazione, dal quale ogni tanto esce qualcuno che fa strada. Per quanto non si sa, ovviamente. Leona Lewis è già preistoria e gli One Direction, tapinelli, ignorano di avere davanti questo destino da poveri reduci.
2) Se si crede fino in fondo ad un progetto, non ci si ritira in questo modo. Per rispetto nei confronti di chi non è arrivato alle soglie del serale; ma anche per chi non ha proprio visto nemmeno la faccia della Ventura perché è stato scartato alle pre- pre- pre- selezioni. Vi hanno dato dei viziati, tra gli altri commenti, e ciò mi duole specie per te, perché ben sai quanto ho insistito in tutte le sedi per cavarti fuori dalla capoccia la malsana idea bimbominkiesca del tutto dovuto, unita alla pretesa che qualcuno si faccia carico di spianare per conto vostro la strada dagli ostacoli che vi si fanno incontro. E invece siete scappati, come se ci fosse stata una qualche lesa maestà nei vostri confronti. Non ve lo potevate permettere: ricordate che, agli occhi di un Morgan o di un Elio, voi siete degli Illustri Sconosciuti, alla faccia dei tanti o pochi contatti delle vostre pagine di Youtube e FB. 
3) Non so se "la vostra piccola carriera" crescerà; temo al contrario che vi faranno terra bruciata attorno, specie dopo le mezze frasi che vi siete lasciati sfuggire su FB. Nathalie Giannitrapani, per aver sconsideratamente sparato a zero sui talent della De Filippi, sta ancora finendo di scontare l'esilio. Vi diranno che vi siete atteggiati da divi. Che avete diviso arbitrariamente il mondo in Buoni & Cattivi. E soprattutto che avete menato insulsamente il torrone sulla questione del vostro essere "altro" rispetto alla mandria generale dei concorrenti. E allora scatta l'ormai arcinoto fattore Mara Sottocornola, in memoria di colei che agli home visit dell'anno scorso si sfilò dalla competizione perché sentiva puzza di omologazione e non si sentiva di appartenere a tutto ciò. Per poi venir messa sotto contratto a cantare le stesse canzoni di Malika. Cioè: decidetevi, gente, o si salta sul carro o si sta a terra.
4) Da ultimo, la questione dell'alterità vostra rispetto al pastone stantio che girerebbe a X Factor. Perché è questo che Mr. Rain fa tralucere nella filigrana dei suoi messaggi d'addio alla competizione. Ebbene, guardatevi un attimo: tu, Osso, ti presenti come cantante soul-R&B, che non è precisamente la proposta più spaccamondo sulla piazza; l'altro scimmiotta Eminem in ritardo di 20 anni. Insieme, per quanto mi concerne, non siete convincenti fino in fondo, ma il problema è suo, non tuo. Sai che non ho difficoltà ad andare giù diretto: ti sei messo a traino di una locomotiva senza traguardo. Sentirlo chiudere il videomessaggio col solito, stracco, inutile, stereotipato fuckin' bitches e tu dietro che cinguetti Osso! col falsetto da bimbominkia, suvvia, meriti molto ma moooolto meglio. Cosa sia questo molto, devi scoprirlo da te, e non sarà affatto facile. Il fatto è che il mercato discografico "occidentale" (qualunque cosa ciò significhi) è ormai saturo, la musica leggera, ma pure il rap e tutti gli altri generi hanno esaurito l'inventiva, restano giusto o i grandi vecchi che ormai possono permettersi di riciclarsi ad infinitum perché il loro zoccolo duro non li lascerà mai o le nuove proposte dei talent create ad usum bimbominkiarum, che durano sì e no lo spazio di un lustro. In mezzo non c'è nulla. Guardate l'Italia: nell'ultimo decennio gli unici prodotti di un certo spessore non usciti dai talent sono i Negramaro e la già menzionata Malika (mi dicono di aggiungere Arisa, vabbe'...). Per il resto è tutta una catena di show televisivi che si passano il materiale, con gente che da Io canto o Ti lascio una canzone poi approda a X Factor (i Free Boys, per dire, ma molti altri), e da X Factor o da Amici si passa a vincere Sanremo (Carta, Scanu, Marrone, Mengoni, 4 volte in cinque anni). Ma sono vittorie che non lasciano nulla di nuovo, perché le note sono 7, ma gli aspiranti cantanti di successo, riuniti ai vecchi che non cedono, sono 7 milioni al metro cubo. È un settore asfittico, che può giusto contare sulla smemoratezza che dalla nostra generazione X è transitata direttamente alla generazione bimbominkia, sì che alle bambine di oggi si propina senza tema di ridicolo la stessa zuppetta (One direction) che già fu sorbita dalle mamme quand'erano piccine (Take That). Ma chi può dirsi veramente "nuovo", come esplosivi e detonanti furono i fenomeni di Michael Jackson, Madonna, U2, R.E.M. negli anni '80? O gli Oasis e i Nirvana un po' dopo? Tutto ormai si è prosciugato, le plaghe antitpodiche del buonismo e del ribellismo sono state ormai sfruttate fino all'inaridimento, Lady Gaga altro non è che una Madona reloaded, le cantanti-chewingum, da Katy Perry a Violetta, decantano per autocombustione, le finte cattive come Avril Lavigne hanno smesso da mo' di essere patetiche per diventare inutili. Un nuovo, convincente interprete maschile latita, al femminile Adele macina vendite, ma non rompe alcuno schema. Beyoncé non esce dal seminato del suo genere, e fa bene, ma non ha certo impresso svolte ad alcunché. Insomma: in tutto 'sto paludume, Osso mio, tu e Mr. Rain volevate pure smarcarvi? Quella sì era una partita persa in partenza. Ma voi ne avete persa un'altra, ed è più grave in quanto doppia: quella con la coerenza e con l'accettazione del principio di realtà. Osso, da Spocchia ad ex- alunno, scegliti meglio i compagni di strada, la prossima volta. 

P.S.: se poi tutta la manfrina cela il fatto che qualcuno vi ha già messi sotto contratto, speriamo che non vi brucino.
P.P.S.: e comunque consolati guardando come stanno messi male questi altri.

domenica 27 ottobre 2013

Brindiamo con un Bellini, va'! UGF 2/2

Cosa c'è di meglio che ubriacarsi di Bellini prima di mandare figlione e figlino a farsi sviscerare dal commissario? La seconda puntata di Big Family si apre con un tesissimo interrogatorio del redivivo mai morto di fronte ad un Massimo Popolizio decisamente all'altezza del ruolo,



 anche se un po' incastrato in quella espressione a metà tra il capitano McAllister dei Simpson e Magdi Allam quando protrude il labbro inferiore per rendere più probante il concetto. Certo, vedere nella stessa stanza lui e la Bergamasco e pensare a chi gli ruota attorno... sigh... (Gianni Cavina, non leggere).

Burp... no, ho ingoiato un'altra macchinina...

Ma è così, Edoardo si dimostra un contaballe spettacolare, freddo e calcolatore, al punto da spaventare uno come il Capofamiglia che pensava di averle viste tutte. Nel frattempo, Chiara vagheggia aborti e Raoul comincia a dare in evidenza tutti i segni della sindrome bipolare maniaco-melancolica dovuta all'amore infelice. E Stefano, il nostro inutile Stefano, d'un colpo si trova a reggere le fila di un intrigo sboron-finanziario, ad affrontare una capa più cattiva di Flanny in Candy Candy, nonché una doppia storia d'amore a cazzarume alternato.

"Chiara, non puoi comportarti come se non fosse successo niente...!" - "A-ha....?".


Per riassumere:

1) Dopo una puntata in cui tutti ammuinano con tutti, qui ciascuno va per conto suo: Raoul, completamente pazzo, fa su e giù dal maneggio a casa Rengoni per svegliare Chiara dal suo torpore, ma lei, tutta frizzante di vagheggiato aborto del feto raoulesco che si porta in grembo, è reattiva come la polenta incrostata sul fondo della padella quando si prova a toglierla alla domenica sera. Che la situazione psichica dell'ippoterapeuta stia declinando verso il punto del non ritorno appare chiaro da una delle penultime sequenze della puntata, quando il bel terzogenito di casa torna finalmente al suo hobby preferito di tutta la prima serie, ovvero farsi la doccia, ma stavolta lo vediamo in posizione accucciata sotto il getto d'acqua, con la testa tra le mani e un'espressione di pura follia, occhi sbarrati e tanto dolore. Però almeno butta giù grassi;
È la causa, è la causa, anima mia...


Nicolò saluta e va a vivere col pitturista, lasciando Laura di stucco e Nora di parrucco: non manca tuttavia un guizzo alla Dawson's Creek quando la Bergamasco gli rinfaccia che si fa sempre come vuole lui e lui: "Beh, è da un po' che abbiamo smesso di fare come vuoi tu...". Tie', piglia a porta a casa; Felbereccetera riprende l'interrotto dottorato, facendo venire i vermi di gelosia al cessivendolo (il cui nome scopriamo potersi abbreviare in Rudgher, fighetteria lombarda)(e comunque Stefano sarà sempre prodigo di consigli: "Sii splendido, distaccato, maturo, people from Ibiza!") che per sincerarsi che non si stiano riattizzando fiamme col vecchio barone segue la sua bella fino a Pavia ("Ma stai per diventare la principèssa dei cessi, cosa te ne fai del dottorato?"), a cavallo di una bici elettrica;

Magari facciamo la Statale dei Giovi, che lì nessuno mi conosce....?


Stefano si fa assumere alla cesseria per interposto quasi cognato, così, per ricominciare (e Nora: "Non sopporto l'idea che tu lavori dove costruiscono i bidet con la fontanellina in mezzo!!!". Arrenditi al progresso, bamba...), e trova la iena della sua vita.

"No, perché dovete capire che io non sono lo scemetto che tutti pensano..."- "Rudgher, dov'è il tasto 'espulsione....?".


2) Stefano, appunto: il suo peso, non solo fisico, nelle vicende si accresce vieppiù. Debitore a Edo per quelle 5-600 balle sparate fuori al momento dell'incidentaccio con defunto, si presta a raccontare a Popolizio fumose versioni di appeasement coi sequestratori del fratello, versioni a cui Popolizio non crede neanche per mezzo secondo, al punto da pedinare il predetto Calimero e pinzarlo all'uscita da un discount ("Un Rengoni fa la spesa al Simply? Ma come siete messi male...", ma che tte frega a tte 'ndo me rifocillo?) per partecipargli una svolta nelle indagini che sa tanto di bluff e chiedergli di prepararsi ad un nuovo, ficcante interrogatorio. Non si scordi che Popolizio NON HA DATO la mano a Stefano alla fine dell'altro match e gli ha chiesto perché secondo lui i sequestratori lo hanno scelto come intermediario, lui, lo scemo di famiglia. E Calimero: "Forse perché sono lo scemo di famiglia, non avrebbero mai sospettato di me". "Senza dubbio" replica il commissario, nel senso di: "Togli il forse".
Ma le avventure di Reggianì junior non sono finite: oltre alla fatica titanica di tenere su due storie d'amore alla volta (mi ricordo quell'animatore che conobbi 8 anni fa al mare: "Uh, è tardi, devo andare a prendere la mia ragazza e poi beccarmi con l'altra!" - in questo esatto ordine), oltre alla vulnerabilità assurda dei suoi pretesti (sorelle depresse ma anche no, sigarette fumate ma tu non sapevi che fumo, ecc.), Calimero si imbatte nella sua capa-reparto, alla quale gli sceneggiatori hanno assegnato il ruolo di maschera fissa, nel senso che, fin dal minuto numero zero che conosce Stefano, questa qui è subito super-scontrosa ("Sai guidare questo montacarichi?", "Guarda che io ero pilota di GT3!", "Cos'è, una battuta?"), super-proletaria affermata ("Io le cose me le sono guadagnate, non sono un signorino come te che si fa assumere dal cognato, e poi cosa puoi aver combinato per essere finito qui, tu che sei un Rengoni?" - peggio che avere un marchio a fuoco....), sergentessa di ferro che non ammette sgarri, che non vuole andarci di mezzo per gli errori del piccinello... sì, dai, tra due episodi questi finiscono a letto.

"Ammettilo che ti eccito!" - "Guarda che non sono ancora così disperata..."

Letto che comunque Stefano dovrà conquistarsi dopo fatiche immani ed errori puerili (si ferma l'orologio, la pausa pranzo s'allunga, non parte il carico di cessi del pomeriggio, adesso almeno 5 operai perderanno il posto per causa tua, eh no no no!!) tipo Saetta McQueen. Vedremo.
3) Laura, intanto, sprofonda nella comicità involontaria, senza colpa veruna dell'attrice che la interpreta (Sonia....why....?). Trovato il cavillo a Raoul per l'adozione del mulattino, Laura si sfoga con fratello circa i freschi progetti convivenziali del figlio, e fa capire che l'idea di lui con un altro lui.... no no no! Raoul a questo punto attiva il modulo Niki Vendola e porta Laura ad una succursale dell'AGEDO, perché familiarizzi con padri e madri nella sua stessa condizione. E giù macchiettismo: il lenzuolo fuori dalla sede della Onlus, "Lesbiche o gay, sono sempre figli miei" (oh, a me pare uno scimmiottamento degli slogan anni '70, poi per carità...); lei che domanda a Raoul: "Ci saranno altri genitori credenti, là dentro?", "Mah, prova a vedere, magari sono tutti unicorni col sale sulla coda..."; Laura, piantata dal fratello, entra impacciata come una groupie degli One Direction ad un convegno sul Tocarico B, si guarda intorno, cammina come una ladra, si imbatte in uno, "No, sono qui per un'amica" e fugge, poi torna indietro "No, in realtà mi-mi-mio fi-fi-glio è g-g-g-g- gay..." a voce sempre più bassa, "Sì, mia figlia invece è lesbica, dobbiamo dirlo subito al momento di presentarci..." ribatte l'altro. Ok, almeno la madre inflessibile ha trovato qualcuno con cui piangere. E forse molto altro.   
4) Ecco, a proposito di fissità, va bene che nei grandi romanzi popolari del XIX secolo c'era una certa serie di tipi fissi, e anche i protagonisti cambiavano poco in modo da fideizzare il pubblico, ma signori miei, questa è una fiction dell'anno domini 2013. Vojo di': il factotum di Edoardo, Diego, è quasi surreale nella monofaccia che esibisce tutte le volte. Sia che gli si chieda chi sono quei tizi col bazooka fuori dalla villa come che lo si interpelli sull'andamento dello spread, o sul prezzo del carré di vitello al Simply di Stefano, la sua espressione non muta mai, occhio incavato e truce, bocca piegata all'insù in segno di omertoso disprezzo per l'umanità intera (o forse a Gassman puzzano le orecchie, boh), risposte mono-, bi- e tri-sillabiche. Non so, non so...
Come parimenti statica e puramente decorativa diventa la scena della folla di giornalisti davanti a casa Rengoni, riproposta in loop anche nei giorni successivi alla ricomparsa di Edo, neanche fosse risorto Lucio Battisti, sì che chiunque di casa voglia uscire si trova, ad ogni ora del giorno, gli stessi giornalisti che si sbracciano sempre nello stesso modo e urlano sempre le stesse cose. Realistico, vero? Come il pubblico fisso degli sfondi di Street Fighter 2. 


5) Felbereccetera, quando vuole darsi un tono da donna vissuta ma ancora fatale, strizza gli occhi come una talpa. Sensualità 2.0?
6) Un bravò al Capofamiglia che, pur traboccando odio a tonnellate nei confronti del figlio bancarottiere, lo riprende in fabbrica. Bravà a Serafina che mostra le zanne a Popolizio, il quale era limitato a opinare sull'impicciosità di costei nella vicenda del presunto rapimento ("Io mi sento parte della famiglia!!!"). E come si fidano l'uno dell'altra! Caffè, bicchierini di scotch, se io fossi il Capofamiglia non accetterei da Serafina neanche una stretta di mano per timore del contagio con l'antrace, ma vabbè. Tutto per avere alla fine Edoardo che messaggia agli usurai: "Sono dentro, tutto a posto". Cavina, Degli Esposti, imparate a scegliervi gli amici al prossimo giro...
7)  Addio, pronomi sorgenti dall'acque...: Stefano a Raoul: "Sei te il puro della famiglia"; Edo a Chiara: "Vorrei che fossi felice anche te"; qualcuno a qualcun altro: "Te staccalo"; Chiara a Edo (location: casale brianzolo con la nebbia al pomeriggio, sarà quella avanzata dalla prima serie): "Mi hai lasciato sola, a me e ai miei figli"; forse Edo a Valentina, ma non garantisco: "È giusto che te ce l'abbia con me". Boh.


Momento La pratica vale più della grammatica: Fehlbehrbauhm ad inizio episodio regala una freddura che lascia tutti di sasso e fa ammenda: "Beh, sì, questa avrebbe potutA dirla Stefano". Ok, sei mezza inglese, diciamo che si tratta di un BES e chiudiamola lì.

Momento Messaggi subliminali: Stefano, prima di andare a circonvenire Popolizio con la storia del sequestro, piagnucola: "Oh, se mi buttano in galera, portatemi le banane, che le arance non mi piacciono...". Silenzio. E gli altri a guardarlo come dire: "'Guarda che questa era una battuta di Niccolò...".

Momento Cose a caso: Nora/Sandrelli, per sciogliere la tensione, pota ferocemente, e fuori stagione, le agavi del giardino. Gassman, nel vano tentativo di rattizzare Chiara, le esibisce il fisicaccio di spalle e di fronte; e poi va a fare la doccia. Stefano chiama il cognato per la faccenda del ritardo, passa vicino allo spogliatoio della capa e scopre che essa tiene una boccia da bowling arancio nell'armadietto: "Ma gioca a bowling?", "È campionessa...".

Momento Ultimi giorni di Lady Oscar: a metà episodio circa, Raoul, accompagnato solo dalla sua pazzia, sale a cavallo e corre a perdifiato nella campagna, come i bei tempi in cui André, quando ancora ci vedeva, affidava al vento tra i capelli i suoi aneliti di amante non riamato di Oscar, che come è noto non si è mai mossa per meno del Conte di Fersen, salvo poi soddisfare le brame dell'ex-domestico nella penultima puntata, la famosa sequenza dello zompo nel bosco, in Italia purtroppo mai conosciuta nella sua interezza causa tagli della censura. Qui invece solo 40 secondi di galoppo con viso contratto e contrito. Poi si ferma il cavallo. E stop. Mah.

Momento Ok, una volta eravamo berlusconiani: mentre la polizia svergina gli archivi della Rengoni, requisendo cartacei e digitali, il Capofamiglia, impietrito dal ludibrio, sussurra a Serafina: "Siamo qui da 70 anni e non c'è mai stato un problema... E Dio sa quant'è difficile restare in regola, in questo paese...". Letta e Saccomanni, ricordate chi vi votò la fiducia e la sua base elettorale.

Momento Dialettica hegeliana servo-padrone - mode on: I domestici eritrei caricano Nora/Sandrelli in auto con modalità da rapimento, le fanno credere di dover andare in posta (in 3?), quindi la portano dal dottore che le diagnostica il malanno. Notevole la statuarietà del domestico che esegue gli ordini della scaltra consorte. Notevole lo spirito di iniziativa di lei; notevole la remissività della Sandrelli che si arrende al subdolo piano. Morale: entro una generazione la Rengoni sarà a guida eritrea, mentre Ernestino detto Tino, Valentina e il nascituro di Chiara e Raoul puliranno le scale della villa. La ruota gira.



Momento Qualcuno tappi quell'angolo di muro: come già accaduto a Laura, tocca ora a Valentina scoprire fetide verità, stavolta sul conto di Chiara e Raoul, ma sempre al solito posto, ovvero l'angolino di muro/finestra che dà sul giardino dove i personaggi con la coscienza più sporca si danno convegno, convinti che nessuno li veda. E invece vengono beccati regolarmente. Ma con tutto il giardino che c'è in quella villa, sempre sotto casa vanno a combinarle?

(Nel prossimo episodio... Vabbe', Edo, prova col Gratta e Vinci... Sulla A7 ci sono fior di Autogrill).

martedì 22 ottobre 2013

"Ti preferisco cazzone!!!". Ritorno in grande stile dei Rengoni.

Così si rivolge la sempre più cerea (nel senso che non muta mai d'espressione) Nico Fehlbehrbauhm al fratellino Stefano Calimero, che nel frattempo sta intavolando una relazione di sesso feroce con una che è "peggio di una zècca", ignaro del fatto che un'autostoppista disprassica gli si parerà davanti a metà episodio per fingere di farsi mettere sotto, quindi sedurlo con un sorriso da donna gatto ad alto tasso erotico.
Ma i Rengoni sono così, ormai lo sappiamo, a "Una grande famiglia" tutto avviene esattamente al contrario di quanto ci si aspetta. Partita la consegna del silenzio sul ritorno in vita di Edoardo (dura da far digerire alla suocera in pectore della Fehlbehrbauhm, ovvero la madre del cessivendolo), il dramma di casa Rengoni, oltre alla tortura del "te" al posto del "tu" per esigenze gaddiane,  si sostanzia in poche, semplici unità:
1) Il povero Gassman paga pegno alla resurrezione esprimendosi in un lombardo superaperto con la pronuncia della "e" che ancora un po' e gli sale del pancreas. Del resto l'ibridazione romanesco-brianzola serve a far digerire al pubblico di area una verità che nella prima serie, concepita, giova ricordarlo, sub Berluscam, era pressoché improponibile, ma che ora, in tempi di larghe intese, condanne per frode fiscale e Dudù prossimi a finire in pentola, si può dire: ebbene sì, il rampollo di casa Rengoni, uomo del nord leghista brianzolo, È UN CRETINO COSMICO, altro che onesto imprenditore con qualche peccatuccio di gestione. 110 milioni di euro di buco a causa di speculazioni sbilenche e prestiti usurari di varia natura ("ma ne ho già recuperati 20, gli altri 90 dopodomani", però, meglio di Saccomanni...) lo obbligano a vestirsi penitenzialmente di nero per tutto l'episodio (anche se c'è una motivazione ulteriore, ne parleremo) e girare come un paria per casa rassicurando tutti che no, non è finita finita, fidatevi, ho combinato il guaietto ma adesso aggiusto tutto. Incredibile come il mutar di scenario politico in Italia ricada ad effetto immediato sull'impianto ideologico delle fiction.

Sì, pronto, dieci pizze alla stricnina, grazie!
2) Si diceva del nero- pece della mise gassmaniana: di classe senza dubbio, ma forse mirato anche a nascondere un fenomeno che invece traspare con inquietante ricorsività se si guardano gli altri maschi della specie. Sarà che il boom di ascolti della prima serie si è tradotto in copiose libagioni collettive a fine riprese, fatto sta che Ernestino detto Tino, Stefano e Nicolò sono ingrassati paurosamente. Il bambino addirittura è più largo che lungo, e ciò nonostante sia cresciuto di tre spanne rispetto alla prima serie e sia passato da una pronuncia vagamente ciociara ad un brianzolo da manuale.

Piccolo, ti sei mangiato la maestra con tutta la classe?
 
Stefano è pressoché incassato nelle spalle e quando si fionda da Edoardo per domandargli il perché e il percome dell'insabbiamento della verità sul suo famoso incidente, si muove come una specie di Pokémon dispeptico;

Per pietà, dammi del seltz....
 Nicolò, con una pronuncia appena appena meno monocorde dell'altra volta, contempla sazio e gonfio, oltreché reduce da uno scrub facciale con la torba, la rinascita della fabbrica e si sbaciucchia il pitturista tra una damigiana di pop-corn e l'altra.

La biografia di Harry Styles? Mmmmmhhh, forse ce l'ho...
 
Ragazzi, la parola d'ordine è fitness, ricordatevelo.
3) Serafina viene disintegrata dal Capofamiglia al minuto numero 5 della puntata e sparisce per sempre; Quella Di Troppo fa trovare a Raoul cassetti aperti e vuoti e attaccapanni solitari; Chiara ha un attacco di biancanevite, sbriciola test di gravidanza con furia compressa, fa la santarellina offesa, ma non cede, proprio non cede; Laura (Sonia, why, e soprattutto, because?) non accetta, no, non ce la fa e non accetta la gaiezza di Nicolò, intanto però permette a tutta la famiglia di sfotterla ("Da te mi aspetterei minimo una citazione biblica!") e sarebbe lì lì per spifferare in Questura le criticità di Edoardo, però alla fine, in tempi di Papa Francesco, anche lei si modera. Cioè si riduce ad ancor meno di prima. Sonia, datti malata (ah, ma tanto ormai hanno girato...); Nico rimane scemamente indecisa a tutto fino a tre quarti di puntata, quando ripiomba chez son céssiste amoureux durante l'ennesima riunione e gli annuncia che stanno per riprodursi, poi scappa: la ritroviamo appena fuori dalla cesseria, elegiacamente seduta su un water lasciato lì nel parcheggio a chiedersi se sono pronti ad avere un figlio. Il cessivendolo, che nella realtà di cognome fa Guanciale, e gli effetti sulla faccia si vedono tutti, dice che lui non mancherà mai. Ah, però. Valentina sta chiusa in camera, chiamatela se serve. Cioè, le femminelle della serie sembrano essere state liofilizzate, i loro ruoli ridotti e limati per far spazio a tutto il dramma professional- poliziesco del Gassman. Ne risente ovviamente anche Nora/Sandrelli, cui la privazione dei liquidi per la liofilizzazione provoca, nella lavanderia della villa, una specie di collassino (l'ammoniaca, sai, l'età, gli affanni...) di cui poi non si fa più menzione, ma che ovviamente deve farci attendere cose per il prosieguo della serie. Tutti con Edo, diamogli fiducia.

Ma perché stai sempre di spalle? C'è qualcosa che non devo vedere?

4) Mentre scopriamo che parte dell'imbolsimento di Stefano è dovuta anche all'esigenza di verosimiglianza col fatto che l'incidente di quattro anni prima fu dovuto all'abuso di alcool e droghe (che evidentemente gonfiano a posteriori), l'unico a rimanere in formissima è Raoul. Facile, del resto: torna Edoardo, e Raoul scappa al maneggio; arriva Chiara, e Raoul scappa dal mulattino adottivo; Edoardo lo chiama a casa per un chiarimento, i due litigano e Raoul corre via di casa. Facile buttar giù i grassi: il nostro banderuolo ad honorem gira su e giù per la Brianza in cerca di risposte, senza accorgersi che la risposta è scritta in fronte a Chiara: te si' messo ca' a zoccola, mo' che ppretendi? Forse che la magrezza di Raoul sia un principio di tubercolosi catulliana?

Guarda che quel pizzettino non ti rende più virile!! - Parliamo della creatina che prendi tu?
 Epicrisi: Edo ne combina una più di Bertoldo, invece di risolvere complica all'inverosimile, ma il bello è che, come i veri fighetti senza nerbo, vuole fare tutto da solo. Ne discende che la vita sentimentale degli altri diventa spento corteggio dei maneggi al limite della legge del nostro, per inciso manco capace di bloccare il pirataggio delle sue transazioni intercontinentali. E chissà che faccina truce che avrà sbattuto in faccia agli usurai per dir loro che i soldi sono spariti...

Ad Arcore i fagiolini vengono 80 euro al chilo - Mecojoni!!!


Prognosi: da giovedì entra in scena lo Zenigata inverighese, che darà strenua caccia a Lupin/Gassman. Peccato che ciò comporti il sacrificio di un altro gigante del teatro italiano, Massimo Popolizio (ah, il suo Heisenberg in Copenhagen...), che spero non venga mandato pure lui al massacro come la Bergamasco. Per il resto, aspettiamo Nicolò con le piume di struzzo ed Ernestino detto Tino che attiva il suo Digimon.

Momento Sceneggiatoriiii...???? Sempre Raoul coi suoi cassetti aperti, suona al campanello Stefano, che ha il braccio al collo un fotogramma sì e tre no, Raoul apre e Stefano: "Hello bròder, come va?". Raoul mostra a Stefano la desolazione dell'appartamento abbandonato da quella là. Stefano non sa nulla di lui e Chiara. Però abbraccia forte forte Raoul, facendosi stritolare il braccio malandato. "Ti sono vicino". Lo senti lo scricchiolio?

Momento Adesso l'ammazza: Gassman si apparta con la Bergamasco che è assetata di spiegazioni sulla sua sparizione. "Ma come hai fatto a sopravvivere?" - "Mi sono buttato fuori in tempo dall'aereo"; "E il cadavere che abbiamo ripescato?"- "Era quello DI UN EXTRACOMUNITARIO (ricordate che siamo in provincia di Como....) che era morto da mo'"; "Ma il DNA era il tuo" - "Perché ho pagato qualcuno che dichiarasse ciò". Uno non s'aspetta le braccia buttate al collo, ma almeno comprensione per tutte le arzigogolate fatte per salvaguardare i familiari, invece l'avvocata tutta d'un pezzo se ne esce con: "Ah, però, falsificazione di dati oltre che simulazione di incidente, sottrazione di cadavere, incendio colposo, procurato allarme, crisi di ragadi da stress a tutte noi bla bla bla....". A quel punto Edoardo sarebbe lì lì per porre fine ai giorni della sorella, ma resiste.


Momento poracciata: tutti a luce spenta, è notte e potrebbero vederci. In un surreale dialogo penombrile in tinello, Edo dice a tutti di stare tranquilli; quale famiglia del resto non si incontra alle 4 di notte al buio per discutere sugli eventuali inquilini di una Mercedes S nera parcheggiata da 4 ore fuori della villa?

Momento Teneramente Licia e i Beehive: di fronte al mutismo selettivo di Valentina, Nora/Sandrelli se ne esce con la storia della PROPRIETÀ TRANSITIVA DELLE MAMME che detta così fa pensare a ben altro, e che invece significa castamente che le mamme leggono nel pensiero dei figli, e pure dei nipoti, e capiscono sempre cosa non va. Peccato, Andrea e Giuliano in cerca di polpette non avrebbero stonato, a quel punto.

Momento Ma perché non posso entrare nello schermo e prenderti a putrellate? Saputo della gravidanza della sorella, Stefano dice: "Mamma, vuoi sapere che nome ho in mente per mio nipote? Mamma, lo vuoi sapere???? Water Benedetti Valentini!!". Ah, quelle nuance!

E insomma, non sospettano di nulla. Copione a sorpresa?

(arrivederci a giovedì)

giovedì 17 ottobre 2013

Spesi, ma spesi bene! Tra faziosi e tempi bruni.

Ah, la sfrigolantissima lite Fazio-Brunetta a Che tempo che fa! Che persino un vecchio lupo di mare televisivo come Fazio cascasse nella rete del rinfaccismo di scuola PDL era difficilmente pronosticabile. Ma si sa, l'uomo di sinistra è sempre convinto, quando ha a che fare con quello di destra, di avere di fronte un bambolone imbelle, un ignorantotto attaccato ai suoi quattro concetti, uno sprovveduto propalatore di qualunquismi piccolo-borghesi, ma più che altro un essere appartenente ad un'umanità di grado inferiore. Si tratta cioè, se vogliamo ricorrere a livelli alti di comparazione, altezze imposte evidentemente dal tiro del post precedente a questo, della ormai arcinota Sindrome del Cavaliere d'Oro del Grande Tempio di Atene quando deve affrontare un Cavaliere dello Zodiaco (Bronze Saint nell'anime originale). All'inizio è tutto un frullar di colpi sferrati con soave noncuranza, quasi si avesse di fronte un moscerino, dopodiché l'Aldebaran o lo Shaka o il Milo (uso i nomi originali) di turno si rendono conto che il tapinello che hanno di fronte è più coriaceo di quanto non sembri, sì che alla fine, o perché gli parte un corno dall'elmo, o perché l'avversario si sublima in una colonna di luce assieme a loro, o perché dopo trafitture multiple il tizio è ancora lì, decidono di smetterla con il match e mollano, o si lasciano disintegrare in allegria, il tutto all'insegna di frasi topiche del tipo: "Ho fatto male a sottovalutarlo, di Cosmo incredibile è dotato costui, e superiore a me di certo [per una spallina congelata, ma dai....], oh, egli dunque appartiene ad Atena! [AAAAthenà nell'originale giappo]". Ecco, più o meno domenica è andata così: convinto di punzecchiare sul vivo Brunetta sulla questione Alitalia, Fazio, alla replica di costui che gli ha rinfacciato il suo fresco rinnovo di contratto in RAI per la modica cifretta di 5,4 milioni di Euris, si è visto costretto ad un frettolosissimo ripiego come non si vedeva dai tempi della ritirata di Kutuzov contro Napoleone ad Austerlitz, finendo, nel giro di 120 secondi, all'angolo, ridotto, dal mitragliante eloquio brunettiano, a sacco da punching-ball, costretto a flebili autodifese puntualmente coperte dal parlar sopra dell'avversario, sì che a un certo punto si è dovuto ridurre a chiedergli di cambiare discorso. Una disfatta su tutta la linea, se si pensa che poi, da ambienti RAI, fuori RAI e resto del mondo, NESSUNO si è peritato di difendere il conduttore, ma tutti hanno lasciato intendere che sì, Brunetta odioso come al solito, nanerottolo logorroico, basso giocatore di colpi bassi, però però Fazio, quei milioncini lì in tempo di crisi, eh? Per lavorare due sere a settimana, poi, eh? Vabbe' che tu porti introiti alla RAI, ma pur sempre dipendente pubblico sei, eh?

Ma insomma, l'Iva al 22% si applica alle puffragole o no?

Mostruosa l'ironia di Gianluca Nicoletti su Melog martedì mattina nel rispondere agli ascoltatori, paradossale che persino Repubblica abbia impallinato il supposto alleato, laddove una vigorosa ancorché poco convincente difesa del predetto è arrivata dal Corriere. Morale: il primo della classe, il discreto chierichetto dai canini spuntati, il felpato affabulatore che incensa chiunque segga di fronte a lui è finito in 24-48 ore a fare la parte del fighetto viziato che ha tanti bei giochi e non vuole dividerli con nessuno. Di qui, due sommarie conclusioni:
1) Laggiù nelle lande sinistresi non ci si vuole rassegnare al fatto che gli uomini del cdx non sono più i disorientati tatoni di un tempo, quelli che venivano SEMPRE messi dialetticamente nel sacco dall'astuta interlocuzione di un D'Alema o anche solo di un Minniti in modalità econofast. Questa gente, come appare chiaro dai moduli sempre identici dell'espressione, in termini di postura, atteggiamento verso l'avversario e tipologia di argomentazione, è andata a scuola, ma sul serio; si capisce lontano un miglio che tutti i centrodestrini d'assalto (Brunetta, Santanché, Comi, Carfagna, Giro, ecc.) sono reduci da paurosi training organizzati da esperti di comunicazione, sì da essere stati letteralmente "programmati" per condurre sempre in un solo modo il dialogo con l'avversario, non dicono parola o muovono muscolo facciale senza che tale atto sia stato attentamente studiato in termini di resa mediatica. Sono tutti attori, insomma. Perché alla fine le regole sono sempre le stesse:
a) L'interlocutore domanda: "Ma come pensate di gestire il problema X?".
b) Il centrodestrino replica: "Prima vorrei capire come la sinistra pensa di risolvere il suo problema Y". Esempio classico: Berlusconi avrà le sue magagne con Ruby, ma il PD pensi agli scandali tangentizi di Penati. O alla questione Montepaschi.
c) Se l'interlocutore è contemporaneamente l'avversario, come nel caso di Fazio, o come la Costamagna contro la Carfagna, la risposta è: "Osi farmi le pulci proprio tu, che pure hai questo, questo e quest'altro peccato Z da nascondere?".
Seguono, in proporzione variabile, accuse di comunismo (Carfagna vs Civati), insulti multipli (Santanché vs Santoro), facce artatamente truci quando Crozza satireggia a Ballarò, commentini di sottofondo, provocazioncine, urla e strepiti, "L'ho lasciata parlare, adesso Lei lasci parlare me!", "La vedo agitata, come mai?", ecc. Ciò che conta è ammazzare sul nascere il fertile limo della discussione per portare subito tutto su un binario morto: le repliche centrodestrine hanno la caratteristica di non essere quasi mai omogenee rispetto alla questione in oggetto, ma ciò si deve al fatto che, prima ancora di venir catechizzati dai predetti esperti di marketing e comunicazione, i nostri fantastici eroi sono cresciuti alla scuola De Filippi, quella del talk show in cui viene fuori tutta l'immaturità latente in chiunque di noi, ma che in contesti di sovreccitazione forzata conduce ad un tipo di espressione quasi surreale in cui l'unico modo per difendere la propria posizione è dire cose che non c'entrano con quelle dell'altro, sì che il dialogo (dia-leghein, parlare attraverso) non partirà mai perché i presupposti non si incontrano.

Onorevole, Gargamella è un proletario! - Lei c'era quando l'ha detto?


E così l'ottimo Brunetta ha certo tutte le ragioni di opinare sull'emolumento faziesco, ma si vede bene come rinfacciare al conduttore una cosa simile mentre si stava parlando del fallimento PER 5 MILIARDI dell'Alitalia, cioè di una compagnia aerea decotta che nemmeno l'azione generosa per quanto vacua del pool dei patrioti ha saputo salvare dal baratro, è pura commedia. A quel punto, per restare, diciamo così, in scia, Fazio avrebbe dovuto replicare: "Lei prende lo stipendio da parlamentare mentre in Africa i bambini muoiono di fame" oppure "Ma che ne sa Lei che è stato trombato alle elezioni comunali di Venezia?". Il fatto è che Brunetta è arrivato in trasmissione espressamente caricato per svergognare Fazio: troppo rapida la replica, troppo preparate le rimbeccature successive per non essere frutto di attento studio preliminare (uscite dal castello di Biancaneve, please, le domande delle interviste sono sempre concordate prima, siamo in Italia...). E così Fazio ha continuato ad annaspare: Io guadagno i frutti del mio lavoro - Brunetta: Come tutti - F: Metà dei miei guadagni va in tasse - B: Come fanno tutti - e via così; segue tentativo di Sacro Virgo risolutivo: "Io non ho denunce per frode fiscale!", ma tanto l'altro non ascolta (come nelle commedie) e va avanti a parlargli addosso, fino al capolavoro finale: "Io sono orgoglioso dipendente RAI da trent'anni" - "Ed io sono italiano da 63!!!!". Ora, al pubblico de panza resterà l'impattanza della replica, ma è chiaro che, a mente fredda, le parole di Brunetta sono semplicemente ridicole rispetto a ciò che ha detto Fazio; né più né meno che se io chiedessi un caffè al bar e mi si rispondesse: "Tempi duri per le zucchine...". E allora, giovani uomini di sinistra, aprite a pagina 1 il Manuale del perfetto piazzista e stampatevi in mente l'assioma numero 1: "Una frase, per quanto di contenuto assurdo o non pertinente al contesto, pronunciata con tono assertivo diventa per ciò stesso del tutto convincente, al punto da venir creduta vera a priori".  Civati, prendi nota.
2) Epperò Faziuccio si era già tirato addosso l'ira divina appena venti minuti prima del match con Brunetta, mentre intervistava il neosenatore vitalizio Renzo Piano. È bastato un accenno al compenso che Mr. Slow prenderà come senatore, che a Fazio è venuta la solita curiosa espressione da pecorella imbarazzata che gli si stampa involontariamente in faccia quando sa di averla detta (o stare per farla) grossa, come appena prima dello sketch di Crozza all'ultimo Sanremo: gli occhi si abbassano verso l'esterno, la bocca e il mento si smussano a forma di cuore, gli occhi si anneriscono. Qui Fabiuccio nostro dice che i mestieri di responsabilità meritano il giusto emolumento, anche perché così si può pretendere l'eccellenza, quindi NO all'idea pauperistica della politica che alimenta la mediocrità. La politica, appunto. Ma tu, uomo di spettacolo, pensi di meritare altrettanto? Questo ci si domandava. Dopodiché, il diluvio punitivo di Zeus si è abbattuto impietoso sul nerd savonese. Che, visto il trend ideologico medio del programma e degli ospiti che vi compaiono, ha usato l'ultima parola - pauperismo - che poteva permettersi di sfanculare.
Detto brevibus verbis (o brevis verbibus per gli amanti del tardoantico): Fabio, Fabietto, Fabiettino, tu che inviti, una volta ogni tre/quattro, Gino Strada a parlare di Emergency e ad accusare gli Stati Uniti di tutti i crimini del mondo, compresa la disintegrazione dell'impero Hittita nel 1200 a. C. e spicci; tu che da sempre fai del terzomondismo una bandiera del tuo programma; tu che raduni attorno a te tutti i più bei nomi dell'intelligencija anti-capitalista e anti-mercatista, gente per cui Adam Smith è un novello Satana, a sparare a palle incatenate sulle orrende e subdole logiche del mercato, che dietro alla finzione liberista cela i peggiori soprusi a danno degli ultimi della Terra;  tu, insomma, a chi ti contesta l'esorbitanza del tuo cachet, non trovi di meglio che rispondere: "Ah, ma questo è il valore del mercato..." o peggio "Grazie a me abbiamo introiti pubblicitari che voialtri vi sognate" o addirittura "Io faccio guadagnare la mia azienda"? Insomma, deciditi. L'ipocrisia a lungo andare genera più nemici della schiettezza. Guarda e nota come nessuno ti abbia difeso a botta calda, lasciandoti solo e nudo di armi a replicare ai tweet di Grillo. Fatti due conti e ricalcola il numero degli amici. Ma soprattutto, decidi da che parte vuoi tenere cuore e portafogli. Civati, prendi nota.