Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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domenica 10 gennaio 2021

Democrazia 4.0. Sull'obbligo vaccinale ai tempi del Covid19.

Problema: c’è una pandemia in atto. Il virus è altamente contagioso e (meno altamente, ma la cosa non consola) letale, le attività ordinarie della vita quotidiana vengono soggette a ripetute interruzioni forzate. Al di là delle misure precauzionali standard (distanziamento sociale, uso della mascherina, disinfezione delle mani), la comunità scientifica afferma che l’unica vera soluzione alla catastrofe è la vaccinazione di un'alta se non altissima percentuale della popolazione per raggiungere l’immunità di gregge. Succede tuttavia che ampie frange dell’opinione pubblica non vogliano sottoporsi alla vaccinazione: ciò si deve a tutta una serie di pregiudiziali che vanno dal semplice atteggiamento antiscientifico (complottismi assortiti) a questioni, potremmo dire, di obiezione di coscienza (lo Stato non può condizionare la mia libertà di scelta in materia sanitaria), passando per atteggiamenti che mischiano prudenza e paura (faccio vaccinare gli altri, poi vedo). Pregiudiziali, si noti, che spesso si combinano.


L’eccezione fondamentale che si muove all’ipotesi (oggi, comunque, remota) della vaccinazione di massa obbligatoria è che una democrazia non può calpestare la libertà di scelta dei suoi cittadini, perché si trasformerebbe in dittatura. Ora, anzitutto per parlare di dittatura bisogna perlomeno che le istituzioni democratiche siano sospese e sostituite da un regime autoritario (si veda la storia della prima metà del secolo scorso): nel caso presente, le istituzioni democratiche mondiali (quale che sia il giudizio che si può avere su di esse prima e durante il presente disastro) sono ancora al loro posto. Secondariamente, i provvedimenti “di salute pubblica” di una dittatura prevedono semmai il sequestro e la deportazione di individui ritenuti “nocivi” per la società (non credo sia necessario allegare esempi): nel caso presente si deve semmai notare che le istituzioni democratiche si stanno attivando per l’inoculazione di un vaccino contro un virus, non contro gruppi umani “indesiderati”, in modo da ridurre al minimo la contagiosità del medesimo e ritornare gradualmente alla vita ordinaria. In terzo luogo, rinunciare alla vaccinazione di massa significa, semplicemente, rassegnarsi a veder dilagare il virus senza certezze sul momento in cui la sua contagiosità diventerà controllabile; di conseguenza, non sarà possibile sapere quando finirà il tragico sgranarsi del rosario di lockdown leggeri e pesanti; conseguenza della conseguenza, la già prostrata economia mondiale, i sistemi scolastici forzosamente blindati nella didattica a distanza, nonché le condizioni psicologiche di gran parte della popolazione mondiale collasseranno irrimediabilmente.







 Non si tratta di ricattare i non vaccinisti con minacce di chissà quale apocalisse: l’apocalisse è già qui, in embrione, e cresce di poco ogni giorno che ci distanzia dall’immunità di gregge. Pongo pertanto la questione: se democrazia significa “governo del popolo”, ciò vuol dire che il popolo delega i suoi rappresentanti a decidere su materie sulle quali, a motivo della loro complessità, il popolo stesso non può aver titolo a decidere: il Covid e relativa vaccinazione, per esempio. A questo punto, tocca alle istituzioni democratiche passare da “governo-del-popolo” a “governo-per-il-popolo”: una vaccinazione obbligatoria non lede le libertà individuali, ma è una misura eccezionale (sia chiaro: ECCEZIONALE) perché noi tutti riacquistiamo la libertà di vivere come vivevamo prima. La Costituzione italiana all’art. 32, con ulteriore interpretazione della Corte costituzionale, non esclude questa possibilità (https://www.ilsole24ore.com/art/lo-stato-puo-obbligarci-fare-vaccino-ADKUe36). Siamo a uno dei nodi tragici della vita associata: la mia libertà può confliggere col bene della collettività? Certo, i non vaccinisti risponderanno che qui sono in gioco interessi economici e tentativi di lavaggio del cervello su scala mondiale che rendono inaccettabile la proposta. Prima però che qualcuno parli di moderne Antigoni che antepongono la coscienza individuale alle leggi dello Stato, sia chiaro che oggi affrontiamo una situazione senza precedenti nella storia. E situazioni senza precedenti richiedono rimedi senza precedenti. Non abbiamo certezze ASSOLUTE circa l'interruzione della catena del contagio e la durata dell'immunizzazione acquisita col vaccino. E tuttavia, queste incertezze svaniscono di fronte alle certezze di catastrofe che un virus non combattuto ha in serbo per noi.