Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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sabato 13 ottobre 2012

Alle origini del Bimbominkismo (2)


AH, GLI ANNI '80...


Gente che ha vissuto ben prima di noi ha detto che, mentre negli anni '70 la gioventù veniva tenuta “occupata” con lo stragismo e l'eroina, negli anni '80 è bastata la programmazione di Italia 1 a rimbambire una generazione. La battuta in sé è notevolissima, detto peraltro che tutti noi abbiamo ampiamente attinto alla programmazione pomeridiana delle TV commerciali, godendo come caprette ipocolloidali delle infinite proposte cartoonesche che andavano da Heidi a Kenshiro, passando per Holly e Benji, i Transformers, l'Incantevole Creamy and so on. Dice: ma non siamo diventati mica tutti scemi per questo. Certo che no, sennò cosa ci staremmo a fare qui io e la Spocchia ad ammannire Verità Assolute ad un pubblico di bimbominkia che non sanno distinguere la destra dalla sinistra, noi, unici cervelli funzionanti in un mare di follia, noi che notoriamente non abbiamo amichetti immaginari con cui discettare di categorie post-kantiane, insomma.....
Vabbe', non v'è.. dubbio che il mondo cartoonesco già negli anni '80 riuscisse a convincere molti di noi della liceità di crearsi universi personali in cui far interagire esseri del tutto fuori dall'ordinario, proiezione in genere delle nostre più remote aspirazioni di grandezza o semplicemente abitatori di dimensioni fantastiche nelle quali il Bene trionfa sempre perché il Male non esiste, o se esiste verrà debellato entro 50 episodi. Certo. Ma anche il pubblico di 2500 anni fa che ascoltava i poemi omerici reagiva allo stesso modo, eppure quelli hanno fondato città, creato costituzioni, scritto opere storiche, cioè, mica cotica, e quegli altri nel Lazio, a colpi di Eneide, si sono convinti di essere gli eletti del Fato e hanno dato vita ad una compagine imperiale le cui ricadute storico- culturali sono avvertibili ancora oggi.Cioè: diffondere opere che stimolano la fantasia del pubblico, anche a volte nei suoi connotati più fanciulleschi, non è in linea di principio dannoso; altro però è fare la fine di Don Chisciotte, convinto di vivere in un poema cavalleresco che lui solo poteva plasmare su se stesso, essendoglisi sfraccicato il cervello a furia di letture di quel tipo. Ecco, credo che alle origini del bimbominkismo non vada certo collocato il povero Cervantes, tuttavia la degradazione psicologica del suo personaggio è una matrice che possiamo impiegare per illustrare analogicamente cosa accadde nei favolosi '80- '90.
Ci vuole però un altro evento a premessa di questo: per placare le ansie delle Giovani Generazioni, e mettere un pietrone tombale su una stagione contestataria vivace e feconda, ma violenta, si cominciò a perfezionare un modello i cui archetipi stanno sempre negli eroi omerici, ma declinato secondo i canoni della civiltà del consumo: il Figo (il femminile è a deduzione vostra), categoria umana inizialmente comprendente gente dai 16-17 anni ai 27-28 (si è sentito l'omoteleuto?). Poi l'età di riferimento si amplierà.
Se Achille re dei Mirmidoni, gran guerriero di Troia (città), era bello + forte in battaglia + intrepido + aureolato dal mito della morte giovane & gloriosa, al Figo anni '80 si tolsero le battaglie e la morte e si lasciò tutto il resto. Basta con il ribellismo, le facce scavate dai digiuni pro-Vietnam, i capelli in disordine, il sandalo finto fratesco: esplosero chiome ingellate, completi firmati fin nelle mutande, occhiali da sole utili anche senza il sole, pose, palestramenti assortiti, atteggi, modi di parlare che dovevano tutti ricondursi ad un modello di solare e inscalfittibile positività. Il Figo, naturalmente destinato a Giovinezza Perpetua, economicamente in grado di procurarsi tutto quanto necessitava alla sua Figaggine, si muoveva sicuro di sé, attraendo sguardi e concedendone altrettanti, parlava sì, ma sopratutto si vantava delle sue gloriose imprese (erotico- discotecare) diurne & notturne, si deliziava delle perfetta coordinazione di abiti e accessori, sapeva sempre dire e fare la cosa giusta al momento giusto e come ti organizzava lui le serate, ah, beh... Felice, sempre. Mai un contrattempo. Portafogli pieno e una precisa mappa di luoghi spenderecci ove pascolare.
Il Figo... eroico a suo modo, sì. Ma eroico in cosa? Nell'essere Figo. Il capolavoro di questo archetipo di massa stava proprio nella sua circolarità: era Figo perché era Figo, stop. Non gli si chiedevano gesta di particolare epocalità, se non il fatto di piacersi e piacere. Pura estetica, nel senso etimologico greco più basilare, ovvero percezione: guardatemi e dite che sono un Figo, innamoratevi, ma non vi garantisco di poter essere di una soltanto (qui ci azzeccarono gli inventori delle boyband ad obbligare i loro membri a dichiararsi sempre single: sai che emorragia di fans, altrimenti?).
Semmai, era più importante ciò che NON si chiedeva al Figo, ciò che anzi gli si chiedeva di non essere: ad esempio, intelligente. Fu cioè in questi curiosi anni che si perfezionò l'equazione intelligenza (intesa in senso giovanilistico come bravura a scuola) = sfigaggine. Perché ovviamente, dove c'è l'eroe ci vuole anche il suo opposto: se Achille aveva Ettore, ed Enea Turno, il Figo si opponeva allo Sfigato. Nessun duello, tuttavia: il Figo doveva vincere per abbandono, nel senso che allo Sfigato non si concedeva nemmeno il diritto a venir preso in considerazione. Ne parleremo. Troppa intelligenza, insomma guastava: perché perder tempo su cose che non servivano nell'immediato? La giovinezza era nel Mondo Fuori, nelle amicizie, nei giri in motorino, nelle partite a calcio. Poi, molto poi, ci si doveva applicare a ciò che sarebbe servito per il futuro. Sì, ma che barba 'sto futuro, io sono Figo e mi spetta di essere felice qui e ora, chi ha voglia di crescere? Mica voglio essere una lucertolina pallida che ripete le cose a macchinetta, ma chi mi si fila poi?
Il Figo dunque sostituisce il tipico Ribelle anni '70, nel senso che non ha più nulla a cui ribellarsi, visto che gli viene teoricamente concesso tutto. Il ribellismo (esclusi i seriamente intenzionati che continueranno la loro battaglia, anche a dispetto dei limiti visibili delle ideologie di base) prese le pittoresche ma socialmente innocue sembianze del dark, del punk (oggi ancora più innocuo, specie dalle parti di Castelmella) et similia, gente che si conciava in modo a dir poco carnevalesco, ma palesemente non rappresentava più minaccia alcuna per l'ordine costituito. Semmai la concessione che si fece a tutti costoro (dal Paninaro a quello che girava con la lametta da barba nel portafoglio per suicidarsi alla bisogna) era la stessa: restate pure giovani, a fare gli adulti ci pensiamo noi. Detto poi che alcuni adulti, sedotti dal regalo che essi stessi avevano fato alla gioventù, cominciarono a regredire mentalmente in cerca dei fiori perduti di primavera: ecco presi d'assalto i centri estetici, le cattedrali dei chirurghi plastici, le fattorie del benessere ed ecco girare le prime quarantenni in abbigliamento da adolescente e i primi quarantenni ostinati ad esibire braccini penosamente palestrati guizzanti da magliettine imbarazzantemente strette.
La stupidità e l'immaturità del Figo, che in altre epoche sarebbero state semplicemente rifiutate in quanto elementi potenzialmente sovversivi dell'ordine sociale se prolungati all'età adulta, vennero ora esaltate come una cosa buona & bella. Però il vero aspetto cool del fenomeno è che esso rampollava ancora dalle turbolenze degli anni '70, come risposta alle inquietudini di allora: non vi va di aderire al Sistema? La vita borghese vi sembra troppo schematica, predeterminata, carica di obblighi sociali e lavorativi che vi costringono a essere ciò che non volete? Bene, diventate come il Figo, al quale non chiederemo mai di di crescere: anche voi contestatori del resto... giovinezza che si fa giovanilismo, fantasia al potere, solo diritti - no doveri.... ecco, il Figo vive proprio così. Consuma un po' di più di voi e pensa un po' di meno, ma siamo lì.
I signori noteranno cioè che il Figo, nella sua totale e consumistica derivazione da un ambiente certamente borghese (cioè: per essere – e restare – Figo servono soldi, chi li garantisce?), si trovò ad concentrare in sé i valori esattamente opposti a quelli fondanti della mentalità borghese (sì, lo so, stiamo procedendo per blocchi concettuali di rara grossolanità). Dicasi: al mito dell'impegno si sostituiva il godersi la vita; all'esaltazione della produttività, il rifiuto della fatica, non però come protesta contro il padronato e l'ingiusta dialettica storica, bensì come rivendicazione del proprio diritto al tempo libero e allo spasso: di fatto, sotto il tendone comune del fankazzismo si ritrovarono, stupefatti gli uni degli altri, figli di borghesi e contestatori. Il senso della conquista individuale del successo si ridusse alla ricerca dell'eccellenza nell'essere alla moda, bruciando la concorrenza degli altri aspiranti Fighi. Addio al mito dell'uomo che si fa da sé: molto meglio il Figo che trionfa spendendo i soldi altrui (genitori, zie, cugini....).
Buttato preventivamente a mare lo studio, non godette giorni migliori l'apprendimento derivato dall'esperienza, sostituito dalle sublimi esperienze di divertimento che non lasciavano nulla nel lungo periodo, ma sul momento erano irrinunciabili ed eccitanti. La bellezza esteriore, oggetto di analisi e critiche fin dai tempi dei filosofi antichi, divenne valore di supremazia mai raggiunta prima: l'Estetismo protonovecentesco professava sì il culto della Bellezza, ma era pur sempre Bellezza per pochi, esperienza aristocratica e quasi sovrumana, consistente nell'entrare in contatto con l'armonia segreta delle cose che il freddo e tassonomico pensiero scientifico non poteva individuare [1]; esperienza, soprattutto, antiborghese, nutrita del sovrano disprezzo degli artisti e intellettuali dell'epoca per la volgarità dei nuovi ricchi. La Bellezza anni '80, invece, entra dai televisori nelle case di tutti e arriva dappertutto, si rende fruibile a molti individui e a molte tasche. Chiunque, se ben indirizzato e se disposto a spendere, può diventare un Figo, non certo per cogliere i vertici dell'Assoluto, ma solo per piacere a chi gli sta attorno, per essere cioè “attraente & ricercato”. E Don Chisciotte dov'è finito? Arriverà, ma non ora....

[continua...]


[1] Segnaliamo sull'argomento l'interessantissimo volume di studi miscellanei L'irraggiungibile Perfezione delle idee di Gabriele D'Annunzio come viatico per un contatto panico con l'Essenza del Mondo, a cura di Massimiliano Luterotti, edizioni Leonardo (prezzo speciale per i fans dei Prodigal Sons).

2 commenti:

  1. Ancora una volta complimenti, le parole che si leggono(molto piacevolmente) dipingono con estrema risoluzione la realtà tema trattato. Essere poi richiamato come possibile esponente di quell' altra vera, profonda ricerca della Bellezza evidenziando la totale divergenza con quella miserabile, ignorante e fragile propria del Figo precursore del più "evoluto" Bimbominkia, non può essere altro che un segno del suo apprezzamento per la prima (quindi per me) e ciò è decisamente piacevole.

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  2. Le sfumature dell'estetica sono infinite, c'è chi scende nel profondo e chi no. Noi viandanti lungo l'aspra via della conoscenza integrale dobbiamo stare uniti, sennò il bimbominkismo ci travolgerà.

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