Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



Per scaricare il poliziesco pentadimensionale I delitti di casa Sommersmith, andate qui!!!

martedì 25 giugno 2024

LE GRANDI BLOG-CRONACHE DI ELIGIO DE MARINIS. EURO 2024, CROAZIA -ITALIA 1-1, ", IO VEDO DARMIAN COME TELECOMANDA DI LORENZO..."

 

Ogni match Italia-Croazia non può che risvegliare in noi commosse memorie di giorni remoti, allorché le due nazionali si scontrarono nel girone G della fase finale degli sciagurati mondiali nippo-coreani del 2002 (quelli di Byron Moreno, remember?): era l’8 giugno e noi, freschi supplentini sotto il quintale, pasturavamo su maternità alla ragioneria dove, per effetto del simpatico fuso orario a mandorla, la partita fu trasmessa esattamente a metà mattina, motivo per cui lezioni, recuperi, interventi a cuore aperto furono interrotti per consentire ai tifosi ragionieri di riunirsi in massa nel seminterrato; lì, con ammirevole piglio ingegneristico, qualche eroe aveva issato sopra un palco formato da banchi certosinamente allineati la mitica TV a scatolone che in ogni scuola ante-LIM che si rispetti girava tutta mattina di classe in classe allorché giungeva “l’ora del film”, con somma gioia degli studenti. Da quel mini-maxi schermo, che svettava come ardito scoglio in mezzo ai flutti delle teste adolescenziali (più la nostra, noi a cui uno di quarta aveva riservato un vippissimo posto in tredicesima fila - “prego profe, si sieda..!”), arrivarono le immagini di una delle partite più beffarde della storia, con l’Italia andata in vantaggio al 55’ grazie a Vieri e al suo dopobarba, vantaggio cui seguirono due gol croati e relativa sconfitta; il che ci portò dalla parte sbagliata del tabellone degli ottavi, quella con la Corea del Sud che ci sbatté fuori dalla competizione ope Morenico, con tanti saluti all’acqua santa di Trapattoni


 

Mentre questa ondata mnemonica ci sommerge, Caressa opina con spirito ellenistico che nella terra di Bach non c’è spazio per la fuga (casomai, osserviamo noi, ce n'è per l’aria sulla quarta corda, che i musicologi in genere traducono con 1-1), vediamo tifosi croati sugli spalti mischiati agli italiani, Barella arrampicato come un koala su Donnarumma durante l’inno, Chiesa lasciato in panchina a colorare gli albi degli Sturmtruppen, mentre in campo scende Matteo Darmian, l’unico individuo al mondo con la faccia più triste di Levi Ackerman. Che partita sarà?, ci domandiamo. Una nuova beffa? Oppure, come lasciò scritto l’orfico Ieronimo nella sua teogonia prima di scendere nell’Ade per presentarsi a Persefone dichiarandosi figlio della terra e del cielo stellato, “Zaccagni al 98esimo?”. 


 

L’opzione 1 ci sembra in realtà suggerita dai primi nove minuti, dominati dalla consueta noia e dal nostro consueto subire le iniziative avversarie, perdendoci in sciocchi passaggi orizzontali e fraseggi insistiti quanto inconcludenti a centrocampo. Fa eccezione un colpo di testa di Pellegrini al 10’, cui segue un minuto dopo una danza avvinghiata in stile polinesiano tra Di Lorenzo e Gvardiol. Al 13’ c’è un calcio d’angolo generato da un tiro di Di Lorenzo stesso, e da qui fino a fine match assisteremo ad una gragnuola di bicchieri di plastica semivuoti che pioveranno generosi dagli spalti contro i nostri. L’angolo fallisce, c’è un contropiede ma Barella risolve, poi al 16’ Calafiori PERDE PALLA e noi tutti rivediamo antichi fantasmi (e tuttavia ci sarebbe un papiro egizio della XXVI dinastia su cui Champollion lesse chiaramente, in un cartiglio dipinto sopra la testa di Anubi, “Calafiori per Zaccagni”). Il primo quarto d’ora passa così evanescente che persino il querulo Caressa tace. Da qui in avanti, invece, i nostri si sveglicchiano (al 20’ Pellegrini, al 21’ Pellegrini-Retegui, corner con cross di Raspadori, ma Pellegrini e Di Marco erano impegnati a ballare la salsa, al 25’ Retegui, al 26’ Bastoni di testa, salvataggio miracoloso di Livakovic). In effetti anche i loro contro-affondi quagliano poco. Insomma, qualche spiraglio si vede. Spiraglio largo come il buco nell’albero che porta nella tana del Bianconiglio, anyway. E insomma il primo tempo scivola via così, con questo minuetto di minacce senza frutto, come quando i gattini appena svezzati giocano a graffiarsi senza farsi male. Sul finale Caressa, visto il nulla di fatto bipartisan, si ricorda di attivare i Power Rangers esclamando: “Attesa, surplus, Darmian”, ma invece attiva Brozovic che si allunga in area, mancando per fortuna l’aggancio. E finisce così. 


 

 

Ritornati in campo, Caressa si abbandona al solito lepido gossip, stavolta a proposito delle gesta di Budimir che sbaglia i rigori cadendo sulla palla e però si diletta a dare passaggi alle vecchine del suo paesello che hanno smarrito la strada e puntualmente c’è un affondo croato di Budimir stesso, ma nulla, poi al 48’ una punizione su discutibile fallo nostro con Di Lorenzo che tocca Kovacic e questo si inginocchia come avesse avuto una visione, il traversone di Kramaric ci abbrividizza, ma nulla.

E’ a questo punto che ci ricordiamo di non aver raccolto il basilico per il pesto di domani [oggi per chi legge n.d.EDM], quindi ci rechiamo nella serra al piano di sotto (“cosa vuoi che succeda in due minuti…?”) e quando risaliamo, minuto 53, vediamo la classica inquadratura in grandangolo da calcio di rigore, con il ringhioso Modric sul pallone e Donnarumma laggiù solo soletto. Maledicendo in cuor nostro la voglia di pesto (a miracolo avvenuto, risaliremo via web al folle tocco di mano di Frattesi, vidimato dal VAR), vediamo il croato tirare e Donnarumma allungarsi meglio di Mr. Fantastic e deviare fuori la palla. Giubilo di Caressa, giubilo di Bergomi, giubilo dei nostri giocatori in campo come se la partita fosse finita, entra in campo Buffon con prosecco e tartine per congratularsi mentre i croati riprendono a giocare e, dopo una flipperata clamorosa davanti alla nostra porta, lo stesso Modric rigorefallente di 45 secondi prima stavolta la insacca.


 

 

Panico. Bastoni sputa la pizzetta con il cappero e l’acciughina, Jorginho vuota il bicchiere di prosecco in faccia a Raspadori e comincia un altro match: da qui alla fine, i nostri profonderanno i più generosi sforzi per riportare il loro Europeo dal livello Schifo assoluto al livello Tristezza epica. Spalletti deve a questo punto costringere Chiesa a giocare minacciando di ridurre il suo album in coriandoli (“Mister, un pennarello per colorare i pantaloncini a Brozovic…?”, “No, togliti la giacchettina e fila in campo!”). I successivi 15 minuti saranno effettivamente giocati con vigore (al 57’ Raspadori di tacco per Frattesi, corner; al 60’ Chiesa per Frattesi, deviazione in corner, Bastoni di testa; al 64’ Chiesa traversone). Poi, verso il 70simo, inevitabilmente l’afflato si indebolisce, come si nota allorché Frattesi viene abbattuto ai limiti dell’area e a calciare la punizione “andrà Jack”, dice Caressa riferendosi a Raspadori, con quell’uso del nomignolo che tradisce palesemente il calo di tensione generale, difatti la barriera devia. Raspadori che poi esce al 74’ perché il fashion consultant della Nazionale ricorda a Spalletti che dopo 74 minuti la riga in parte non si porta più e va sostituita dai tatuaggi, e così entra Scamacca, il quale regala al 78’ una rimessa ai croati con uno sciocco colpo di tacco che fa sbottare Caressa. Di qui al 90’ in effetti i croati riprendono fiato e si avventurano in un paio di azioni filtranti che ci fanno temere il secondo gol, anche perché a furia di fare cambi Spalletti ha tolto tutti i difensori. Replichiamo noi all’85’ con Retegui che passa a Chiesa ma niente, poi all’86’ Retegui-Chiesa-Scamacca, ma niente e all’89’ Caressa attacca col solito “ormai siamo alle preghiere”. L’arbitro decreta OTTO minuti di recupero, numero che nei Tarocchi corrisponde alla Giustizia (sportiva), la qual cosa ci fa ben sperare, anche perché al 95’ entrerà Fagioli. Gli assalti non mancano, ma gli avversari sanno chiudere, con tanto di saltelli alla Teletubbies nei pressi della nostra area al 94’, mentre appena un minuto prima Calafiori aveva preso il giallo. Il segno del crollo imminente? Sì, ma non del nostro: lo stesso Calafiori, a OTTO secondi dalla fine degli OTTO minuti di recupero (what an ominous circumstance…) affonda potente al centro, passa a Zaccagni, nel quale si infonde lo spirito di Del Piero nella semifinale del 2006, sì che dalla stessa zona del campo da cui il nostro coneglianese preferito infilzò i tedeschi all’epoca parte un tiraggìr che entra elegantemente in rete, scatenando un terremoto in campo, con tutto lo staff azzurro che sommerge il goleador, uno in tribuna, dove Caressa si strangola (“ci stavo lasciando una corda vocale e una tonsilla”) e uno nei nostri cuoricini, nella frizzante consapevolezza che sabato con la Svizzera sarà come mangiare l’Emmenthal: a loro il formaggio, a noi i buchi.


 [prima di dire che siamo disfattisti, riascoltatevi le dichiarazioni di Spalletti a fine partita…]

Aufwiedersehen.



Nessun commento:

Posta un commento