Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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sabato 16 novembre 2013

"Dimmi la verità o vado dalla polizia!" (coppa Lollons della serata- UGF 02 per 05).


Involontariamente comica la minaccia del Capofamiglia a Edoardo, che con la polizia ha giusto in ballo una trascurabile estorsione da 300.000 euris, detto pure che lo Zenigata facciuto Popolizio, in linea con la più alta tradizione della commedia terenziana, non vuole far uso personale del conquibus, chessò, comprarsi le mutande usate di Harry Styles, ma esso conquibus gli torna utile per far curare la moglie malata di tumore. Resta la sottilissima alzata di sopracciglio di Gassmann (non capisco mai con quante N finali vada scritto, vabbe') che è tutto dire: "A pa', che ddevo ride?".


Ke palle, Valeeeeee! Kome faccio se non poxo kiamare Raul?


Scenetta a parte, l'episodio 5 della Big Family fila via decisamente meglio dei predecessori (o precedenti?), poiché c'è qui ciò che, mancante nelle serie con millemila personaggi, rende dette serie un formicaio impazzito, ovvero il Luogo o l'Evento che fa da perno agli svariati destini individuali, i quali verso lì tendono e da lì ripartono. Stavolta tutto ruota attorno al matrimonio di Fehlbehrbauhm col cessivendolo, e quindi una spina dorsale le storie dell'episodio si trovano ad averla. Ciò impedisce la noia. Del resto, tolta la 3C ai ragazzi della 3C nella terza serie dell'omonimo telefilm, oppure tolto il negozio alle commesse capeggiate dalla Ferilli nell'omonima fiction, i risultati narrativi sono colati a picco.
Tant'è. Semmai orticariogena è la pippata di inizio episodio, quando a turno ad ogni puntata si affida alla voce fuori campo di uno dei protagonisti un lungo monologo incentrato sulla famiglia e sulle sue problematiche, roba di piattezza subatomica: "La famiglia è il luogo dove si nasce, si cresce, si parte, si torna; nulla sfugge alla famiglia; puoi distruggere otto volte una Mercedes andando a sbattere contro un palo dopo una serata etilica, puoi lasciare in giro gli assorbenti usati, puoi cucinare il pollo rancido, ma la famiglia ti perdona sempre; la famiglia è il posto dove vedi la gente che fa la famiglia, dove i pensieri si pensano e le parole si dicono....". Anche qui si scimmiotta, male, il già mieloso pippozzo del finale degli episodi di Desperate Housewives: (campo lungo) "Nella vita, tutti andiamo da qualche parte: (interno casa di Bree che cuoce una testa di capretto) c'è chi va avanti (Susan in giardino seppellisce un canarino) chi va indietro (Gabrielle decapita un bambola) chi va a destra (Lynette litiga coi gemelli) chi a sinistra, ma alla fine tutti, uomini o donne (zoom su coppia gay), procarioti ed eucarioti (campo lungo su Wysteria Lane), tutti, da qualche parte, nella vita, andiamo (plum plum plum...buio)".
Tolto ciò, gli eventi filano alquanto. 

1) Il matrimonio Nico-cessivendolo tiene assieme tutto il carrozzone, regalandoci momenti di autentica comicità quando si tratta di litigare con i gazebisti che tirano su il gazebo storto, o quando Stefano inventa lì per lì che Nico non vuol più saperne del cessivendolo e per poco non lo manda in sincope. La cerimonia è assai sobria, giusto un seicento invitati, il rito cattolicissimo, il Valzer dei fiori suonato col ritmo del liscio di Raul Casadei, la cornacchia morta ad adornare il cappellino della consuocera. Convergono verso il fatidico un Edoardo ormai autentico carnefice di sua moglie, direi una specie di JR di Dallas reloaded con molta più carognaggine, Nora e il Capofamiglia che si struggono tutti, una Laura ormai pronta a buttare a mare la sue remore chiesastiche per zompasse il segaligno babbo di figlia lesbica, Nicolò che prova l'ebbrezza di non sapere cosa fa il pitturista in sua assenza (cioè, prova: proverebbe, se la sua faccia tradisse qualche emozione rispetto all'assetto base, ma è chiedere troppo); divergono invece i destini di Raoul, umiliato da chiunque lo incontri ("Te sei una parentesi!", gli sbatte in faccia Edo, con disprezzo neanderthaliano; "Salvo è adottabile, ma lei è un fottuto single!!!", lo incenerisce il giudice dei minori), costretto per l'ennesima volta a consolarsi con la solita cavalcata in mezzo alla natura selvaggia, cavalcata che si interrompe sempre prima di sfracellarsi contro un tronco che taglia la strada e che porterebbe il belloccio a fare la fine meschina di Anthony di Candy Candy; diverge pure Stefano, il testimone-pierino che in realtà sente ormai vicinissimo il momento della conoscenza biblica con la capa, che obiettivamente non aspetta altro. Difatti il nostro Calimero abbandonerà tutti per raggiungere la casa di lei, dopo che la sera prima gli era stato fornito l'indirizzo di una saracinesca. E lei, vogliosa come giovane e NON inesperta femmina di mandingo, gli propone di andare a casa di lui, sperando che intanto le piume siano state fatte sparire, per copulare in geometrie che si decideranno di volta in volta: PURTROPPO tutto è lasciato all'immaginazione, poiché il massimo che il regista birichino ci concede è la visione di Stefano con la camicia semiaperta sui pelazzi del petto e lei che gli frana addosso come mai ha fatto con alcuno dei lavabi della cesseria.

Pronto, Beyonce'? Ma è un supplizio così tutte le volte??

2) È poi tutto un bell'invertirsi di ruoli (ah, Plauto...) che impone allo spettatore la voluntary suspension of disbelief, altresì detta: "Piuttosto di Santoro, mi guardo questi qua...". Chiara, ridotta come si diceva a puro manichino nelle sapienti e crudeli mani di Edo, non sa più come contattare Raoul, poiché il Risorto (Edo, sempre) le ha requisito il cellulare a sua insaputa, come una quindicenne bimbominkia qualsiasi. E allora cosa accade? Che la madre chiede alla figlia quindicenne bimbominkia di comprarle il cellulare nuovo! E la figlia non vuole! Signori miei, ma Ionesco me fa 'na pippa! Già già. Poi però, pucciosona lei, glielo fa trovare sul tavolo, ancora impacchettato. E così riprendono le relazioni diplomatiche tra i due amanti diabolici. Ma pure Raoul è in sofferenza: di fronte all'irraggiugibilità di Chiara, il cavalcatore ippoterapista si abbandona a un pianto dirotto sotto gli occhi di Salvo, che evidentemente comincia a sospettare che sotto quei muscoli pulsi un cuore di marzapane. Ecco allora che il mulattino impone la propria presenza dal giudice, anche se non serve: "Tu non puoi venire!!", "Vuoi vedere????" e Raoul abbozza. Ricevuto il pesce in faccia dal giudice, Raoul fugge a perdifiato sull'autostrada, ma poi ci ripensa, e  il mulattino saggio si fa rintracciare da Laura con telefonino. Decisamente i punti virilità del personaggio stanno sbiadendo. Siamo all'elegiaco puro: occhi sbarrati, iperattività ansiogena, crisi emotive, 'na maceria, poraccio.


Salvo, il masso che mi hai visto spostare ieri col mignolo... era polistirolo...

3) Inserti cartoon: mentre la capa dialoga affettuosamente con uno che poi scopriamo essere suo fratello, il gelosissimo Stefano li osserva grifagno, ma ciò gli fa perdere il controllo del montacarichi, con successivi tamponamento e demolizione di una quindicina di lavabi. Bello il fotogramma alla Hanna&Barbera di Calimero che guarda i due e intanto il montacarichi procede per conto suo in direzione opposta. Lol, si direbbe. Non meno grifagni gli occhiacci di Edo a Ernestino detto Tino, che curiosamente cresce di quattro centimetri ogni quarto d'ora per poi improvvisamente ritornare piccino (scene aggiunte in post-produzione?): il piccolo si sente UN FILINO intimidito dalla presenza in auto di Diego Monofaccia, e il padre non può far altro che esibire un sorriso da alligatore e dirgli: "Tino, sai cosa vedremo un giorno? Le balene....". Ah, però. Intendeva questa? O questa? E Tino, evidentemente rassicurato, ammutolisce. Ma ben peggio è l'ultima scena dell'episodio, allorché Chiara, nonostante la sindrome di Stoccolma emersa già giovedì scorso, rifiuta il coito talamico a Edo al grido di: "Fingere no, non si può!! E sai perché?", al che Gassmann, esattamente come il Kenshiro dei doppiaggi anni '80, sibila un cavernoso "Raoul....." per poi cacciare di casa come una vajassa qualunque la Rocca, costretta a mettere in valigia il primo bolerino da 2000 euro tirato fuori dall'armadio.     


Ma nun la smette mai de magna' 'sto regazzi'?

4) Restano l'auto-acconciatura di Nico, che passa da un tipo Bangles dei tempi d'oro ad un modello da santarellina de 'sto piffero, l'inspiegabile viaggio di nozze a Helsinki, il posto probabilmente meno romantico del mondo dopo il ristorante western di Gardaland, l'addio al nubilato inciuccandosi di Bellini, la querulaggine telefonika (sì, colla k) di Laura col tizio. Dai, per gli ultimi tre episodi vogliamo il sangue!  

Ciiiicci, ma dai, basta con tutto questo bigottismo! E chiama tua figlia diversamente donna, no?

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