Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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venerdì 21 febbraio 2014

Ministro, un' umile prece...

Freschi freschi di lista di ministri renziana, ecco avveratosi ciò che da giorni si sussurrava nei corridoi della didattica che conta: Stefania Giannini nuovo Ministro dell'Istruzione. Vabbe', non potremo certo dire che donna Carrozza ci mancherà, non essendo lei riuscita a combinare pressoché NIENTE in dieci mesi di ministero, bloccata evidentemente dai veti incrociati dei partiti della "strana maggioranza", oltre che da un piglio manageriale esilissimo, vale a dire, adesso che abbiamo cambiato cavallo, Mariachiara mia, ma ti eri accorta di sedere al Dicastero di viale Trastevere? Persino quell'altro peso piuma di Profumo è riuscito a bandire un concorso, ridicolo quanto si vuole, ma l'ha bandito.  Tu, nulla. Parole, quelle sì, tante. Ma pare proprio che rettorare un Istituto di eccellenza come il S. Anna di Pisa non abiliti in automatico alle funzioni di ministro. Pazienza.
Ora la palla passa da una fisica ad una glottologa, dalla carriera peraltro sprintosisissima (diventare associati in quel settore a 30 anni è roba da Michael Bolton dell'accademia) e dalle idee, pare, molto molto chiare. L'appartenenza di costei a Scelta Civica, ovvero ad un partito che vede la scuola con le lenti della Bocconi, ovvero come un comparto qualsiasi del terziario di cui ottimizzare le prestazioni senza comprenderne la specificità, ci fa tremare alquanto. Si sa, la polemica anti-scuola è sempre la solita: le 18 ore, i tre mesi estivi, il giorno libero, gnè gnè. Come penso possa essermi dato atto, non appartengo al partito dei difensori ad ogni costo dell'attuale status quo, ma per esperienza sin troppo diretta so che le rivoluzioni fatte al grido di "Adesso arriviamo noi" hanno solo l'effetto di cadere da un estremo all'altro. È successo così con il ministero Gelmini, nel quale abbiamo visto premesse non certo fuori luogo (migliorare la qualità della scuola, impiegarne più razionalmente le risorse) declinate in un piano di tagli al personale cieco e punitivo, volto solo a fare cassa invecchiando senza speranza gli organici già vecchiotti del comparto. Ma, si diceva, sono anni che la scuola gode di privilegi assurdi, gli incapaci inamovibili, sempre questi sindacati di mezzo, "era ora", chiaro no?, che mordessimo la polvere un po' anche noi. Col bel risultato che il rimedio è stato peggiore del male: classi che scoppiano, didattica ridotta al puro "somministra e correggi", demotivazione a fiumi, squalifica socio-economica (scatti bloccati, come poveracci qualsiasi), "perché avete già il posto garantito, cosa volete di più?" e retorichette conseguenti, ridicolaggine delle prove INVALSI che certificano il niente e rendono la didattica appassionante come un elettroencefalogramma.
Ecco, mo' donna Giannini scende tra noi. Ovviamente, pesando Scelta Civica quel che pesa all'interno del governo, e dandosi per scontato che sarà comunque la segreteria Renzi a dettare l'agenda delle riforme, istruzione inclusa, noi tutti ci auguriamo che, in tutto o in parte, si seguano queste linee di indirizzo, specie in materia di risoluzione del precariato e valorizzazione della professione docente.

Nondimeno, siccome teniamo al futuro nostro e altrui, ci permettiamo di lasciare alla neoministra il seguente promemoria:

1) O vi decidete a ringiovanire gli organici, o la scuola andrà a fondo per sempre. I dati del MIUR dicono che ci saranno 37.000 alunni in più, ma ci si vuole ostinare a mantenere invariato il numero massimo di docenti in organico di diritto. Ancora con 'sta storia dei vincoli di bilancio? Ancora l'ottusa ostinazione a bloccare ciò che bloccabile non è? Davvero il risparmio sui grassissimi stipendi insegnantizi vale la distruzione della didattica, la sua polverizzazione in una marea di verifiche e verifichine succedanee alle interrogazioni, l'impossibilità di seguire più "chirurgicamente" lo studente, tutto perché gli alunni sono troppi e il tempo è poco? E poi: avete davvero tutta 'sta paura a rinsanguare il corpo insegnante con gente che non avrà certo decenni di esperienza, ma forse può avere più sintonia col mondo bimbomikia? Ministra, la Sua sceltacivicità non diventi l'ennesima lente deformante che vede nella scuola solo il luogo dei tagli e delle vendette.

2) Queste benedette Graduatorie ad Esaurimento: da tempo immemore se ne pronostica il prosciugamento, e poi se ne inventa sempre una o per rimpolparle ancora un po' o per prolungarne l'esistenza. Bloccatele una buona volta, congelate gli ingressi e la mobilità, mettete mano ad un piano straordinario di pensionamenti di insegnanti ormai decotti e svuotate queste bolge di umiliazione, date l'idea a chi vi è dentro che anni di studi, di entusiastici sacrifici in nome del sapere e della sua trasmissione non sono stati un esercizio futile e l'anticamera del fallimento esistenziale.    

3) L'orario docenti et alia: allora, premesso che TUTTO si può discutere, lo si faccia in modo costruttivo e senza prendere provvedimenti notturni che abbiano efficacia entro 72 ore, mossi anche questi dalla pura logica della ripicca. Non si tratta di farci lavorare di più, tanto per "fare giustizia", si tratta di farci lavorare meglio. Insomma: pomeriggi a scuola? Bene, però a stipendio aumentato. E vedremo di correggere i compiti magari non tutti in sala insegnanti, ma facendo in modo che le aule del mattino diventino i nostri "ufficetti" pomeridiani, con dentro due o tre colleghi ciascuno al massimo; e potremo supportare gli studenti in  modo continuativo, se avranno la pazienza di stare a scuola anche dopo pranzo. È sufficiente o dobbiamo anche essere appesi a testa in giù? Ci si lascerà qualche pomeriggio da dedicare alla preparazione delle lezioni? Potremo finalmente partecipare SPESATI ai corsi di aggiornamento? Si smetterà con l'idea persecutoria per cui non c'è disagio che non si può progettare a nostro danno pur di "farcela pagare"?. Avremo degli interlocutori degni o ancora e solo tagliatori di teste? Per quanto concerne gli "scandalosi" tre mesi estivi, che tre non sono, ma vaglielo a far capire, è chiaro che anche lì, se ci si vuole tenere a scuola, lo si farà tenendoci anche i ragazzi. Se devo fare lezione, o corsi di recupero, per obbligo e non per scelta, ESIGO la presenza di una corposa percentuale di studenti, perché io esisto lavorativamente nella misura in cui ho qualcuno cui trasmettere le conoscenze. Non ho certo intenzione di passare i giorni estivi a morire dal caldo compilando scartoffie inutili, o ascoltare le ennesime conferenze chiacchiera solo per il gusto di essere visto "al lavoro". Dopodiché, s'intende, con gli albergatori che avranno il vuoto a luglio e non sapranno dove mettere la gente ad agosto ci parlate voi.

4) Il liceo di quattro anni. È il nuovo mantra della politica, l'ennesimo specchietto per le allodole ammannito alle famiglie e spacciato come la soluzione, o meglio l'antidoto, a tutte le magagne lavorative dei figli. Un anno in meno a scuola, sai la pacchia? Uh, certo, dover comprimere ulteriormente l'offerta didattica e gettar fuori gente ancora più spaurita di fronte al mondo brutto & cattivo. Attenzione agli slogan "così ci adeguiamo all'Europa", perché in Europa cominciano ad avere dubbi sull'efficacia di 'sta roba. Evitiamo di adottare mode fuori tempo massimo. E soprattutto: se davvero si volesse partire con il progetto, si dica subito la verità, cioè che il fine reale di esso non è la fantomatica ricerca di maggior competitività "dei nostri ragazzi" nei confronti dei coetanei tedeschi: ciò che si ha in mira è l'ennesima scusa per tagliare gli organici e risparmiare sugli stipendi. Punto. Se invece si vuol fare una cosa seria, ma ne dubito, anzitutto ci vorranno non meno di due anni di studio della situazione e di proiezioni sugli effetti a lungo termine della eventuale riforma. Quindi, ridefiniti con la massima attenzione i curricoli, sarà necessario, a cascata, rivedere tutto l'impianto degli altri ordini di scuola; perché è chiaro che, se mi schiacciate in quattro anni il Liceo, "i nostri ragazzi" dovranno approdarvi con ben altre competenze di quelle spesso ridicole con cui escono dalle medie: e allora toccherà ai colleghi dei piani di sotto farsi esaminare e censurare per le loro verifiche a crocette, i temi mai assegnati perché ci vuole troppo a correggerli, la manica ultralarge nella valutazione per cui volano degli 8 e dei 9 in lingua straniera che diventano imbarazzanti non appena il piccolo genio tredicenne prende a smozzicare il primo "Gudmoning, aiem itelian en dei ar guds pipol", la matematica insegnata coi metodi à la page che non spiegano i fondamenti della logica ecc. ecc. È cioè chiaro che, se si vuole tagliare in cima, vanno rinforzate le radici. E ci vuole tempo. Se invece si partirà con la solita logica "intanto taglia, poi vediamo", allora sarà chiara l'ennesima cialtronata. E comunque, vista la precocità dei nativi digitali, tanto meglio farli venire a scuola a 5 anni, non soffriranno.

Ministro, noi non Le chiediamo miracoli, sappiamo che la situazione è quella che è, però mi creda, abbiamo patito senza vedere il senso della vendetta che ci si è rovesciata addosso. La misura è colma e la rabbia serpeggia. Non vogliamo che la scuola diventi d'un colpo un paradiso terrestre, non chiediamo agevolazioni e sconti di nessun tipo; esigiamo però che la specificità della nostra figura rispetto a quelle degli altri lavoratori sia riconosciuta e trattata di conseguenza: noi non abbiamo a che fare con mute pratiche o asettici schermi di computer, noi interagiamo con la sostanza umana che costituisce il futuro del nostro Paese; dobbiamo ritrovare la motivazione, essere messi in grado di erogare la miglior didattica possibile, non sentirci equiparati a una qualsiasi azienda che deve fare utili, perché l'utile che noi produciamo non si misura con le prove INVALSI, si misura col successo nella vita dei nostri alunni e con la loro crescita umana, ovvero con fattori su cui noi siamo fatalmente costretti a scommettere, ma che non sono misurabili sic et simpliciter col questionarietto somministrato in seconda superiore. Quello potrà avere valore vagamente indicativo. Ma nulla più. Non è da lì che si quantifica la qualità erogata. Rendiamoci tutti conto che non è un delitto aver meno alunni in classe e seguirli meglio; l'obbligo di far tornare i conti delle 18 ore non può trasformarsi nelle cattedre monstre come certe che abbiamo noi di Lettere, 6 materie in 4 classi; non si può chiedere la qualità a questo patto; usiamo meglio l'orario, rompiamo l'obbligo delle 18 ore diurne e reintegriamole con quelle pomeridiane. Basta equipararci a bestie da soma da caricare fino allo sfinimento. E si ricordi, Lei che pure è del ramo: il Paese che uccide i suoi maestri, uccide il suo futuro.
Ossequi,
EDM e la sua Spocchia.

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