Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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giovedì 17 ottobre 2013

Spesi, ma spesi bene! Tra faziosi e tempi bruni.

Ah, la sfrigolantissima lite Fazio-Brunetta a Che tempo che fa! Che persino un vecchio lupo di mare televisivo come Fazio cascasse nella rete del rinfaccismo di scuola PDL era difficilmente pronosticabile. Ma si sa, l'uomo di sinistra è sempre convinto, quando ha a che fare con quello di destra, di avere di fronte un bambolone imbelle, un ignorantotto attaccato ai suoi quattro concetti, uno sprovveduto propalatore di qualunquismi piccolo-borghesi, ma più che altro un essere appartenente ad un'umanità di grado inferiore. Si tratta cioè, se vogliamo ricorrere a livelli alti di comparazione, altezze imposte evidentemente dal tiro del post precedente a questo, della ormai arcinota Sindrome del Cavaliere d'Oro del Grande Tempio di Atene quando deve affrontare un Cavaliere dello Zodiaco (Bronze Saint nell'anime originale). All'inizio è tutto un frullar di colpi sferrati con soave noncuranza, quasi si avesse di fronte un moscerino, dopodiché l'Aldebaran o lo Shaka o il Milo (uso i nomi originali) di turno si rendono conto che il tapinello che hanno di fronte è più coriaceo di quanto non sembri, sì che alla fine, o perché gli parte un corno dall'elmo, o perché l'avversario si sublima in una colonna di luce assieme a loro, o perché dopo trafitture multiple il tizio è ancora lì, decidono di smetterla con il match e mollano, o si lasciano disintegrare in allegria, il tutto all'insegna di frasi topiche del tipo: "Ho fatto male a sottovalutarlo, di Cosmo incredibile è dotato costui, e superiore a me di certo [per una spallina congelata, ma dai....], oh, egli dunque appartiene ad Atena! [AAAAthenà nell'originale giappo]". Ecco, più o meno domenica è andata così: convinto di punzecchiare sul vivo Brunetta sulla questione Alitalia, Fazio, alla replica di costui che gli ha rinfacciato il suo fresco rinnovo di contratto in RAI per la modica cifretta di 5,4 milioni di Euris, si è visto costretto ad un frettolosissimo ripiego come non si vedeva dai tempi della ritirata di Kutuzov contro Napoleone ad Austerlitz, finendo, nel giro di 120 secondi, all'angolo, ridotto, dal mitragliante eloquio brunettiano, a sacco da punching-ball, costretto a flebili autodifese puntualmente coperte dal parlar sopra dell'avversario, sì che a un certo punto si è dovuto ridurre a chiedergli di cambiare discorso. Una disfatta su tutta la linea, se si pensa che poi, da ambienti RAI, fuori RAI e resto del mondo, NESSUNO si è peritato di difendere il conduttore, ma tutti hanno lasciato intendere che sì, Brunetta odioso come al solito, nanerottolo logorroico, basso giocatore di colpi bassi, però però Fazio, quei milioncini lì in tempo di crisi, eh? Per lavorare due sere a settimana, poi, eh? Vabbe' che tu porti introiti alla RAI, ma pur sempre dipendente pubblico sei, eh?

Ma insomma, l'Iva al 22% si applica alle puffragole o no?

Mostruosa l'ironia di Gianluca Nicoletti su Melog martedì mattina nel rispondere agli ascoltatori, paradossale che persino Repubblica abbia impallinato il supposto alleato, laddove una vigorosa ancorché poco convincente difesa del predetto è arrivata dal Corriere. Morale: il primo della classe, il discreto chierichetto dai canini spuntati, il felpato affabulatore che incensa chiunque segga di fronte a lui è finito in 24-48 ore a fare la parte del fighetto viziato che ha tanti bei giochi e non vuole dividerli con nessuno. Di qui, due sommarie conclusioni:
1) Laggiù nelle lande sinistresi non ci si vuole rassegnare al fatto che gli uomini del cdx non sono più i disorientati tatoni di un tempo, quelli che venivano SEMPRE messi dialetticamente nel sacco dall'astuta interlocuzione di un D'Alema o anche solo di un Minniti in modalità econofast. Questa gente, come appare chiaro dai moduli sempre identici dell'espressione, in termini di postura, atteggiamento verso l'avversario e tipologia di argomentazione, è andata a scuola, ma sul serio; si capisce lontano un miglio che tutti i centrodestrini d'assalto (Brunetta, Santanché, Comi, Carfagna, Giro, ecc.) sono reduci da paurosi training organizzati da esperti di comunicazione, sì da essere stati letteralmente "programmati" per condurre sempre in un solo modo il dialogo con l'avversario, non dicono parola o muovono muscolo facciale senza che tale atto sia stato attentamente studiato in termini di resa mediatica. Sono tutti attori, insomma. Perché alla fine le regole sono sempre le stesse:
a) L'interlocutore domanda: "Ma come pensate di gestire il problema X?".
b) Il centrodestrino replica: "Prima vorrei capire come la sinistra pensa di risolvere il suo problema Y". Esempio classico: Berlusconi avrà le sue magagne con Ruby, ma il PD pensi agli scandali tangentizi di Penati. O alla questione Montepaschi.
c) Se l'interlocutore è contemporaneamente l'avversario, come nel caso di Fazio, o come la Costamagna contro la Carfagna, la risposta è: "Osi farmi le pulci proprio tu, che pure hai questo, questo e quest'altro peccato Z da nascondere?".
Seguono, in proporzione variabile, accuse di comunismo (Carfagna vs Civati), insulti multipli (Santanché vs Santoro), facce artatamente truci quando Crozza satireggia a Ballarò, commentini di sottofondo, provocazioncine, urla e strepiti, "L'ho lasciata parlare, adesso Lei lasci parlare me!", "La vedo agitata, come mai?", ecc. Ciò che conta è ammazzare sul nascere il fertile limo della discussione per portare subito tutto su un binario morto: le repliche centrodestrine hanno la caratteristica di non essere quasi mai omogenee rispetto alla questione in oggetto, ma ciò si deve al fatto che, prima ancora di venir catechizzati dai predetti esperti di marketing e comunicazione, i nostri fantastici eroi sono cresciuti alla scuola De Filippi, quella del talk show in cui viene fuori tutta l'immaturità latente in chiunque di noi, ma che in contesti di sovreccitazione forzata conduce ad un tipo di espressione quasi surreale in cui l'unico modo per difendere la propria posizione è dire cose che non c'entrano con quelle dell'altro, sì che il dialogo (dia-leghein, parlare attraverso) non partirà mai perché i presupposti non si incontrano.

Onorevole, Gargamella è un proletario! - Lei c'era quando l'ha detto?


E così l'ottimo Brunetta ha certo tutte le ragioni di opinare sull'emolumento faziesco, ma si vede bene come rinfacciare al conduttore una cosa simile mentre si stava parlando del fallimento PER 5 MILIARDI dell'Alitalia, cioè di una compagnia aerea decotta che nemmeno l'azione generosa per quanto vacua del pool dei patrioti ha saputo salvare dal baratro, è pura commedia. A quel punto, per restare, diciamo così, in scia, Fazio avrebbe dovuto replicare: "Lei prende lo stipendio da parlamentare mentre in Africa i bambini muoiono di fame" oppure "Ma che ne sa Lei che è stato trombato alle elezioni comunali di Venezia?". Il fatto è che Brunetta è arrivato in trasmissione espressamente caricato per svergognare Fazio: troppo rapida la replica, troppo preparate le rimbeccature successive per non essere frutto di attento studio preliminare (uscite dal castello di Biancaneve, please, le domande delle interviste sono sempre concordate prima, siamo in Italia...). E così Fazio ha continuato ad annaspare: Io guadagno i frutti del mio lavoro - Brunetta: Come tutti - F: Metà dei miei guadagni va in tasse - B: Come fanno tutti - e via così; segue tentativo di Sacro Virgo risolutivo: "Io non ho denunce per frode fiscale!", ma tanto l'altro non ascolta (come nelle commedie) e va avanti a parlargli addosso, fino al capolavoro finale: "Io sono orgoglioso dipendente RAI da trent'anni" - "Ed io sono italiano da 63!!!!". Ora, al pubblico de panza resterà l'impattanza della replica, ma è chiaro che, a mente fredda, le parole di Brunetta sono semplicemente ridicole rispetto a ciò che ha detto Fazio; né più né meno che se io chiedessi un caffè al bar e mi si rispondesse: "Tempi duri per le zucchine...". E allora, giovani uomini di sinistra, aprite a pagina 1 il Manuale del perfetto piazzista e stampatevi in mente l'assioma numero 1: "Una frase, per quanto di contenuto assurdo o non pertinente al contesto, pronunciata con tono assertivo diventa per ciò stesso del tutto convincente, al punto da venir creduta vera a priori".  Civati, prendi nota.
2) Epperò Faziuccio si era già tirato addosso l'ira divina appena venti minuti prima del match con Brunetta, mentre intervistava il neosenatore vitalizio Renzo Piano. È bastato un accenno al compenso che Mr. Slow prenderà come senatore, che a Fazio è venuta la solita curiosa espressione da pecorella imbarazzata che gli si stampa involontariamente in faccia quando sa di averla detta (o stare per farla) grossa, come appena prima dello sketch di Crozza all'ultimo Sanremo: gli occhi si abbassano verso l'esterno, la bocca e il mento si smussano a forma di cuore, gli occhi si anneriscono. Qui Fabiuccio nostro dice che i mestieri di responsabilità meritano il giusto emolumento, anche perché così si può pretendere l'eccellenza, quindi NO all'idea pauperistica della politica che alimenta la mediocrità. La politica, appunto. Ma tu, uomo di spettacolo, pensi di meritare altrettanto? Questo ci si domandava. Dopodiché, il diluvio punitivo di Zeus si è abbattuto impietoso sul nerd savonese. Che, visto il trend ideologico medio del programma e degli ospiti che vi compaiono, ha usato l'ultima parola - pauperismo - che poteva permettersi di sfanculare.
Detto brevibus verbis (o brevis verbibus per gli amanti del tardoantico): Fabio, Fabietto, Fabiettino, tu che inviti, una volta ogni tre/quattro, Gino Strada a parlare di Emergency e ad accusare gli Stati Uniti di tutti i crimini del mondo, compresa la disintegrazione dell'impero Hittita nel 1200 a. C. e spicci; tu che da sempre fai del terzomondismo una bandiera del tuo programma; tu che raduni attorno a te tutti i più bei nomi dell'intelligencija anti-capitalista e anti-mercatista, gente per cui Adam Smith è un novello Satana, a sparare a palle incatenate sulle orrende e subdole logiche del mercato, che dietro alla finzione liberista cela i peggiori soprusi a danno degli ultimi della Terra;  tu, insomma, a chi ti contesta l'esorbitanza del tuo cachet, non trovi di meglio che rispondere: "Ah, ma questo è il valore del mercato..." o peggio "Grazie a me abbiamo introiti pubblicitari che voialtri vi sognate" o addirittura "Io faccio guadagnare la mia azienda"? Insomma, deciditi. L'ipocrisia a lungo andare genera più nemici della schiettezza. Guarda e nota come nessuno ti abbia difeso a botta calda, lasciandoti solo e nudo di armi a replicare ai tweet di Grillo. Fatti due conti e ricalcola il numero degli amici. Ma soprattutto, decidi da che parte vuoi tenere cuore e portafogli. Civati, prendi nota.  

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