Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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giovedì 25 aprile 2013

Le pagelle della settimana (4)

La carne al fuoco brucia profumando l'aere tutt'intorno di zaffate osmoeccitose. Ah, il barbecue del 25 aprile! (che in realtà NON sto consumando, sono a casa e leggo cose). Giorgio Napolitano: contro OGNI PREVISIONE, il nostro migliorista preferito è tornato al Colle, e probabilmente Clio sta predisponendo le carte per il divorzio. Ottimo e tonitruante il discorso di re-insediamento, peccato che i 945 geniacci applaudissero ad ogni suo strale contro quei cretinazzi che lo avevano riportato lì, senza accorgersi di essere LORO i cretinazzi in oggetto. Un caso di transfert da manuale. Ma il momento connotativamente più alto di tutta la cerimonia è stato quando, finita la concione, tutti i parlamentari si sono alzati ad applaudire e una sola, grande eminenza ha intercalato l'applauso ad una feroce consultazione dello smartphone, quasi sicuramente per twittare qualche instant- thought di quelli che fanno epoca:


lei, la mai più dimenticata ex-Ministro dell'Istruzione, frantumatrice della scuola pubblica e distruttrice di onorate carriere senza fare di strage di chi veramente meritava il licenziamento, insomma lei, Mariastella Gelmini, la quale, come l'ultima delle bimbominkia con cui quotidianamente interagiamo, non ha resistito al fascino della twittata anche in un momento in cui bisognava solo alzarsi e, impettiti, con o senza applauso, rendere omaggio ad un uomo che si è preso in spalla una soma di cui avrebbe volentieri fatto a meno. Ma lei NO, come il bimbominkia medio che entra in casa altrui e prima ancora di salutare i padroni finisce di messaggiare, e al limite dà la mano senza staccare gli occhi dallo schermo, così Marystar ha rovinato la solennità della standing ovation per commettersi subito ed informarci di una cosa che sapevamo già, ovvero che Napolitano era di nuovo lì. Quanto a Lei, presidente, butti giù l'amaro calice: ha avuto più voti dell'altra volta, nel paradosso assoluto di questo post-elezioni, ed ora deve traghettarci verso il Nulla. Non tema, La stimiamo comunque. Voto 8 a Napolitano, 4 alla Gelmini per l'atteggiamento non consono.

Il Partito Democratico (o quel che ne resta). Ok, sarebbe troppo facile sparare sulla Croce Rossa, specie perché ho votato questo partito per la prima e credo ultima volta in vita mia, ma penso proprio per questo di poter dare un parere abbastanza scevro da partigianerie o pregiudizi. La Caporetto democratica, con le candidature bruciate di Marini e Prodi, la regia oscura di Renzi (visto a non nominarlo delegato regionale? Più vendicativo di un chierichetto...) & D'Alema (che resta appunto quel gran fuoricorsista rancoroso di cui già dissimo), i mal di pancia a getto continuo della base e dell'altezza, e pure del perimetro e dell'apotema del partito, le imboscate e i tradimenti sanciscono un unico verdetto: il PD si dimostra una volta di più un partito nato morto, frutto dell'alchimia di elementi inconciliabili come l'ex sinistra democristiana e gli avanzi dell'ex PCI in salsina socialdemocratizzata. In nessun luogo al mondo, checché ne ciarlino gli esperti, il centro cattolico si allea con la sinistra, poiché, se anche i due poli paiono accomunati da una certa visione solidaristica dello Stato e della politica in termini di protezione dei più deboli e promozione di scelte egualitarie, sono d'altra parte separati da un oceano metafisico, poiché il personalismo teleologico cattolico non ha nulla a che vedere col cieco materialismo storico delle teorie a cui, se non è cambiato pure questo, si ispira un partito di sinistra. Da un lato valori non negoziabili perché emanati non dall'uomo, ma di Dio, dall'altro l'elevazione del bisogno individuale a legge pratica relativamente valida indipendentemente dal numero degli abbisognanti, da un lato il guariniano "piaccia, se lice", dall'altro il tassiano "s'ei piace, ei lice". E così enumerando. Ora, questa antinomia a monte si è tradotta, a valle, in due campagne politiche (2008 e 2013) che si sono rivelate una disfatta senza appello in entrambi i casi, perché sotto sotto, e lo dico perché ho sentito l'uomo della strada parlarne, il socialdemocratico convinto non ha voglia di votare la Bindi e tutto il mondo di vecchiume ideologico che costei si porta dietro, né il cattolico osservante può accettare che prima o poi il PD tiri fuori la legalizzazione del matrimonio omosessuale. Per dirne una. E c'è poi da ponzare sul fatto che la vittoria alle primarie ha a tal punto ubriacato la segreteria Bersani da far sembrare le istanze dei renziani poco più che capricci. Di qui le candidature di gente non impresentabile, ma vecchiotta, i giochini di far disputare le primarie a Finocchiaro e Bindi non nella loro regione di residenza, il peso abnorme dato a candidati molto sinistresi, laddove la fetta renziana dell'elettorato cresceva in sdegno e malcontento. Insomma, il netto successo alle primarie ha provocato nei bersaniani quella che potremmo da oggi definire "sindrome dei guelfi Neri", a memoria di quanto Ciacco profetizza a Dante nel sesto dell'Inferno, allorché gli racconta che i Neri, aiutati da Bonifacio VIII, prenderanno il potere a Firenze e bersaglieranno i Bianchi con rappresaglie ed ingiustizie multiple senza avere un minimo di pietà (vv. 70-72: Alte terrà lungo tempo le fronti, /tenendo l'altra sotto gravi pesi, /come che di ciò pianga o che n'aonti). Peccato che i guelfi Bianchi siano oggi capeggiati da un fiorentino DOC, Renzi appunto, che quindi di guerre civili se ne intende. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. (E anche il conte Ugolino ha avuto il suo risarcimento: Enrico Letta è pisano...) Voto: boh, come fai a votare una cosa che non c'è?

Papa Francesco. Sempre più pop, a livelli che oramai scaraventano Wojtyla nella preistoria. Dopo aver detto che Dio non è uno spray, alla preghiera del Regina Coeli di domenica, evidentemente caricato a mille dalla parabola del buon pastore, Bergoglio ha arringato la folla come nemmeno il più esperto dj di uno spring break qualsiasi sarebbe riuscito a fare. Lui: "Sentite la voce del Signore?". La folla: "Sì!". Lui: "Non... non sento..." (mano all'orecchio in stile: "Let me feel your rythm!!"). La folla: ""Sììììì!!!!". Poi, la folla: "Fran-ce-sco, Fran-ce-sco!". Lui: "Grazie per il saluto, ma salutate anche Gesù! Gridate Gesù, forte!!!". La folla: "Ge-sù, Ge-sù!!". Ovvio che Ratzinger si starà fregando le mani, pensando di aver trovato il vasocostrittore giusto per ridare slancio anche mediatico ad una chiesa in gravissima crisi. E Bergoglio vasocostringe da vero entreneur. Secondo alcuni, ovviamente, anche un po' troppo fuori dalle righe con atteggiamenti magari pure eccessivi. Oddio, a parte che dopo 27 anni di pontificato wojtylesco in cui si è visto di tutto, in senso buono, grazie all'istrionismo di GPII, gente come Bergoglio non è più nuova in senso assoluto. A parte che, ormai, sembra che dobbiamo rassegnarci all'alternanza tra pontefici "seriosi" e pontefici "popolari" (Pio XII vs Giovanni XXIII, Paolo VI vs GPI e GPII, Benedetto XVI vs Francesco). A parte tutto ciò, Bergoglio mostra in realtà una scafatezza da vero gesuita. Ricorderanno i nostri piccoli lettori che una cosa fu imputata a Wojtyla appena deceduto, ovvero di aver riempito le piazze, ma svuotato le chiese; in other words, si osservò che la grande carica mediatica di GPII aveva bensì avuto ottime ricadute in termini di folle oceaniche agli Angelus, alle Giornate della gioventù, al Giubileo, ovunque questo umile polacco mettesse piede, insomma, epperò a questo boom promozionale della singola figura del Papa non era corrisposta la capacità di frenare il crollo delle vocazioni religiose, cosi come quello del numero di cattolici praticanti, che obiettivamente si sono acuiti proprio nei 27 anni di regno del cracoviano. Tutta roba che, poi, passò in cavalleria nel momento in cui si riconosceva a GPII di aver avuto un ruolo attivo e fattivo nel contribuire all'estinzione del Demone Sovietico che tanto turbò i nostri sonni da Yalta in poi (e comunque nemmeno Paolo VI riuscì ad arginare la marea montante dello scetticismo secolarizzante, figuriamoci un uomo che veniva da una nazione mai toccata prima dalle mode consumistiche).
Vero è che la questione della mediaticità non sempre feconda di Wojtyla può oggi essere analizzata in termini sereni: ci permettiamo senza dubbio di rimarcare come certe occasioni ecumeniche di quegli anni, Giubileo in primis, ci avessero lasciato un certo retrogusto sgradevole, non certo nell'impegno profuso da un Wojtyla ormai a pezzi, ma nell'atteggiamento di certi fedeli, di certe masse di fedeli, che sembravano partecipare all'evento non per Gesù, ma perché c'era quel Papa lì. Voglio dire che, a volte, mi si formava nella mente l'immagine di un cartellone teatrale con scritto a caratteri cubitali GIUBILEO!!!, poi appena sotto CON PAPA WOJTYLA!!! e poi ancora sotto sotto, in caratteri minuscoli, "e l'amichevole partecipazione di Gesù". Purtroppo pareva proprio che il Giubileo, specie il Giubileo dei giovani, fosse diventato una specie di Woodstock cattolica la cui star principale risultava essere (involontariamente) il Papa, dopodiché si faceva uno sforzo e ci si ricordava che il "protagonista" vero della cosa era colui di cui il Papa è il vicario, Cristo appunto. Ma era già tardi, le telecamere si erano già spente, i canti erano finiti, si disse addirittura che i preservativi coprivano la spianata di Tor Vergata, a dimostrare che la gioventù cattolica aveva saputo unire in maniera epica l'utile al dilettevole (ma cathopedia dice che non andò così, e lo speriamo vivamente, non per un soprassalto di pruderie, ma perché pensare che gente giubilare abbia approfittato dell'occasione per lo zompo è poiuttosto triste...): lo spettacolo imperniato sul Papa era andato bene, quello della Fede no.
Bergoglio, in quell'esortare la folla a scandire non il suo nome, ma quello di Gesù, mi pare abbia dimostrato di aver ben presente il rischio della mediatizzazione della figura del Papa, e di non voler cadere nel budello predetto. La sua idea è quella di essere un tramite, dotato certo di una visibilità negata a chiunque altro, e tuttavia conscio che il fascio di luce che si punta su di lui deve essere subito deviato verso la Sorgente stessa del suo essere lì. Non male, non male. Detto poi che, secondo me e la Spocchia, la sua voglia di stare tra la gente ci porterà di qui a poco ad assistere agli Angelus con lui in piazza in mezzo alla folla, microfono da guancia come ad Amici, giro per la piazza sul gippotto, le guardie del corpo che impazziranno tutte le volte. Ce lo vedo troppo. Voto 8.

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