Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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giovedì 4 settembre 2014

Machittevòle@Festivaletteratura. Michele Serra vs Resto Del Mondo


[Avviso ai cortesi lettori: i giovinotti intervenuti con Serra, visto che noi li abbiamo ironicamente cazziati, hanno chiesto di veder cancellati i nomi dal presente post. La democrazia imporrebbe che, se uno ci mette la faccia, deve pure accettare di finir citato in resoconti a lui ostili. Costoro invece declinano le loro generalità solo a chi li loda. Li abbiamo accontentati per non dover liberare l'Italia centro-settentrionale dall'alluvione dello loro lacrime].


Il bello di Mantova durante il festival è che respiri cultura anche solo contemplando nobili facciate ducali che...
[segue spiegone su quant'è bello il festival]
Ma alle 18.30 ora di Mantova siamo tutti a Piazza Castello, dopo aver udito la nobile conferenza di uno psichiatra 91enne che ci ha detto della follia di Virginia Woolf. Fila interminabile, ma entriamo. Ospite dell'evento, l'alter ego grasso di Fabio Fazio, ovvero Michele Serra, che sceglie il basso profilo (pulloverino, sorrisetto, barbetta, poca tristezza negi occhi) per sottoporsi al fuoco di fila di domande di un gruppo di giovincelli che hanno letto, riletto e meditato il suo ultimo successo editoriale, "Gli sdraiati", storia di un padre che vede il figlio in età bimbominkia e teme per lui un futuro passivo (tipo laudabor), statico (tipo moriar), di perenne attesa del comabimento che non arriva, appunto sdraiato e inerte.
Il buon Michele esordisce come esordiscono tutti quelli che vogliono dare una frustata di understatement ai simposi, ovvero dicendo che lui non è antropologo, non è pedagogista, non è sociologo, non è niente, è solo uno scrittore che ha osservato il figlio con lo sguardo dell'etologo.
Ma è Michele Serra.
E ne sa.
E non sopporta chi non sa, ma crede di sapere.
Ma finge di sopportare, ed è un gran merito.
Dico ciò perché, tra moderatore e intervenienti al dibattito, gravita attorno al Serra una serra di individui perlomeno curiosi: il moderatore, tal Federico Taddia, ha imparato tutte le regole della moderazione 2.0, ovvero parlare addosso all'ospite e interromperlo a metà discorso. D'altronde il suo esordio è stato chiaro: questo dibattito, dice, sarà un'ottima occasione per non capirsi e per scoprire come una generazione di quarantenni ha trovato la sua catarsi nella storia narrata da Serra. Appetitoso, no?
Gli altri intervenienti sono ragazzi che hanno accolto l'appello lanciato su Facebook dal predetto Taddia a tutti quelli che hanno letto il libro di Serra: volete venire al Festivaletteratura a parlare con l'autore? Sì? Cliccate 'mi piace'!
E per esserci, ci sono.
I giovincelli, tuttavia, si esibiranno in  un pezzo d'ensemble a senso unico, ovvero: "Caro Serra, non è vero che siamo tutti sdraiati", cui il Serra risponderà con un contrappunto in tie' maggiore intitolato: "Lo so anch'io, io ho descritto uno stato di cose, non una legge universale".
Vediamo un piccolo assaggio degli interventi e poi ne discutiamo, eh?
Tizio : Caro Serra, ho letto il libro per curiosità personale [che eroe... NdSpocchia], voi adulti guardate molto male noi giovani, dite che siamo fannulloni, facciamo tante cose insieme, ma alla fine restiamo statici. Ma siamo davvero tutti sdraiati? Non hai magari un po' generalizzato?
Risponde Serra: io non generalizzo, ho scritto una singola storia. Da padre, ho dato uno sguardo ansioso, perché gli adulti si rendono conto che i 20 anni di oggi sono assai complessi, ci sono molte meno occasioni di andarsene per la propria strada e dire ciao alla famiglia. Il padre del mio libro personifica il genitore confuso. Non dobbiamo presumere che i figli crescano uguali a noi, queste erano cose di una generazione fa. Che effetto fa oggi ai ragazzi avere padri poco autoritari, senza dogmi da trasmettere? Il padre del mio libro è il dopopadre di una dopoepoca. È impossibile definire il figlio, costui vive nel suo mondo e il padre si sente confuso, ma si assolve, perché pensa che la sua confusione sia sincera, mentre il comportamento autoritario lo avrebbe reso insincero. Noi abbiamo molte colpe se oggi voi ascoltate Guccini, io a 20 anni mica ascoltavo Natalino Otto. Ho pensato al titolo del libro 20 anni fa, lo scrivo da 7, è venuto fuori un romanzo in cocci perché racconta un padre a pezzi.
Ineccepibile, no? Qualsiasi uditore con un certo tappeto sinaptico attivo concluderebbe che Serra ha fotografato una situazione diffusa, che non cerca scuse né per sé né per gli altri genitori. Diciamo che la generazione odierna presenta una forte incidenza di fenomeni di sdraiatismo, a loro volta legati a precise mancanze della generazione paterna. Stop.
Interviene una Tizia che non viene identificata, ma è lì sul palco con gli altri, quindi ha la massima parrhesia. E soprattutto, dimostra di aver capito assai del discorso serresco.
Tizia: Caro Serra, Il padre del tuo libro è una figura evidentemente autobiografica, ed è dichiaratamente di sinistra. Ora, è noto che glil uomini di sinistra odiano le generalizzazioni, tipo che se tu leggi sul giornale: "Extracomunitari compiono una rapina" ti scandalizzi, perché il titolo dell'articolo mira a comunicare al lettore che tutti gli extracomunitari rubano [???????????????????????????????????????????????????????][ammetto che qui la Spoccchia ha avuto un mancamento] . Però se intitoli un libro: "Gli sdaraiati", anche tu stai generalizzando, perché è implicito che per te tutti i giovani sono sdraiati [????????????????????????????????????????][poi, forse accortasi della boiata iperspaziale che ha appena detto, abbozza dicendo che "sono molto in imbarazzo a parlare sul palco a Michele Serra][e chi ti aspettavi, Cristina D'Avena?].
Ci fosse stato Vittorio Sgarbi, sarebbe partita una serie transgenica di insulti e bestemmie all'indirizzio della Tizia, ma Serra, paterno fino al midollo, la ringrazia per la domanda e ribadisce il diritto all'arbitrarietà dell'opera letteraria, che non ha alcuna pretesa scientifica, ma si limita a descrivere un certo stato di cose. Comunque, prosegue Serra, io a 16 anni non stavo sdraiato, c'era irrequietezza, fretta e prematura di crescere e spiegare il mondo agli altri. La pigrizia è rilevante, nei giovani d'oggi. Quanto di questa abulia dipende dal contesto sociale? Forse anch'io sarei spaesato se avessi 16 oggi. Dare degli sdraiati non è un giudizio moralistico: ho visto tante volte i miei figli sdraiati, forse stanno elaborando qualcosa di grandioso per il futuro, ma ora come ora stanno lì. Infatti facciamo molta fatica a tradurre il titolo in altre lingue, perché il senso profondo non si coglie più (del tipo che in catalano il titolo sarebbe: 'Descarciofados', modo gergale per dire fannulloni o qualcosa di simile). Metto la testa in camera di mio figlio e lo vedo sdraiato sul letto,  con computer sulla pancia, cuffie, smartphone, tv a mille, libro di chimica in una mano, e lui vede che lo vedo e mi dice che è l'evoluzione della specie. Sì, forse è vero, i ragazzi di oggi sono mutanti, cambia la relazione con gli altri, cambia il modo di apprendere, un tempo eri bravo se approfondivi, oggi è tutto orizzontale, l'apprendimento cerca latitudini vaste, ma è frammentario, non dico che verranno fuori dei deficienti, ma nemmeno dei geni, salterà fuori una psicologia molto differente e la cosa mi mette un filino in ansia. E comunque [e qui, se io fossi stato Tizia, mi sarei sotterrato, NdEDM], ricevo giornalmente moltissime lettere ed email di genitori che addirittura mi chiedono se ho spiato di nascosto i loro figli per aver scritto un libro simile, perché si riconoscono perfettamente nelle situazioni descritte. Insomma nessuna pretesa di verità universale, ma il fenomeno c'è ed è lì da vedere.
Voi vi sareste arresi, a questo punto?
Costoro NO: Tizia  legge da pag. 60 del romanzo e osserva: Caro Serra, tu sostieni di non avere alcuna pretesa apodittica nelle tue argomentazioni, ma a pag. 60 esordisci dicendo: "E' un fatto che...", come a voler enunciare una verità assoluta e descrivi torme di ragazzi e genitori che fanno la fila al negozio che venda la felpa all'ultima moda. Ebbene, ti posso assicurare che nella mia classe quasi nessuno veste Abercrombie o si dimentica di tirare lo sciacquone del wc. Insomma, secondo me tu generalizzi [obiezione ORIGINALISSIMA] 
Se ci fosse stato Vittorio Sgarbi, ecc. ecc., ma Serra, più paziente di Giobbe al millemillesimo attacco di scabbia, replica: prendo atto del tuo punto di vista [modo cortesissimo per mandarla a quel paese], tuttavia ti posso assicurare che ai miei tempi avevo una varietà antropologica molto più marcata nella mia classe di  Liceo [Serra è del '54, quindi parliamo dei primi anni '70, quando Peppino di Capri vinceva a Sanremo, per intenderci, NdSpocchia], anche con forti contrasti di atteggiamenti, oggi è tutto più uniforme, dall'abbigliamento in su.
Voi vi sareste arresi? Forse. Ma adesso, a metà abbondante dell'evento, comincio a capire chi c'è sul palco: Taddia, più o meno inconsapevolmente, ha reclutato un gruppetto di primi della classe arrogantelli e indiavolati per il fatto di essere stati classificati come sdraiati, nel senso che nessuno della loro generazione si salva dalla definizione serresca. Posso assicurare che Serra non ha MAI detto che TUTTI sono sdraiati, si è limitato a registrare l'invasività del fenomeno nella gioventù d'oggi. Spiace che gente che, come vedremo, vanta titoli scolastici da Ecole superieure des hautes etudes de stacepp mostri di non capire neanche le repliche dell'interlocutore, o all'inverso di avere un solo argomento da portare avanti e quindi di non poter ribattere che su quello.
La prova della sindrome da primini della classe offesi è subito servita: Tizia butta il carico da 11: Caro Serra, forse il problema è più vecchio di te, me e tutto il
pubblico messo insieme. Mi viene in mente il frammento 98 di Saffo [massì, retrocediamo alla ricerca di pezze d'appoggio, NdSpocchia], in cui la poetessa parla alla figlia Cleide, la quale sta scassando abbondantemente i cabbasisi alla madre perché vuole una mitra [e qui Tizia si pregia di precisare che non è l'arma, ma un corpicapo a listelli molto figo], in ispecie una mitra di quelle che vengono dalla Lidia, che fanno tanto fashion. Peccato che Pittaco, tiranno di Mitilene, capitale di Lesbo, isola di Saffo, da cui il nickname Lesbia per Clodia, quella di Catullo, insomma, Pittaco giusto in quelle settimane aveva chiuso le frontiere al commercio con la Lidia, così, per mostrare i muscoli. E cosa risponde quindi alla figlia capricciosa la nostra Saffo? Cara mia, ai miei tempi non eravamo abituate ad ornamenti così pesanti e costosi, quindi ti adegui anche tu...
Paragone ficcante. Che in realtà va più a tirar l'acqua al mulino di Serra. Ma Tizia non se ne accorge. E Serra, giusto per non infierire, liquida la dotta citazione così: hai proprio ragione, Tizia Rimini, i genitori rompono i coglioni da tremila anni.
Ok, chiudiamo col file 'generalizzazione' e passiamo a litigare su uno dei grandi miti dei nativi digitali: l'assolutizzazione dell'adolescenza come età di bambinaggine infinita tutta da godersi.
Tizio: Caro Serra, perché dici che non vorresti tornare adolescente?
Serra: ho molto sofferto, non è l'età più felice della vita, si è molto vulnerabili.
Tuoni e fulmini, mi dai addosso così alla aetas aurea bimbominkica par excellence? Sì, Serra fa. Non rimane a questo punto che fare la gara a chi trova per primo la contraddizione nelle tesi dell'avversario.
Comincia il moderatore: Caro Serra, secondo me tu invidi lo sdraiato.
Serra: che il vecchio invidi il giovane è scontato. Vorrei che l'avvicendamento tra generazioni non mi facesse sentire del tutto escluso da ciò che accade. Non è invidia. Terrore dell'esclusione sì. Non mi sentirei umiliato, mi spiacerebbe non sapere come va a finire.
Tizia: Caro Serra, eri vulnerabile, ma allora perché scrivi un libro per denigrare gli adolescenti?
Serra: no, il vero denigrato è il padre, il vero eroe comico del libro è il padre.
Tizia: e il figlio è grottesco?
Serra: no, è dannoso, distrugge la casa. Il padre mette in atto pietose strategie per convincere il figlio a fare una passeggiata con lui e tutto si risolverebbe.
Tizia: da questi passi si vede che il padre tenta il dialogo, ma per il resto del libro no. Il padre classifica, distingue, ma non interagisce, a parte voler portare il figlio sul colle della Nasca. Il figlio è un muro, ma il padre non fa un granché.
Serra: si, è vero, il padre è assillante e non lascia maturare le cose. Bisognerebbe capire perché il figlio è così muto col padre.
[seguono battute finto-spiritose da parte dei giovincelli, del tipo : "Mi hai pagato per fare queste domande" e simili, a cui ovviamente non ride nessuno]
Vista l'impossibilità di abbattere il fortino Serra si tenta di tacciare di viltà i genitori che si sono congratulati con lui per i predetti motivi.
Moderatore: mio figlio di 18 anni ha letto il libro e ha detto: "Questo è un problema vostro, non nostro".  Il tuo libro ha la colpa di essere un alibi per i genitori, che lo leggono come un saggio [Serra, per la prima volta in tutto il dibattito, dissente spazientito - e vorrei vedere! NdSpocchia], così si nascondono dietro il libro come dire che è colpa dei figli perché non comunicano.
Serra [coll'evidente intento di incenerire dialetticamente il Taddia, che stavolta ha completamente rovesciato il senso del libro e le idee di chi lo legge]: no, le lettere che ricevo non dicono questo, semmai sono sollevati nel riconoscersi nella confusione del padre, né autoritario né autorevole, mal comune mezzo gaudio. Viene oggettivato il problema del'incapacità di essere rispettati. Anche perché spesso non essere autoritari è più comodo. Non è un alibi, è la presa d'atto di un problema diffuso.
Tizio: Caro Serra, a pag. 21  si dice che i genitori oggi invadono tropo la vita dei figli, una volta no.
Serra: all'epoca vedevo che gli adulti sapevano fare alla grande la loro vita e non si lasciavano influenzare dalla vita dei figli, i miei genitori andavano dai professori una volta all'anno, forse. Oggi la separazione tra le due dimensioni non c'è. Le agende dei ragazzini di oggi sono frutto dell'ansia dei genitori, qui la loro colpa è evidente, e il calcio, e la scherma, e il flauto... I genitori scaricano sui figli le ansie da prestazione loro, vogliono che primeggino in tutto. Ho nostalgia di quando non c'era tanta invasività dei media, quel bel nulla del bighellonare con la mente per pomeriggi interi.
Falliti tutti gli attacchi collettivi, non rimane che l'attacco kamikaze, ovvero l'auto-immolazione dei singoli intervenienti, assetati di voglia di dimostrare che LORO sono tutto fuorché sdraiati. Inevitabile che il narcisismo tracimi a fiotti, con le comiche conseguenze che andiamo a saggiare
Tizia: Caro Serra, adesso basta con questa storia, se siamo sdraiati non va bene, se abbiamo impegni non va bene, uffa, io sono impegnatissima, ho un'agenda fittissima, ed è tutta roba serissima, io alla domenica partecipo al gruppo di discussione filosofica della mia città, faccio un sacco di roba, nulla mai è stato deciso dai miei genitori, e in più, sappiatelo miseri esseri umani, IO HO TUTTI NOVE A SCUOLA!!!!
Al che la platea esplode in una serie di applausi ironici e di esclamazioni sarcastiche, ricordo uno mancino con la erremoscia che ha detto: "E guarisci pure i lebbrosi?"
L'altra Tizia si associa, dicendo che i suoi la rimproverano al contrario di fare fin troppo, che se ci
soffe un libro per descrivere lei sarebbe "Sdràiati", non "Sdraiàti".
Seguono domande dal pubblico ma ci è venuta fame.
Comunque Serra, che in genere non primeggia mai per simpatia quando lo intervistano, ha liquidato cordialmente tutti gli appunti dei giovani spiegando dodicimila volte lo stesso concetto, fatto inevitabile, essendogli stata rivolta per dodicimila volte la stessa obiezione. Saranno stati pure tutti bravi o bravini a scuola, i giovincelli, ma è stato imbarazzante notare la loro totale incapacità di argomentare oltre le quattro idee preparate per tempo. Voglio dire: Serra li ha spiazzati tutti subito, dichiarando di non aver voluto scrivere nulla di pretenziosamente scientifico e indiscutibile, loro hanno con tinuato imperterriti con l'accusa di generalizzazione. Un colpo avevano in canna e non sono riusciti a cambiare tattica. Massì, sicuramente le domande saranno state concordate prima, a Serra tutto sommato non sarà dispiaciuto avere necessità di un' unica contro-argomentazione per rispedire a cuccia i fanciulli, ma costoro non hanno saputo fare strategia, nel senso che hanno diversificato poco la tipologia dei rilievi e soprattutto non hanno MAI messo a segno un colpo dialettico, uno di quelli che facesse dire a Serra: "Si, su questo hai perfettamente ragione", tranne forse la cosa di Saffo, ma era un'osservazione che non apportava nulla di nuovo al già detto.
Noi concordiamo con Serra su molte cose, su cui abbiamo detto la nostra sia qui che sul blog; l'auspicio è che cotanta arroganzetta delle due Tizie e di tutti gli altri, un domani, si concretizzi in qualcosa di più sostanzioso, perché ad oggi si sono visti concetti senza prospettiva e una totale sclerosi del raziocinio. Poi per carità, che non tutti i nativi digitali siano bimbominkia, come sostengono certi professori alti, sarà pur vero; se però l'ala non-bimbominkia dei bimbominkia argomenta come abbiamo sentito stasera, è chiaro che dobbiamo ri-registrarci tutti.
Comunque una cosa è certa: la società cambia, i costumi pure, i mezzi arriveranno pure a orientare i fini e non viceversa, ma la vera piaga del bimbominkismo è l'esistenza di figure genitoriali in cui il padre non ha più le palle, scusate il francese, per imporre non diciamo autorità, ma autorevolezza (vedere Demea e Micione in Terenzio), mentre la madre è peggio di una leonessa a difendere a spada tratta il figlio, vedendo in lui quello che non c'è e pretendendo dalla scuola che certifichi competenze inesistenti. La saccenteria fighetta degli interlocutori di Serra conferma purtroppo che non basta più essere bravi di per sé, bisogna anche crescere in un ambiente che non faccia credere a chiunque di essere un piccolo eroe -so- tutto a 16 anni. Non basta citare Saffo se non ci si rende conto che oggi non è ieri.

16 commenti:

  1. Io sono "tizio con i capelli piastrati" e, per informazione, non ho mai usato la piastra e non sono nè un primo della classe nè arrogantello. Inoltre Giona non aveva gli occhiali( io si, se ti interessa) e nemmeno i riccioli. Sempre per informazione ti dico che Elena era seduta vicino a me, e non a Giona.
    Detto questo, che incontro hai visto????
    Te lo chiedo non solo perchè non hai azzeccato nessuna descrizione degli intervistatori, ma anche perchè hai frainteso i nostri commenti prendendo parole a caso e inserendole in un contesto a te comodo.
    Ma tu lo sciacquone lo tiri??

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  2. Ti ringazerò se vorrai dettagliarmi le identità dei convenuti, perch éero costretto a distinguere le facce in mezzo alla selva di teste del pubblico e mi sarò sbagliato. Per il resto, ho trascritto quello che ho sentito e non ho preso frasi a caso, certo non ho potuto fare il resoconto stenografico, ma il senso complessivo di tutta la chiacchierata è stato quello. La ringhiosa intolleranza del tuo commento, inoltre, mi conferma una volta di più nella mia diagnosi. Il primo sciaquone da tirare è quello che si ha in testa, prova a grattartela.

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    1. Citare la ringhiosa intolleranza del commento precendente in questo modo, e sopratutto dopo aver scritto un articolo del genere mi pare assai contraddittorio. Il ragazzo ha risposto con una riga ironica ad un intero articolo che punta a ridicolizzarlo e a canzonarlo, a volte in maniera piuttosto gratuita.

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    2. Al mio orecchio profano, chi mi dice: "Che incontro hai visto???????" e mi accusa di aver incollato parole a caso senza dimostrarlo è intollerante. Eugenia, qui sotto, mi ha fatto puntualmente notare un errore di attribuzione di certe frasi e allora va benissimo, detto pure che i contenuti dell'incontro sono come li ho esposti, seppur non letteralmente.

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  3. (Premetto che non sono il ragazzo di prima)
    Se vale la regola "oggi non è ieri",come tu stesso hai detto alla fine dell'articolo, come mai, per rendere meglio l'idea di ciò che scrivi, usi molto spesso parole latine e addirittura intere frasi? Penso che Eugenia abbia citato il frammento n. 98 di Saffo con lo stesso intento con cui tu citi il latino. Forse che non hai voluto cogliere ciò che la ragazza volesse dire perché eri troppo intento a pensare a cosa scrivere in questa recensione? Mi sorge spontanea inoltre un'altra domanda. Anche tu, essendo presente su questo sito e curandolo, sei avvezzo alla nuove tecnologie. Non è che sei anche tu uno sdraiato ed hai paura di ammetterlo a te stesso (le parole che usi, come bimbiminkia, spocchiosetta, fighetta e tante altre lo confermano)? Inoltre, come mai non sei intervenuto nella discussione difendendo il punto di vista di Michele Serra? Guarda che, tra le righe, gli Sdraiati sono
    anche quelli che si nascondono al buio della loro pagina web...

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    1. Ti ringrazio dell'intervento decisamente più educato e articolato nell'argomentazione rispetto all'altro. Rispondo volentieri:
      1) No, non sono uno sdraiato, ho alle spalle la mia bella laurea in lettere classiche, un dottorato di ricerca in filologia classica, una carriera bicefala tra scuola e università e, si capisce, una profonda e ragionata frequentazione proprio del fenomeno bimbominkia. In più, mi permetto, penso di avere una familiarità col mondo classico e con i suoi linguaggi un filino più consolidata rispetto agli intervenienti.
      2) Non critico la citazione di Saffo in sé, ma il fatto che, a mio personalissimo giudizio, buttato lì a metà di una conversazione in cui Serra aveva già ampiamente ribattuto punto su punto, quel frammento poteva essere certo un'interessante prova di come certe idee, diciamo banalmente, giovanili girano da mo' nel mondo occidentale. Non vedo però come esso potesse aggiungere qualcosa alla critica alle posizioni di Serra, che infatti ha celiato dicendo che Saffo ci conferma semmai che i genitori rompono i coglioni da 3000 anni. O vogliamo dire che Cleide era sdraiata? Attenzione a non attualizzare a forza TUTTO il mondo classico, generazioni di professori old-style si sono rese ridicole per questo.
      3) Non sono intervenuto nella discussione perché Serra aveva già smontato ampiamente tutto " l'impianto accusatorio" e non avevo niente da aggiungere. Il problema non è il mio, né faccio il bullo nascondendomi dietro il mio blog; il problema è che alcuni giovanotti, lieti di nutrire il loro narcisismo salendo sul palco ad interloquire non con il primo che passa, ma con Michele Serra, hanno a mio giudizio mancato il bersaglio, avvitandosi su pochi e ripetuti concetti, ma alla fine il messaggio semplice semplice da cogliere era: "Ok, non tutti i ragazzi di oggi sono sdraiati e noi siamo qui a provarlo"; benissimo, figuratevi se non mi fa piacere tutto ciò; solo che a questa conclusione si era già giunti dopo neanche 20 minuti di chiacchierata; e dopo? Esibizione muscolare di crediti scolastici e nove in pagella? Va benissimo, ma prima di giudicarvi non-sdraiati aspettiamo la carriera universitaria e lavorativa, che arriviate al punto in cui è arrivato Serra già vent'anni fa e dopo se ne riparla. In ogni caso, obiettate pure al mio post, sono qui per rispondere. A patto che siano obiezioni sensate come la tua.

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  4. Caro Eligio, sono Eugenia. Ho letto questo reportage ieri mattina con molta vergogna: la caricatura che fai di noi “convenuti” è sagace e mi mette in ridicolo proprio perché esagera pose, approcci e toni che - è innegabile - effettivamente assumo.
    Io però sono profondamente convinta di tutto ciò che ho detto e lo ricordo bene, ragion per cui capisco quanto il tuo resoconto sia parziale e canzonatorio.
    Scrivi “ho trascritto quello che ho sentito e non ho preso frasi a caso, certo non ho potuto fare il resoconto stenografico, ma il senso complessivo di tutta la chiacchierata è stato quello”. Bene. Mi chiedo allora perché l’intervista sia stata riportata come un discorso diretto, quasi un testo teatrale in cui le parole di ogni personaggio seguono il suo nome e i due punti. Non ti sembra irrispettoso?
    Detto questo, apprezzo la tua ironia. Scrivi molto bene. Ho trovato soprattutto interessante la scelta di registri diversi per caratterizzare i vari personaggi. La prima tizia fa uso di interiezioni tipicamente gggiovani (“tipo che”), la seconda si mostra - se non più originale - perlomeno più brillante e si serve di parole come “apodittica”. La prima riprende parola e torna al suo registro da pischella, usando termini quali “cabbasisi”, “figo”, “fashion” e “nickname", salvo poi fare sfoggio di una qualche cultura classica. Alla fine viene svelato il suo nome, ovvero il mio, ovvero Eugenia, e la tizia termina l'intervento con i fuochi d’artificio e con una serie di superlativi, caratteri maiuscoli e punti esclamativi.
    Ora, il fatto che la seconda tizia fossi sempre io fa crollare tutta la caricatura. Il punto è che io non parlo in nessuno di quei due modi, non uso “apodittico” né “fashion” , e questo ti dà la misura di quanto il tuo resoconto, ben lontano dall’essere stenografico, non abbia la minima aderenza alla realtà.
    Dal momento che compaiono il mio nome (ahimè non così comune) e quello della città in cui vivo, credo di avere il diritto di risentirmi se mi vedo deformata a tal punto dalle tue parole.
    Vorrei riportarti le mie argomentazioni in merito a Gli sdraiati, certa che per iscritto non verrò fraintesa e fischiata. Nei prossimi giorni preparerò un articolo e magari lo trascriverò qui. Continuerai ad essere in disaccordo con il mio punto di vista, ma è possibile che ti sembri meno ridicolo.
    Ad esempio non ho mai detto “Sono molto in imbarazzo a parlare sul palco a Michele Serra”. Ho solo risposto, quando lui mi ha fatto notare che la mia prima osservazione era "interessante" e “polemica”, che ero troppo in imbarazzo per essere davvero polemica. Ma ovviamente a te serviva il mio accenno all’imbarazzo per fare una brillante (sic!) battuta su Cristina D’Avena.
    O ancora, quando ho fatto cenno alla mia fitta agenda e alla mia media scolastica (e questa è la parte che più di tutte hai ingigantito) stavo solo rispondendo all’ultima sciocchezza detta da Serra, e cioè che sono i genitori ad imporre a noi ragazzi di avere molti impegni e di essere i primi della classe. Non potremmo forse avere semplicemente degli interessi e una buona dose di determinazione? Ma no, tu ancora una volta devi mettermi in ridicolo e farmi rivolgere al pubblico dicendo “miseri esseri umani”. E ancora una volta con un discorso diretto.
    Pretendi che dei ragazzi mettano a segno un colpo dialettico? Evidentemente non ne siamo stati all’altezza. Serra è andato avanti con battutine sui wurstel e strizzate d’occhio ad un pubblico di coetanei; è un uomo brillante che, come dici, “ne sa” ed è anche ben consapevole della propria popolarità. Ma ha scritto un libro indifendibile da ogni punto di vista, e di questo parlerò meglio nell’articolo cui ti accennavo.
    La cosa che più mi irrita è il ritratto che fai dei nostri (e quindi dei miei) genitori. Non ne parlerò, perché limitarmi a smentire le tue parole non renderebbe loro giustizia e io li amo infinitamente. Dirò solo questo: non erano tra il pubblico, ho chiesto loro di non venire proprio perché non ho bisogno di essere “difesa a spada tratta”.

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    1. Rispondo alle tue osservazioni dopo aver risposto a Massimo, ma solo per disguido nella segnalazione dei nuovi messaggi da parte di Gmail.
      1) Ho già detto al primo controcommentatore che ero in posizione infelice per riconoscere correttamente facce e voci, e al mio orecchio profano la tua voce e quella dell'altra erano molto simili. Non ho problemi a correggere il testo del post. Il quale post, nel suo spirito, aderisce perfettamente alla realtà, come vogliamo chiamarla?, emotivo-dialettica dell'incontro. Siete saliti su quel palco, io ho colto un certo clima. Potrà non corrispondere alle vostre sensazioni, ma nel circuito mediatico questa è la legge cosmica.
      2) Se hai letto le mie risposte ai precedenti commenti e a quello di Massimo, noterai che non ho avuto certo dispiacere a vedere dei non-sdraiati sul palco, dopodiché mi sento libero di dire che la summa dei vostri interventi, dpo 20 minuti, ha cominciato a deludermi e, come ho detto a Massimo, ciò si deve al fatto che alla fine mancavano sul palco i diretti interessati, ovvero gli sdraiati, coi quali sarebbe stato assai proficuo intavolare un discorso a tre con voi e Serra. Sull'ironia del post, che voi non avete gradito, ribadisco la libertà di Machittevòle nell'impiego dello stile, fino a che esso non risulti palesemente offensivo, cosa che nel presente caso non è.
      3) Siccome anche la forma è sostanza, conscio del fatto che la mia era una ricostruzione e non un resoconto stenografico, NON HO messo le virgolette dopo i due punti ai vostri interventi e non è stata una dimenticanza, ma proprio il segnale che gli interventi erano riassunti, e infatti vorrei farti notare che ho apposta messo "Caro Serra" per dare l'idea che era IMPOSSIBILE che tutti aveste iniziato davvero così.Ma lì siamo nei territori dell'ironia e non a tutti è dato coglierla.
      4) Ti ricordo altresì che quando hai cominicato a snocciolare le tue saggezze, TUTTA la platea è esplosa in applausi sarcastici e risate, quindi quel senso di esibizione un po' secchioncella dei crediti scolastico-formativi è stata sentita come barocca non solo da me.
      5) Il libro di Serra potrà essere più o meno condivisible, ma indifendibile no, questo sì che è un giudizio apodittico. A parte i genitori che gli hanno scritto per dichiarare la perfetta identità dei loro figli con quello descritto ne Gli sdraiati, il fenomeno circola eccome; che voi vogliate giustamente tirarvene fuori è legittimo, ma che una realtà non esista solo perché voi non ne fate parte è insostenibile.
      6)Se i tuoi genitori sfuggono all'osservazione finale, ne sono ben felice. Sappi però, e qui parlo per un'esperienza che tu forse non hai, che sono merce rarissima, poiché ho conosciuto moltissimi casi di di padri e madri che vedono nei figli ciò che non c'è o li subissano di impegni prima ancora che essi possano dire bif.
      6) Come ho già detto al primo commentatore, dovreste a questo punto delucidarmi sulle identità dei convenienti,così possiamo uscire dall'equivoco (sennò metterò un avviso a inizio post e pace). Ti prego invece assolutamente di inviarmi l'articolo, così potremo discutere su parole scritte e non dette, che è sempre meglio.

      Saluti
      EDM

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    2. (A causa della lunghezza, devo dividere il commento in due. Spero di non creare confusione)
      Ho aggiornato la pagina del blog molte volte tra ieri e oggi per controllare se fosse arrivata una tua risposta. Ero curiosa: dopo averti visto rispondere civilmente al secondo commentatore ho dato fiducia al tuo buonsenso (che pareva assente nella risposta antipatica che hai dato al “tizio con i capelli piastrati”, che ricordo essere un adolescente, e in quanto tale in un’età dove l’autostima ancora in formazione rischia di subire crolli per un’inezia), ma mi restano degli appunti.
      Scrivi “Gli altri intervenienti sono ragazzi che hanno accolto l’appello lanciato su Facebook dal predetto Taddia a tutti quelli che hanno letto il libro di Serra: volete venire al Festivaletteratura a parlare con l’autore? Sì? Cliccate ‘mi piace’!”. Sono convinta che anche questa sia una delle tue trovate umoristiche, ma dal momento che “non a tutti è dato coglierla [l’ironia]” fingerò di dare un senso letterale a quello che dici e smentirò questa tua teoria, coadiuvata in effetti da un breve cenno che Taddia ha fatto alla questione social. Credo che Giona, il primo ragazzo, sia stato effettivamente reclutato in un modo simile, nel quale peraltro non vedo nulla di male. Dell’altra ragazza non so nulla. Io, Elena e “tizio con i capelli piastrati”, invece, eravamo lì come rappresentanti di un gruppo più ampio che non citerò per non coinvolgere nessun altro in una rappresentazione che mi ha molto offesa - fermo restando che tutto ciò che abbiamo detto rappresentava la nostra personalissima opinione. Il gruppo in questione, in ogni caso, si occupa di letteratura e di giovani da molti anni, perciò la selezione di Taddia, che ne ha personalmente contattato i “capi”, non è stata scriteriata.
      Accolgo la tua obiezione: mancavano sul palco i diretti interessati. E in effetti all’interno del nostro gruppo sarebbe stato impossibile reperire degli “sdraiati”. Ma è davvero così diffuso questo fenomeno? Davvero, se le modalità di selezione degli intervenienti fossero state diverse, si sarebbe trovato qualcuno che corrispondesse a quello stereotipo? Per correttezza, forse, si sarebbero dovuti prendere cinque adolescenti a caso, ma ritengo che la percentuale di ragazzi “sdraiati” non sarebbe stata sufficiente a garantire la presenza di uno solo di essi tra i convenuti. Il rapporto sdraiati/giovani non è certo 1/5. Eppure tutti i soggetti che compaiono nel libro di Serra sembrano corrispondere a quella descrizione: il figlio, l’amica Pia, i frequentatori di Polan&Doompy.
      Torno con la mente a pagina 60, pur non potendola citare correttamente perché non possiedo una copia del testo. Spero che la memoria mi venga in soccorso. Un paragrafo esordisce con “È un fatto che” e continua suggerendo che accanto all’opzione A (finalmente nella nostra città si possono acquistare le felpe Polan&Doompy) e all’opzione B (fino a poco tempo fa eravamo gli unici che, potendosi permettere un viaggio a NY, possedevano una felpa Polan&Doompy e ora guarda qui, ci sono questa e quell’altra scuola in fila) non sia contemplata un’opzione C (piuttosto che indossare una felpa Polan&Doompy andrei in giro con una marsina). Magari Pierfrancesco lo pensa, ma non lo dice.

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    3. Ho portato questo paragrafo come esempio a Serra per chiarire una volta per tutte che sì, il suo libro generalizza il fenomeno e lo fa con il linguaggio che si dovrebbe riservare ad un’analisi sociologica. Questi dati non ci sono, però, e non li si potrebbe nemmeno trovare, perché sono falsi. Tra i duemila o più ragazzi che mi è capitato di incontrare in questi diciotto anni, ce n’è forse uno che possa somigliare a quelli descritti. Non è una grande percentuale.
      Avrebbe avuto senso portare questo ragazzo sul palco? Io non credo. I giovani non sono degli esempi, hanno una loro sensibilità e una consapevolezza di sé che viene continuamente minacciata. Mentre aspettavo sotto al palco l’inizio dell’intervista ho capito che mi sarei esposta come forse mai mi era capitato nella vita, ma ero pronta. Pronta, però, come si è pronti al patibolo dopo aver rubato un tozzo di pane per la fame. Sicura di avere ragioni che nessuno avrebbe ascoltato, ma che era necessario, inevitabile esprimere.
      Non avrei mai gettato nella gabbia dei leoni uno sdraiato al posto mio. Non avrei mai permesso che subisse l’umiliazione (magari senza avere coscienza dell’umiliazione stessa) di dichiararsi negligente e maleducato, perché questa ammissione avrebbe potuto danneggiare l’opinione che aveva di se stesso, inquadrarlo per sempre in quella categoria che prima o poi gli sarebbe riuscita insopportabile, dargli forse anche una scusa per non uscire da quella condizione, un autocompiacimento e un’assoluzione.
      E che vantaggio ne avrebbe ricavato il pubblico? Si sarebbe convinto ancor più della diffusione del fenomeno, che invece è assolutamente marginale (pur nella sua importanza).
      I genitori che hanno scritto a Serra facendogli notare fino a che punto avesse colto l’atteggiamento dei loro figli sono pessimi genitori. E non solo per il mancato esercizio di autorità e autorevolezza, giustificato con un “relativismo etico” da sessantottini (di questo parlerò nell’articolo), ma anche perché, una volta visto il risultato di questo imporsi blando, non hanno agito di conseguenza, non hanno cercato di recuperare un rapporto e delle regole e si sono invece uniti a quella catarsi collettiva di cui parlava Taddia, hanno finalmente trovato nella definizione di “dopopadre in una dopoepoca” la giustificazione perfetta ai propri occhi.
      Mi chiedo se quei genitori conoscano davvero i propri figli o se non li stiano magari sottovalutando. Io, ad esempio, non so cucinare e la mattina lascio sempre il letto sfatto. Mia madre lo vede e gentilmente mi rimprovera, ma non per questo è cieca ai miei lati positivi, non per questo mi identifica con la forma del mio corpo che ancora all’ora di pranzo si scorge nel lenzuolo spiegazzato.
      La mia barocca esibizione avrebbe potuto essere ben più articolata: studio inglese e teatro, faccio parte di una compagnia di musical, frequento un laboratorio di poesia, canto in un gruppo, seguo corsi di letteratura, faccio sollevamento pesi… Il mio intento, come ti ho detto, era solo quello di ribattere all’ennesima generalizzazione di Serra, al suo ennesimo tentativo di ridurci tutti a due categorie (nell’impossibilità di lasciare sola quella espressa nel libro): gli sdraiati e i cocchi di mamma. Cosa che peraltro hai fatto anche tu nel tuo reportage.
      Io vedo continuamente giovani appassionati, impegnati nel volontariato, interessati alla politica, pieni di risorse e di spirito d’iniziativa. Questo dato mi sembra fondamentale, ma non fa scalpore, non vende 300.000 copie, non compare sui giornali.
      Non posso soddisfare la tua richiesta di delucidazioni in merito alle identità dei convenienti: in che modo può farci piacere che informazioni su di noi compaiano in un resoconto del genere? Ti prego anzi di cancellare i nostri nomi: quando si tratta di esporre il mio parere sono la prima a volerci mettere la faccia, firmerò con nome e cognome l’articolo, ma non posso sopportare che mi si calunni attribuendomi parole non mie e discorsi travistati nel loro senso. Avrai l’articolo.

      Saluti,
      Eugenia

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    4. Ho aperto un altro post, le dimensioni dei commenti a questo ormai strabordano.

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  5. Non ero presente a Mantova nè ho letto il libro e quindi "mi sono fatto l'idea" del tutto solo attraverso questo blog e la successiva discussione. Mi viene però da fare una considerazione: se partiamo dal presupposto che la "analisi" di Serra non può essere presa come regola perché organizzare un incontro su questo tema? Perché non intitolare il libro "Lo sdraiato" e basta?
    Se generalizzi il tuo libro mettendogli il plurale e decidi di partecipare ad un incontro pubblico con dei ragazzi non puoi metterti subito sulla difensiva dicendo di non aver scritto una legge universale (affermazione scontata che non sarebbe neanche da fare), ma al contrario dovresti accettare il confronto e "recitare il ruolo" dell'osservatore di una generazione ben felice di poterti confrontare con esponenti di essa. Come dire… è sbagliato il presupposto e quindi, poi, tutto il resto ci va dietro. Non so... ho la sensazione che sia stato tutto un grosso equivoco come "due spadaccini che combattessero al buio" (per dirlo alla Manzoni) e la luce mi sembra che sia stata spenta da Serra al'inizio. Io, nei panni dell'autore, sarei stato ben felce di interagire e "farmi convincere del contrario" direttamente dai rappresentanti di quella generazione. Che poi i ragazzi sul palco non siano stati in grado di riaccenderla ci sta: come tu stesso - Eligio - osservi, ancora non hanno una carriera universitaria e lavorativa tale per avere gli strumenti di dialettica.

    A margine, mi viene da osservare che avere degli adolescenti che si leggono un libro che li riguarda e che abbiano la voglia di costruire un incontro - mettendoci la faccia - per provare a controbattere la generalizzazione di Serra (ricordo GLI sdraiati) sia un successo: a me personalmente dà fiducia ed è la prova che davvero non si può generalizzare. Anche rispetto al fatto che non tutti i ragazzi sono bimbominkia, saccenti e bimbi-eroi a 16 anni. Oltre a denigrargli gli fare anche qualche complimento: o si preferiva parlarne solo tra adulti?

    Massimo Fiorini

    P.S.: per onestà intellettuale devo confessare che, pur superficialmente, conosco Eugenia; ma ho scritto questo non in sua difesa ma solo per esprimere questo equivoco di fondo che mi sembra di aver colto dal resoconto dell’incontro. Anche perché Eugenia sa benissimo argomentare da sola le proprie idee.

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    1. Massimo, parto appunto dalla tua pertinente immagine manzoniana e mi spingo oltre: il vizio di fondo dell'incontro mantovano è che gli spadaccini erano solo due, ma dovevano essere tre. C'erano Serra, c'erano i non-sdraiati, ma mancavano proprio coloro che danno il titolo al romanzo. Questo ha portato ad un certo punto all'avvitamento dialettico dell'evento: una volta assodato che non tutti i ragazzi di oggi sono sdraiati, quanto sarebbe stato utile veder interagire anche quelli che si riconoscono appieno nella descrizione di Serra e che, come lui stesso ha detto, hanno reagito dicendogli: “Sì, io sono così, e allora?”. Di fatto mancava l'oggetto medesimo del discutere, e ce lo si poteva procurare.
      Quanto a Serra, ti assicuro che non si è messo assolutamente sulla difensiva, anzi è stato pazientissimo a rispondere ai rilievi dei ragazzi. Io penso al contrario che il titolo al plurale trovi la sua conferma nelle numerose attestazioni che Serra dice di aver ricevuto da parte di genitori che hanno letto il libro e hanno visto descritta l'esatta tipologia cui appartengono i loro figli. Serra, inoltre, non aveva alcun bisogno di farsi convincere del contrario, perché ha chiarito subito che le sue sono osservazioni etologiche e non sociologiche, nel senso che non era sua intenzione fissare la legge universale che bolla tutti i giovani come sdraiati, e però il fenomeno della 'sdraiatezza' è un dato di fatto e va affrontato. Ti assicuro che è stato disponibilissimo al dialogo, anche quando, permettimi, il tono di certe domande era francamente ingenuo.
      Quanto alla denigrazione a senso unico dei ragazzi, se rileggi la risposta che ho dato sopra (a Eugenia, quindi?), ho detto che sono contentissimo che ci sia chi ha voluto marcare la differenza rispetto al fenomeno citato. Paradossalmente però, proprio l'assenza degli sdraiati DOC ha a un certo punto reso più debole la forza d'assalto dei ragazzi.
      Poi sia chiaro, l'ironia narrativa, anche a volte caustica, fa parte dello stile di Machittevòle, ma siccome essa non sconfina mai nell'insulto, dovete tenervela. Non ho scritto (né avrei potuto, poiché non lo penso): “A Mantova cinque o sei stronzetti hanno vomitato cazzate contro Michele Serra senza accorgersi di essere delle merde”. Ho raccontato secondo quella che Serra stesso ha definito arbitrarietà della letteratura: potrò aver interpretato i fatti (e chi non lo fa, quando scrive?), ma non ho inventato nulla.
      Saluti,
      EDM

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    2. N.B.: questo post in realtà è da leggere come conseguenza della doppia risposta di Eugenia sopra esposta.

      Alla fine ci siamo arrivati: quello che sta facendo Eugenia è una richiesta di attenzione (e forse di aiuto) nell’essere – in generale – meno superficiali nei giudizi e più attenti alle particolarità. Che è quello che sta succedendo a tutti in questi “tempi moderni”, debordanti di informazioni e ammicchevoli di distrazioni ma distratti e impotenti quando qualcuno chiede la nostra attenzione e rifuggire dall’ovvio. Che, nel caso di confronti generazionali, è una storia vecchia come il mondo. Non credo che siano molti quei giovani che, dovendo leggere la descrizione della loro generazione fatta da adulti, si siano trovati d’accordo. E’ il famoso gap generazionale che è più o meno violento a seconda delle epoche. Io non rientro – ahimè – nella prima categoria ma posso immaginare che la descrizione fatta da Serra dei ragazzi possa aver urtato qualcuno, pur con tutti i distinguo del caso. Dai, sentirsi giudicati, categorizzati, magari sottilmente derisi e buttati in pasto al pubblico letterario darebbe fastidio a tutti, indipendentemente dall’età. Se poi la platea è fatta di adulti che si danno di gomito l’un l’altro autoreferenziandosi, rende ancora più indisponenti.

      Io sono un genitore che osserva i propri figli e i loro coetanei e a volte vede quello che l’autore del libro riporta, ma vedo anche quello che dice la ragazza e fra le due posizioni preferisco enfatizzare la seconda: primo perché per natura non mi va di dire “a quanto eravamo belli e bravi noi” (cioè guardare al passato) e secondo perché piuttosto che distruggere preferisco coltivare e aiutare quelli che verranno dopo di noi (cioè guardare al futuro). Bello sarebbe invitare Serra a scrivere un controcanto al suo libro, per fare capire a tutti che ci sono anche tanti Eugenie, Elene e “ragazzi con i capelli stirati” che, al contrario, cercano di affrontare con coraggio e coscienza un modo che, noi adulti, abbiamo clamorosamente rovinato (e i riferisco soprattutto ai valori). Perché, volente o nolente, il suo è una descrizione unitaria che, almeno così sembra, ha assunto i toni di una generalizzazione sociologica.

      Questo come osservazione generica. Riportando però il perimetro del discorso all’articolo iniziale di questo blog, dal mio punto di vista, l’unico errore fatto – se tale vogliamo considerarlo – è l’aver messo un po’ troppa ironia narrativa (sicuramente caustica) – che capisco essere un tratto saliente del blog stesso – coinvolgendo direttamente le persone. In questo modo si è toccato un nervo scoperto della gioventù di oggi che ha fatto scattare la “rivolta”, anche un po’ permalosa (ma ci sta) dei diretti interessati. Mi sembra che tu Eligio hai sposato/appoggiato la tesi di Serra ed è, naturalmente, una tua interpretazione dell’incontro. Forse – dico forse – a volte è più facile accettare l’opinione comune preconfezionata piuttosto che andare a cercare la peculiarità e la differenza; forse a volte è più facile appoggiarsi al banale piuttosto che rifiutare lo stesso in nome di una pluralità che non può non esistere. Quello che io chiedo ai miei coetanei, gli adulti, è questo: non fermarsi alla facciata ma guardare oltre. Ma sono opinioni personali.

      Con rispetto,
      Massimo Fiorini

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  6. Ho letto con curiosità tutta questa conversazione e aggiungo solo tre osservazioni.
    1) L'evento doveva, sin dalla sua presentazione nel programma di festivaletteratura, esattamente quello che è stato: Serra a confronto con dei giovani che avevano una (rara) opportunità di controbattere e difendere. Ragione per cui potevano non piacere le argomentazioni (ma è difficile dire che ragazzi così giovani abbiano deluso, le argomentazioni le avevano, che il pubblico le condividesse o no, che loro fossero simpatici a chi li ascoltava o no). Ci sono sempre i fan dell'autore che non vorrebbero alcun contrasto ma quelli sono andati a vedere l'evento sbagliato, per omaggiare e basta il proprio scrittore-guru consiglierei di scegliere un reading con solo l'autore in una Feltrinelli con aperitivo finale, se ne fanno tanti...
    2) L'argomentazione iniziale di Serra di non avere pretese sociologiche, di aver scritto solo un racconto, è la cosa più debole che si sia mai sentita, sia leggendo il testo sia sopratutto per l'uso che si è fatto del libro sin dall'uscita, in articoli, tv ecc., che ha contribuito a farne un best-seller e al quale Serra si è tutt'altro che sottratto fino a Mantova. Se poi fosse bastata quell'argomentazione il senso stesso dell'evento per come era costruito sarebbe mancato, magari l'autore di questo blog sarebbe stato più contento ma la maggioranza del pubblico no, compresi quelli che magari hanno criticato delle argomentazioni dei ragazzi, l'evento sarebbe finito dopo dieci minuti e metà della gente avrebbe chiesto indietro i soldi del biglietto.
    3) I ragazzi sul palco non erano sdraiati, vero, gli sdraiati in quanto sdraiati difficilmente sarebbero saliti su un palco, gli sdraiati esistono, vero, alcuni genitori lo confermano; il punto è se sono davvero la maggioranza o comunque un fenomeno significativo e tipico di questa generazione (ecco il vero senso dell'argomentazione in cui ear inserita la citazone di Saffo, direi) e su questo si doveva svogliere e si è svolto lo scontro di argomentazioni, direi e questa rimane una delle questioni più interessanti da approfondire.
    P.s. capisco che ai fan di Serra lo stile della caricatura grottesca nel ritratto piaccia ma personalmente non l'ho trovata di ottimo gusto fatta su ragazzi così giovani, la satira diverte perché di solito viene fatta sui potenti, personalmente avrei apprezzato di più una critica più costruttiva con altro stile e altri toni, ma forse queste sono "paturnie morali démodé".

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    1. L'autore di questo blog ringrazia l'anonimo soprastante, ma si vede obbligato a cassare alcune sue avventurose insinuazioni: l'autore di questo blog non è infatti né groupie sfegatato né seguace mistico di Serra, avendo egli, di Serra, letto solo Gli sdraiati e avendo come unica componente di sinistra la mano con cui scrive. L'anonimo soprastante vede invece nell'autore di questo blog l classico fighetto radical chic che non si perde un vernissage dei salotti buoni e va in orgasmo plurimo quando Alessandro Baricco dice; “Anima”. Duole all'autore di questo blog classificare simile ritratto come cantonata suprema, e l'anonimo soprastante potrà farsene un'idea leggiucchiando, se ha tempo e voglia, i post ad argomento politico- culturale del blog (in particolare Secretum del febbraio 2013).
      L'autore di questo blog, di fatto, è arrivato a Mantova, ha visto che c'era Serra, ha fatto la sua umile fila senza biglietto, ha assistito all'incontro e si è fatto un'idea, riportata come si è visto. Stop. Se Serra, in altre occasioni, facesse figure barbine, Machttevòle registrerà allo stesso modo l'avvenuta figura barbina. Sul fenomeno degli sdraiati potremo discutere millenni e non ci metteremo mai d'accordo. L'autore di questo blog ha tuttavia espresso le proprie opinioni sullo stato attuale della gioventù italica in più di un post, quindi l'anonimo soprastante, giustamente assetato di approfondimenti, non ha che l'imbarazzo della scelta.
      L'autore di questo blog ritiene altresì che l'ironia impiegata nel post non sia, come a giudizio di molti commentatori, strumento di feroce accanimento contro cerbiattini indifesi: i ragazzi hanno voluto misurarsi con il mondo adulto e l'autore di questo blog come tali (cioè adulti) li ha trattati. La quasi trilustre esperienza insegnantizia ha infatti convinto l'autore di questo blog che ai giovani che vogliono spiccare il volo vada riservato il trampolino adatto (e ci ha pensato Taddia), ma non debba mancare una sana frustata narcisistica che, colpendoli nell'amor proprio, li spinga a buttar fuori le energie migliori. Eugenia ne è la prova: non si è buttata da un ponte dopo aver letto il post, ma “combatte” eccellentemente con le sue doti argomentativo-stilistiche coll'autore di questo blog.
      L'autore di questo blog si premura quindi di raccomandare all'anonimo soprastante più cautela nel perimetrare la personalità di un blogger basandosi solo su un post: la gatta frettolosa, è risaputo, fa i gattini ciechi.
      Con vivissima cordialità
      EDM

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