Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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martedì 5 marzo 2019

Le grandi recensioni di Eligio De Marinis. Il nome della Rosa 2.0 ep. 1-2. "Adso, perché mi stai seguendo ...?"

Con una certa cattiveria, un recensore cinematografico di vent'anni fa definì Il nome della rosa "il libro più venduto e meno letto" di Umberto Eco. In ciò, evidentemente, stigmatizzando la potenza del tam-tam di massa che portava a comprare il libro "perché lo leggono tutti", salvo poi arrendersi ancora prima della descrizione del portale dell'abbazia. Può anche essere. Ma potremmo citare vagonate di gente che, appena appena si accenna al tema dei ricordi, tira in ballo Proust solo perché hanno in mente (o hanno sentito citare) l'episodio della madeleine, ma non sanno un tubo di Gilberte, Saint-Loup, Swann, Odette, Albertine, la figlia di Vinteuil, Bergotte, Eltsir, madame Verdurin, Charlus, Morel, la matinée Villeparisis, la soirée Guermantes et compagnie chantante. [sono odioso, vero...?] Quindi il problema è antico.
E' dunque il caso di stupirci del tam tam telefilmico per l'opera epigona di cotanto romanzo e cotanto film? Otto puntate da 50 minuti potrebbero riuscire là dove 2 ore e 11 minuti di filmone trent'anni fa obiettivamente ciccarono? Restituirci la raffinata atmosfera medieval-giallistica con le ricercate sfumature occhieggianti a più livelli di fruibilità, attuandosi così il vertice dell'estetica pop di Eco?

Ecco... boh... ricomponiamo le idee..  [DISCLAIMER: SULLA DISPUTA DOLCINIANA VI ARRANGIATE QUI]




Anteprima, Europa, da qualche parte nel 1327 d. C. (680 anni prima della vittoria di Simone Cristicchi a Sanremo)

Un giovane membro degli One Direction biascica latino mistico per salvare l'anima di un compagno moribondo, poi entra nella tenda del padre, che intanto se la spassa con selvaggina del luogo, si sveste, mostra gli addominali, aspetta di diventare trending topic su Twitter come #adsochefisico, quindi si riveste. Dal che ci viene spoilerato il tema della serie: virilità, virilità.




Infatti, mentre Guiglielmo da Baskerville, nei dintorni di Firenze, distribuisce pane raffermo ai poveracci, inneggiando alla conoscenza come strumento di miglioramento dell'umanità e abbracciando i lebbrosi perché lui può, Adso cerca la verità vera, definendo INTERESSANTE Guglielmo [il quale peraltro spara la BEST BOIATA 2019 indicando S. Francesco come Giovanni di Bernardino. - se vabbe' -]. Guglielmo ricambia in un altro flash-sideway, chiedendo al padre del giovine il nome del figlio. "Adso, perché?" - "Curiosità...". Ovvio.

A questo punto Guglielmo inizierebbe a discettare di connessioni essenziali in piccole aree degli affari del mondo  ["mi chiamo Adso" - "Lo so"]... 

FINE ANTEPRIMA- MA PASSIAMO SULLE ALPI PIEMONTESI

Adso, giusto perché nel Medioevo nomina sunt consequentia rerum, scova una disperata occitana che segue lui e Guglielmo come Gollum faceva con Frodo e la sfama. Lei lo prende come un sì e decide di stalkerarlo per tutto l'episodio. 
Guglielmo sherlockka aiutando i poveri fratonzoli a trovare una botte di brunello di Montalcino scappata tra i boschi e dimostra alte doti induttive, oltre ad una discreta faccia di bronzo nel millantare ciò che non sa. 



Nel mentre che schiatta Adelmo, GODIAMO all'inverosimile vedendo che il padre padrone dell'abbazia è nientemeno che Benjamin Linus di Lost!! E ci sia consentito dire che il nostro Best Abbey Award va direttamente a lui, perché con sole 5 espressioni facciali ha già preso tutta la scena. Bravò bravò.




Niente a che vedere con le faccine furbette da sotto in su di Adso, in attesa di esibirsi a Top of the pops, mentre Guglielmo asfalta l'abate con le sue deduzioni sulla morte di Adelmo. L'abate decide dunque di servirsi del collega per risolvere il 6539° quesito con la Susi del La Settimana Enigmistica e vincere lo scooter, visto che è inverno. 

Ma ricordiamo che il protagonista è indiscutibilmente Adso, comunque lo vogliate intendere: difatti nella biblioteca tutti i monaci, figli o nipoti di Lurch della famiglia Addams, si girano al suo ingresso, facendo a gara a chi accusa l'altro di amichetteria coi colleghi. Il più intraprendente è comunque il non vedente Jorge, che senza perdere tempo in citazioni bibliche SGUANCIOTTA Adso sotto lo sguardo indignato di un biondino platinato appassionato di palestra (deduciamo noi, dal momento che si chiama bench), che si vanta di leggere poeti pagani, poiché "la lettura è una dolce missione in un mondo dominato dalla decadenza". Bello, in un'abbazia dove schiatta un monaco al giorno. Ma il biondino, che [SPOILER] ha visto Adelmo aggrancarsi Berengario, accusa senza mezzi termini Adso di fare il toy-monk con Guglielmo. ORRORE, ribatte Adso che, per ricordarsi come si chiama, prima si sgrassa i piedi in camera con Guglielmo (ma bench non è lì a vedere), poi dice le preghierine davanti alla statua della Vergine, quindi accompagna Guglielmo e Severino [SPOILER: intanto è morto pure Venanzio] a squartare Venanzio, ma la vista del duodeno dei confratelli lo offende, allora esce in cortile e chi trova? Jorge, che dopo avergli detto non ci vedo una ceppa, ma ho riconosciuto i tuoi passi, lo afferra per la mano chiedendogli chi gliel'ha fatto fare di stare col francescano e 'mmo basta, sono Adso, chiaro? E per confermare il blasone, va a recuperare Gollumina che intanto dormiva attaccata ad una parete dell'abbazia per non perderlo di vista. Persi nel bosco, lei gli racconta la sua triste storia coi bastoncini e gli regala una collana come pegno per la zuppa serale. E lui torna a sentirsi Adso. Salvo poi venir cazziato da Guglielmo. 



Il quale Guglielmo, ebbro di essenza di mandarino cinese aspirata in farmacia, coglie Berengario spalmato sul pavimento della chiesa e inizia a incalzarlo sui suoi rapporti assai amichevoli con Adelmo. ORRORE, ribatte Berengario che, conscio del fatto che a questo ritmo otto puntate non verranno mai fuori, fa partire dei flashback in cui Remigio-Bentivoglio conosce Dolcino- Boni e decidono insieme di fondare il PSI [nel frattempo Bernardo Gui - Rupert Everett prende al guinzaglio una che fornica e se la tira dietro][e altra gente muore in un posto chiamato pietranera][devono aver capito che le cose stanno accelerando un po'...].
In tal modo, il biondino ha il tempo di vuotare il sacco circa le tresche immonde da lui visionate, quindi, per tutta logica, Sherlock e W-Adso-n vanno da Alinardo a farsi fare un po' di allegorie dell'apocalisse, entrano in biblioteca, Adso aspira peyote da un incensiere e vede immagini demoniache, animalacci che prendono vita, fantasmi del passato, qualche Uruk- hai preso a prestito da Isengard poi qualcuno lo assale da dietro, buio.

BILANCIO
Il romanzo mi rapì nel lontano aprile 1992, quindi credo di essere un po' prevenuto. Sapere già come va a finire [SPOILER: stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus] certo mi raffredda un po' il giallo, ma più che altro il ritmo complessivo mi pare un po'... gnucchetto. Gli attori fungono anche, la fotografia funge, tutto in sé funge, ma... non sento la fiamma. Forse è il romanzo di Eco che ha troppa sostanza extra-filmica, cosa che per amor di paradosso [considerando l'estetica crossover di Eco] [avanti, adesso sparatemi addosso] impedisce la completa resa fuori dalla nuda pagina, con tutta la ricchezza di sensi & sovrasensi che il lettore più o meno saputo può cogliere. Ci sono, è vero, memorabili sentenze sparse qua e là ("Mentre sogniamo mondi migliori, governanti ciechi guidano popoli ciechi verso l’abisso"; "Esiste un solo modo per combattere ignoranza e odio: usare la conoscenza per aiutare la razza umana"; "Il non vedere le cose, non impedisce loro di esistere";"Qui nascono le gemme più preziose della cultura del mondo intero: i nostri libri"), ma sono appunto sparse. Vorremo vedere come se la giocano con la disputa di Guglielmo [SPOILER: Guglielmo disputa benissimo]. Comunque, rispetto alla noia annientante del grosso delle serie RAI (escludendo giusto cose tipo Tutto può succedere), qui c'è una noia chic. Lucida e appagante. 
Sì. Siamo proprio diventati di gusti difficili.
[SPOILER: il basilico nel pesto di melanzane è la morte sua]  





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