Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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giovedì 1 dicembre 2016

Scholastica - I - Tempo di nuovi paradigmi

Non spenderemo altre righe per spiegare alle scimmie vestite (che neanche ci leggono)(perché non sanno leggere, non per altro)(lolleria) cosa ci spinga a praticare una professione che ormai da due decenni è trattata in modo indegno dall'opinione pubblica e non solo. Parole come passione e fatica intellettuale sono incomprensibili a certe orecchie e pace.

Da qualche giorno ci è però sorto il dubbio che forse il problema, come dire, teoretico del dibattito scuolesco italico odierno non porta a nulla perché le premesse sono tutte rovesciate rispetto alla realtà. Almeno credo. Comunque, amico lettore, ti offro il mio ragionamento, e tu sarai libero di condividerlo oppure don't.

                                                   PARABASI   (t'a ricordi a parabbasi, Giacomì..? nun t'a ricordi?? Guarda qqua...)

<ODE'> Uno dei mantra che certi esperti del nulla ci ammanniscono, credendo di incantarci, è la fuffa circa la necessità di finlandesizzare il nostro sistema scolastico, perché la Finlandia, notoriamente membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU, primo Paese cui ci si rivolge quando arrivano gli alieni (era Finlandia questa, vero...?), culla di artisti in confronto ai quali Durante (detto Dante) Alighieri o Italo Calvino sono dei modesti inchiostratori, ebbene la Finlandia è la Terra Promessa, la Minas Tirith cui noi tutti, nani e hobbit, dobbiamo tendere, abbandonando la nostra pallosa lezione frontale, rinunciando ad ammannire conoscenze per forgiare esperti progettisti di semafori che fanno l'onda verde all'incrocio dei loro paesini; vuoi mettere le lezioni luminose, con un quarto d'ora di svago tra un'ora e l'altra (e sei ore di luce al giorno da novembre), la didattica costruttiva in cui le materie sono modulari come i mattoncini Lego e tutti crescono felici, visto che il Paese in questione ha il record europeo di suicidi e un consumo di antidepressivi altino (+1761% a partire dal 1985 o giù di lì)(comunque una volta era peggio)(anche loro, però, con questi psicofarmaci...)(no, carino, è tutta invidia!!)(si, ma la Francia dove la metti?)?
Certo, certo, del resto il loro sistema scolastico è così "oltre" che ha prodotto la prima casa produttrice di telefonini, la Nokia, che tuttora primeggia... ah, no...
Poi la loro scuola steineriana è così rassicurante che questi non sanno neanche cos'è un fionda, figurati una pistola... ah, no...
<EPIRRHEMA> Del resto la loro didattica, fatta apposta per i test PISA (umanisti, sotterriamoci!), nei quali notoriamente quelli ci strabattono (nel complesso, scorporando i dati viene fuori ben altro), insomma è giusto così, no? quando ti iscrivi a scuola guida, non sei lì a riflettere sui profondi significati del divieto di sosta o sull'opportunità etica di non sorpassare nei tratti ascendenti dei dossi: devi ricordarti che a quella domanda lì si risponde crocettando quel quadratino lì. Ecco, la loro didattica è così, teach for test come si dice (hanno dei dubbi anche gli inglesi, figurati...), ma intanto lassù si vive mille volte meglio che da noi (risalite a leggere di venti righe a partire da ora per conferma), noi invece, così scioccamente fissati ad ammannire agli alunni lunghe verifiche scritte per saggiare, oltre alle nozioni, lo spirito critico... no no no. L'adulto del futuro deve saper fare. Stop. Imparate dalla Finlandia, loro imparano facendo, mica prendendo voti e svolgendo i compiti a casa (ovvove!!!)(del resto, se il sole cala a mezzogiorno, che compiti vuoi fare...?)(vabbe', ma andranno a scuola nei mesi con più luce, no?)(ehm... no).
<ANTODE'> Ma perché poi fare confronti con un Paese che ha 17 abitanti per km quadrato e un dodicesimo della nostra popolazione?
I nostri amici Brexit e i loro epigoni d'oltreoceano, prime economie del mondo, sono certo più performanti come esempio: è evidente che la loro economia e soprattutto la cultura dominano in lungo e in largo (gente così, vedi?)(poi endorsano Hillary Clinton, ... ti credo che vince Trump)(e se non basta, vanno a fare shopping in Canada)(bricconcelli, anche i cetrioli bombardati da radiazioni mi fate cantare...) perché il loro sistema scolastico è il migliore al mondo... cioè, no, il migliore è quello finlandese, ma quello anglosassone dev'essere comunque il migliore, sennò come ha fatto Microsoft a mangiarsi Nokia? Loro hanno capito che le nozioni non servono, il docente deve essere un mero "facilitatore" dell'apprendimento alunnizio, guardare più al processo che al risultato (del resto, se mi faccio operare al cuore, conta molto di più che il medico abbia seguito tutti i passaggi necessari anche se gli muoio sotto i ferri, no??), assegnare ricerchine che quelli si arrangeranno a mettere insieme compitando da internet, ma va bene, così, no? L'importante è fare, districarsi tra un problem solving e un cooperative learning, basta che sia chiaro il messaggio che a fare l'insegnante non ci vuole poi molto, giusto un  po' di vigilanza mentre i pupi, seduti alle loro scrivaniette tutte colorate modello uffici di Google, surfano tra wikipedia e youtube per svolgere il tema "Il conoscimento cambia modalità a seconda dell'oggetto" e amenità consimili. Ma poi là sì che si trova lavoro in fretta, infatti vanno tutti in Inglesia (a Brexit piacendo, si capisce), le università ti buttano subito nel mondo del lavoro, perché loro là fanno, mica pensano... loro professionalizzano, da sempre.
E sai perché alla Samsung esplodono i tablet? Perché la loro scuola è troppo competitiva... questi qui stanno 10 ore al giorno in classe, studiano anche dopo cena e dormono 5 ore a notte, ci credo che qualcosa poi gli sfugge (ehi, ma questi hanno più suicidi della Finlandia!!).

                                                   SI PROTRUDE IL CORIFEO

Ecco, dalla volutamente caotica rassegna di cui sopra, credo si sia capita una cosa (ah, no...?), cioè che forse è il momento di disilludersi circa la convinzione che un Paese diventa quel che diventa grazie al suo sistema scolastico. Semmai è vero il contrario: il sistema scolastico riflette (come sovrastruttura)(no, Marx noooo!!)(ma che tte frega? stamo ner dumila, ahò!) il Paese che lo ospita. Se la scuola anglosassone è così, diciamo, empirica, lo è perché loro, i Brexit e gli Yankee, sono empirici da sempre, da quando Guglielmo da Occam rasoiava Aristotele e Locke polemizzava amabilmente contro Cartesio. Da lì, e non al contrario, nasce la 'loro' scuola. [di Giappone e Corea adesso non ci occupiamo, right?] I finnci, che pure hanno rivoluzionato la loro scuola 'solo' da 40-45 anni, hanno potuto farlo con calma e senza fretta perché... sono finnici, cioè non avevano il mondo addosso ad aspettarsi chissaché da loro. Mi rendo conto che detta così sembra un'idiozia, ma rimane il fatto che parliamo di un Paese di 6 milioni di brava gente la cui ex-punta di diamante si chiamava Nokia dal nome del fiume su cui fu impiantata una cartiera (sì, non esattamente la Silicon Valley...) che dal 1865 agli anni '90 del secolo scorso evolvette (o evolse)(o evlibbe) meritoriamente a leader mondiale del telefonino. Merito della loro scuola? Giustacconto negli anni '70 questi si riformarono l'istruzione e Nokia decollò? E allora perché adesso è schiantata? Non funziona più la scuola finlandese?
Il sistema economico mondiale si è evoluto in una direzione capitalistico-neoliberista che ha dato ragione, diciamo così, a chi di quel sistema è stato la mosca cocchiera, ovvero il mondo anglosassone, oggi imitato dalla Cina. Ma non è certo a scuola che gli anglocinesi hanno appreso lo spirito del capitalismo: quello spirito ha semmai chiesto un certo tipo di scuola per venire perpetuato a livello di strutture di pensiero (vedi, elabora, risolvi, vinci)(semplicità, semplicità). L'errore nel parlare di scuola sin qui è stato appunto scambiare l'antecedente col conseguente. Mi si conceda (no, no!!)(sì, invece, taci, Wotan!!) l'arguta battuta da classicista impenitente: che sistema scolastico avevano Atene e Roma ai bei tempi del loro splendore? E appannaggio di quanti cittadini? E' in virtù di quello che hanno dominato il loro pezzo di mondo per le rispettive spettanze? O la scuola non finiva per riprodurre un'ateniesità e una romanità preesistenti? Tra l'altro i greci imparavano a perculare i persiani leggendo e studiando Omero (per tacere che i primi elementi della loro educazione erano musica e ginnastica, vedi tu...), ma appena i Romani hanno iniziato a studiare se stessi, diciamo a partire dagli Annales di Ennio, gli sono iniziate in casa le guerre civili...


                                             ENTRA L'AUTORE (AH, VI RICORDO IL NOSTRO POLIZIESCO...)

Battute a parte, torniamo al focus della chiacchiera e stabiliamo due punti fissi che poi svilupperemo quando ne avremo voglia:
1) Come le leggi fisiche danno conto che nell'universo le cose funzionano così e non cosà, ma non spiegano perché il così prevalga sul cosà, allo stesso modo sarebbe ora di smetterla di magnificare i sistemi scolastici diversi dai nostri come la radice profonda del successo che tanto invidiamo nei Paesi economicamente e socialmente più floridi di noi. Quel successo deriva da altri fattori, che si possono contestare o meno: il trionfo del capitalismo aggressivo può piacere o no, finora è andata così e non è detto che duri, ma potrebbe anche durare più del previsto in forza di qualche - al momento ignota - evoluzione. Duri o non duri, non sarà il sistema scolastico a decidere la svolta, quale che sia.
2) E allora la scuola a che serve? E quella italiana non ha mezzi di formare futuri cittadini che siano un po' più concorrenziali con quelli del resto del mondo? Dipende da cosa si vuol chiedere alla scuola e dal sistema entro cui questa 'nuova' scuola dovrà inserirsi. In altre parole:
a) divertiamoci pure con la didattica della competenze, la flipped classroom, le soft skills, il tutoring, il learning by doing (e amenità varie...), innoviamo fin che si vuole, facciamo tutto sulla LIM e mettiamo in scena l'Eneide in lingua originale. Sia però chiaro che se da tutto questo profluvio di novità si pretende semplicemente di tirar fuori dei bravi esecutori di compiti (anzi tasks) pratici privi di qualsiasi senso critico, se in altre parole ci si chiederà di azzerare le difficoltà dell'apprendimento teorico e speculativo in nome di un generico 'fare', se in altrettante altre parole si ridurrà la scuola a bottega dell'apprendista lavoratore, coi professori cui verrà vietato di fornire una visione più alta, sinottica e problematica del reale (paroloni, paroloni!!), allora sì l'Italia si troverà ad essere un popolo di futuri servi di qualsivoglia Paese avrà il ticchio di colonizzarci. Una massa non pensante e solo operante è la materia bruta irrinunciabile per qualsiasi sogno di dominio totale, sia esso ideologicamente di destra o sinistra o, come dicono accada oggi, 'laicamente' radicato nei piani alti della finanza che conta. Quegli stessi che magnificano la scuola pratica e futuristica sono, magari inconsapevolmente, gli sponsor della fine dell'Italia.
b) lasciate che la scuola, senza essere orrendamente selettiva e classista come in passato, ritorni a dire a ciascuno ciò che può e non può fare; per il bene suo di lui, non di lei. Basta con le mammine convinte di avere un genio in casa che di fonte alle insufficienze piombano dal docente a contestare e ad insinuare che "ce l'avete con mio figlio!!"; basta con la demonizzazione delle insufficienze, la pretesa di farsi promuovere portando "cinque paginette, così recupero!" alla mattina del 6 giugno, i piagnistei per due verifiche in due giorni; basta con l'idea che la scuola sia come un'agenzia viaggi o una concessionaria che deve erogare il servizio che vuole mammina, nel senso che se mammina vuole che il pargolo abbia tutti 8, noi docenti DOBBIAMO trovare il modo di farglieli avere; non funziona così: non stai mandando il piccolo dal barbiere, che lo taglierà PROPRIO come vuoi tu, mammina. Lo stai affidando a noi, che verificheremo se la sua capoccia è in grado di produrre quel che tu vuoi. Ma non dipende solo da noi, se nella capoccia manca la materia prima, non c'è taglio di capelli che tenga.
c) prima di lamentarsi che la scuola non produce figure competenti per il mercato del lavoro, ci si chieda se il mondo del lavoro e più in generale la mentalità italica sono pronti a sfruttare questi competenti: siamo il Paese dei figli di che vanno avanti ereditando posizioni di potere per via feudale (eventualmente incenerendole come questo genio qui...), il Paese che cerca apprendisti con esperienza max 29 anni, il Paese che non conosce meritocrazia se non quella che nasce dal merito di essere già nel giro giusto; il Paese della fuga di cervelli, dove le spintarelle contano più del talento, com'ebbe a dirmi uno dei tanti miei conoscenti che si credono fatti da sé e non si rendono conto che senza l'intervento familiare oggi sarebbero a cacciar nutrie; è il Paese dei Battiferro che, dopo aver urlato ai quattro venti che andavano a cambiar vita a Brexit, sono tornati precipitosamente a fare i ragazzi di bottega da papà, convinti anch'essi di essere diventati grandi imprenditori dopo aver lavoricchiato un annetto a buttar giù preventivi prestampati e tirar righe con la squadretta di Hamtaro, tutto alle dipendenze di chi non li licenzierà mai, bravi, dall'alto di una posizione che non meritano e per cui esistono millemila persone più qualificate, a sparare a zero sulla scuola "che non serve a niente", quando non vedono che sono loro a non valere niente, e che tutto per loro è pura fortuna; il Paese in cui il furbo che chiagn' e fotte prevale sempre sull'onesto che si illude che la virtù attiri di per se stessa i premi. Può davvero l'istruzione scolastica divellere QUESTA mentalità-Paese (per tacere di quando, purtroppo, la replica al proprio interno...), se il Paese stesso non si dispone a farsela cambiare? Se il Paese stesso vede la scuola come una zavorra popolata solo da fannulloni mangiastipendio? Un Paese che ha messo in cima ai suoi ideali il binomio tronista-velina, ovvero l'incapace di successo, negazione assoluta del sacrificio e della fruttificazione del talento che la scuola dovrebbe insegnare? Un Paese in cui mammina non esita a sborsare tonnellate di euri per mandare la figliuola a sentire Justin Bieber e poi protesta per un libro da 5 euro in più da comprare per la scuola? E la mancanza di profili coerenti con le occasioni lavorative sarebbe colpa dei professori?

                                                    VABBE', CHIUDI CHE MME SCOCE A PAJATA...

Ci vuole, insomma, un movimento delicatissimo, biunivoco e, ad oggi, pressoché inimmaginabile: una scuola che si apra alla proposte più feconde dell'innovazione senza diventare una succursale di Mountain View e una società che si faccia così schifo da sola da chiedere alla scuola di cambiarle i connotati.
Ripartiamo da qui, però: la si smetta di dare addosso alla scuola per lavarsi la cattiva coscienza di cittadini e lavoratori incompiuti. Veniteci incontro, perché noi, con le nostre sole forze a sradicarvi da dove vi siete incistati non possiamo arrivare. E lasciate in pace 'sta povera Finlandia: siamo italiani e da italiani dobbiamo (ri)costruire l'italianità. E allora anche la scuola finirà per servire a qualcosa.
Ecco.

(P.S.: ho forse peccato anch'io di astrattezza, come da me stesso imputato a Settis e Zagrebelsky? No, perché io so che il passaggio al concreto va fatto lavorando di squadra. Per adesso abbiamo tracciato il perimetro della questione, il resto verrà. Ciao).

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