Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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domenica 28 aprile 2013

I grandi ultimatum di Machittevòle - extended version.

Tra ieri e oggi abbiamo avuto la netta percezione, quasi fisica, direi, dei diversi gradi di esasperazione che possono manifestarsi nel popolo- noi compresi - di fronte a situazioni al limite del sopportabile.

Verso le 13 e qualcosa, nell'imminenza del colloquio del Presidente del Consiglio incaricato Enrico Letta con Napolitano, colloquio con lista dei nuovi ministri del Governo acclusa, si ventilavano i nomi di Gelmini o Lupi all'Istruzione. Si sanno le mie idee sulla prima e la mia antipatia per il secondo. Così scrivemmo (o scrissimo, o scrimmo):

"Scriviamo da una postazione di fortuna dotata di wireless, quassù, all'estrema balconata dal Cosmo esterno, trepidanti d'attesa per il passaggio dell'ultima carovana di comete che probabilmente ci porterà in una galassia diversa da questa. Orbene, laggiù a Chigi's Palace si stanno rimesclando le carte per far uscire una squadra di governo che ci porti fuori dalle secche politiche in cui versiamo ormai da tempo immemore. Tra i nomi che circolano, al Ministero dell'Istruzione rischiano di andare o la nota esperta di didatttica Mariastella Gelmini, o il simpatico chiacchierino Maurizio Lupi, bravo a ripetere i copioni che gli fanno mandare a memoria e nulla più.
Ora, con tutto il rispetto che NON abbiamo per questi due, io, i fan di Machittevòle, l'universo tutto INTIMIAMO al neo premier di non provare nemmeno per un istante a pensare di inserire in un dicastero chiave per il futuro di questo sciagurato Paese una delle due persone anzidette. Si tratterebbe del colpo di grazia alla scuola pubblica. E si badi che lo scrivente, pur lavorandoci da più di dieci anni, non ha mai difeso acriticamente questa istituzione, oggettivamente lasciata per anni in mano alla sinistra per farne un serbatoio di posti di lavoro e voti conseguenti, senza MAI provare lontanamente a ripulire gli organici dai docenti obiettivamente INCAPACI, quelli che entravano in classe a leggere il giornale, spiegavano leggendo dal manuale e davano i voti a caso, avendo invece cura di bandire concorsi su concorsi per immettere in ruolo a più non posso, indipendentemente dalle capacità; nondimeno le terapie gelminiane, emanazione diretta delle direttive anticulturali e delle rappresaglie politiche progettate dai capi del Ministro medesimo, non hanno fatto il bene della scuola, ma hanno solo scatenato una campagna di odio, favorendo l'attuazione di un piano di tagli all'organico che non ha portato NESSUNA progressione qualitativa nela didattica, ma solo l'invecchiamento del corpo docenti e la contemporanea DEVASTAZIONE delle speranze di tanti giovani insegnanti che hanno scelto questo lavoro per passione e non per far propaganda politica travestita da insegnamento, che hanno creduto nel valore della cultura e che si sono visti sbattere in faccia glaciali affermazioni di disprezzo, irridenti battute del tipo: "Dovevate saperlo che con questo mestiere non si guadagna...", accuse di aver voluto cercare il lavoro facile e ben pagato, un part-time di 5-6 giorni, anzi mattine a settimana con le ferie di 3 mesi pagate per non far nulla eccetera eccetera.
No. Noi abbiamo scelto questo mestiere senza pretendere chissà quale favoritismo e ora ci troviamo davanti speranze di carriera sempre in bilico, come fossimo dipendenti di un'impresa in bancarotta. Ma noi dipendiamo dal Ministero, dallo Stato che i soldi per riprendere il circolo virtuoso del turn over generazionale li saprebbe trovare, SE VOLESSE. E oggi ci sbatte in faccia l'ipotesi di rivederci a viale Trastevere un Ministro che agisce per eterodirezione, oppure un uomo di partito fermamente fedele ai sogni di privatizzazione della scuola, di managerializzazione aziendalizzante degli istituti e sopratutto di chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi, idea che io sposerei subito in qualunque altro Paese che non fosse il nostro, perché qui e solo qui questo sistema diventerebbe la fiera del clientelismo e della raccomandazione. Detto poi che questa legge regionale fortemente voluta dalla Lombardia è stata già dichiarata incostituzionale, per dire.
Noi qui a Machittevòle non abbiamo mai creduto alla trimurti concettuale della scuola laica, democratica e antifacista, poiché i tre aggettivi sono sempre stati usati a sproposito solo per dire: "Scuola di sinistra in cui il merito non vale e tutti devono essere uguali per forza". I bei risultati di tutto ciò sono sotto gli occhi di chiunque veda lo sfascio logistico e amministrativo dell'Italia. Ma che la soluzione a tutto siano i tagli, le demonizzazioni, il blocco delle immissioni in ruolo, la martirizzazione degli insegnamenti di lettere, poiché le coscienze è sempre più bello plagiarle che educarle, ebbene tutto ciò è solo che inaccettabile. E non è (ri-?)chiamando all'Istruzione certa gente che i problemi si saneranno. Guardate al futuro del Paese, e ricordate che la scuola è la radice di tutto, senza la quale ogni albero, anche il più fronzuto, decadrà miseramente.
Ciò detto, sarà nostra cura prendere OGNI E QUALSIASI PROVVEDIMENTO necessario a manifestare il nostro totale dissenso ove uno dei due succitati diventasse Ministro dell'Istruzione. Ossequi".


Sarebbe puerile sottolineare che i provvedimenti minacciati erano ovviamente di tipo didattico: se Gelmini fosse davvero ritornata a Viale Trastevere, dal giorno successivo io sarei probabilmente entrato in classe a leggere il giornale da qui alla fine dell'anno. Quindi avrei presumibilmente disertato gli scrutini. Epperò oggi mi salta fuori una sparatoria davanti a Palazzo Chigi, colpevole uno squilibrato non tanto pazzo, pare, tal Luigi Preiti, che ha aperto il fuoco sui carabinieri. Il tizio avrebbe perso da poco il lavoro e si sarebbe separato dalla moglie, di qui la sofferenza ecc. ecc. e quindi la scelta di un'occasione di grande visibilità come il giuramento dei Ministri, la qual cosa ovviamente ha riportato a galla la memoria di un altro attentato durante un altro varo di Governo, ovvero i tragici fatti del sequestro Moro del 1978, avvenuto la mattina del giuramento del Governo guidato da Andreotti e sostenuto in modo, come dire, originale dal PCI. Niente a che vedere coi fatti di oggi, s'intende, qui pare proprio che il Preiti abbia fatto tutto da sé, benché, non avendo egli il porto d'armi, qualcuno debba avergli procurato la pistola.
Resta certo l'amarezza per gesti che sono frutto di una situazione evidentemente al limite, come al limite, se non l'avessimo scritto noi stessi, ci parrebbero certi toni del nostro post, che si potrebbero fraintendere al di là dell'intenzione dello scrivente. 
Che vogliamo dire? Che in ciascuno di noi può covare una rabbia più o meno sorda verso le istituzioni quando da esse ci sentiamo danneggiati (perché ovviamente il Preiti si sentirà vittima della crisi, dell'IMU, delle spese pazze della Casta, ecc.), ma la gradazione di essa rabbia è vastissima, visto che c'è chi minaccia cose innocue, chi le minaccia non innocue e chi le fa sul serio. Eppure, eppure, non so, alla fine non si può provare un lieve o meno lieve moto di spavento nel pensare che la nostra presunta società perfetta non riesce a sopprimere del tutto certi istinti, anzi alle volte l'incontro tra un'educazione non sufficientemente nutrita di senso civico, la miopia, per non dire cecità di certe scelte politiche, la debolezza MAI SCUSABILE dei singoli portano a certi esiti. Chi più chi meno sente un'ingiustizia, a volte esasperante, e manifesta il suo malessere in modi più o meno civili. Ma siamo tutti noi, animali razionali, prima animali e poi razionali. Molto poi. Ne abbiamo di strada davanti...
   
(Ciò detto, Ministro Carrozza, La invitiamo caldamente a salvare la baracca e sopratutto i burattini)



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