Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



Per scaricare il poliziesco pentadimensionale I delitti di casa Sommersmith, andate qui!!!

domenica 19 maggio 2019

A proposito del post-umanesimo: un parere (forzatamente) di parte

Se c'è una cosa vantaggiosa del lavorare nella scuola è il fatto di intercettare all'istante il mutare delle brezzoline del sistema socio-culturale in cui ci tocca esistere. E' noto che le richieste che ci giungono insistentemente 'da fuori', specie a noi dell'ambito umanistico, consistono sostanzialmente in uno svecchiamento della didattica frontale a favore di metodologie più coinvolgenti, meno professor-centriche, sì da mettere sotto i riflettori LORO, gli alunni, veri & autentici protagonisti dell'azione didattica, nel senso che da fruitori passivi devono diventare creatori di apprendimenti, motori di ricerca & sviluppo, piccoli robottini del problem solving a cui si chiede, usciti da scuola, di sapere e saper fare ecc. ecc. ecc. 
S'intende che l'idolo polemico di quest'impostazione ha un nome che brilla sinistro nei deserti assolati: nozionismo. Declinato, si capisce, nella fattispecie dei terribili ed insopportabili contenuti, da sostituirsi entro breve con le più agili e spendibili competenze.
Il discorso sarebbe lungo né mi interessa protrarlo: il nocciolo (o mandorlo) della nouvelle théorie sposta il focus dell'azione educativa dal mero rimpinzamento di conoscenze astratte alla loro traduzione pratica, nel senso che si possono inculcare meno conoscenze, ma renderle più produttive se le si pensa sin da subito come destinate ad un qualche impiego nella realtà quotidiana. Prima di chiedersi come mai si possa spendere la spiegazione di Beatrice circa l'origine delle macchie lunari in Paradiso II e abbandonarsi a quelli che i competentisti bollerebbero subito come piagnistei da anime belle nostalgicamente legate ad un passato di scuola- caserma, scioccamente innamorati di un umanesimo superato dal tempo, scartiamo subito in avanti e prendiamo il problema dall'altra parte, come fece Scipione l'Africano quando spostò la seconda guerra punica a casa del nemico.
Sappiamo bene che in molte altre parti del mondo il problema educativo è già morto e sepolto proprio sotto la montagnola delle competenze: università straniere che sfornano ottimi studenti-manager abilissimi nella loro nicchia benché del tutto sprovvisti della visione generale ('filosofica') delle cose, che del resto nessuno chiede loro, diventeranno probabilmente un modello diffuso ai quattro angoli del globo terracqueo. Il verbo del saper fare-saper essere prenderà la forma definitiva del saper funzionare.   
Lascio perdere la questione di come si possa competere ampiamente senza ampiamente conoscere, perché sennò quelli là mi ritirano fuori i millemila esempi di gente ignorante bovino more che 'ha fatto strada' perché sapeva poco 'ma sapeva come muoversi'. E sia. Forse schiatteremo prima che tuttoavvenga. O forse assisteremo per intero al grande trapasso verso il post-umanesimo, tappa a quanto pare inevitabile dell'antropocene avanzato. Del resto i pesci sono diventati rettili e i rettili uccelli: perché dunque temere l'avvento del post-uomo, bravissimo a rispondere agli stimoli concreti della realtà empirica e risolvere ogni questione pratica con l'ausilio, più che di un pesante bagaglio di conoscenze, di una duttile cassettina di competenze? Sarà un essere genuinamente multi-tasking, inventore di macchine cibernetiche che a sua volta tenterà di cibernetizzarsi il più possibile, con una svolta ontologica che farebbe impallidire gli scrittori della Bibbia: il Creatore che si assimila alla Creatura. Altro che incarnazione.
Bene anche questo. Procediamo oltre, dunque: secondo me e la mia Spocchia l'unica cosa che rimane in dubbio circa il post-uomo sarà appunto la coscienza del post, o meglio se il post-uomo vorrà o potrà mantenere questa coscienza senza conseguenze.
Detto in breve: nessun uccello ricorda di aver avuto antenati rettili, nessun rettile ricorda di aver avuto antenati pesci. Quando però toccherà ai post-uomini misurare la distanza tra se sé e noi che li abbiamo preceduti, come si comporteranno? Noi, ai loro occhi, appariremo forse come una genìa bizzarra che non si accontentava dell'hic et nunc, ma si ostinava a cercare un senso più ampio al di sopra delle singole fattualità empiriche. Loro di sé stessi potranno dire di aver immolato l'umanesimo e i suoi tormenti sull'altare della produttività e del problem solving che tutto nobilita. Del resto, diranno i post-uomini, secoli e secoli di umanesimo non hanno fatto altro che porre domande sul reale a cui si sono date le risposte più ampie e tra loro contraddittorie; l'umanesimo, anzi, parrà a costoro un'inutile zavorra che ha ritardato a suon di sofismi il luminoso progresso dell'uomo cibernetico. Né del resto si ricorda alcun effetto dell'umanesimo nel prevenire le guerre più catastrofiche che hanno funestato la nostra storia. Si pensi a quante utopie/distopie su questo tema popolano da mo' i circuiti culturali popolari: un esempio su tutti, relativamente recente, è Il mondo di Jonas, ambientato in un futuro appunto post-umano nel quale la civiltà ha anestetizzato se stessa dalle memorie del passato per consegnarsi ad un super-tecnologico e programmatissimo presente perpetuo, datosi poi che nessuno lì dentro muore ma molto eufemisticamente si congeda. Solo a pochi è assegnato il compito di mantenere i ricordi del tempo che fu, non per diffonderli ma per circoscriverli, quasi tenendoli a bada come un fratellastro di Luigi XIV qualsiasi. Eccetera eccetera.
I post-uomini sono dunque già all'opera dietro le apparentemente innocue didattiche rovesciate, le piattaforme clicca-e-impara come Thingling o Edmodo o clicca-gioca-e-impara come Kahoot? La riduzione a pillolina effervescente da sciogliersi secondo necessità delle nozioni più alte che hanno - secondo noi- contribuito a plasmare lo spirito umano e permesso le sue più alte conquiste, benché mai immuni da tragici risvolti, è solo l'antipasto di una civiltà in cui l'UNICA materia oggetto di studio sarà il coding? Forse esageriamo, forse no. Ma per stavolta ci limiteremo a guardare gli eventi immaginandone lo sviluppo come ineluttabile. E cosa vediamo?
Ecco, se c'è una cosa che il post-uomo, per mandare ad effetto tutte le nuove strategie educative di cui sopra, dovrà dimenticare, essa va oltre la semplice ricerca del senso ulteriore delle cose: quello sarà già compromesso (o - nella loro prospettiva - felicemente estirpato) dall'ossessione di far quadrare i conti con le proprie 'istruzioni operative' giorno per giorno, così pervasive da impedire la creazione di 'spazi di rilascio' in cui la mente possa vagare per un momento al di là dell'attimo per guardare nel suo insieme la serie degli attimi e interrogarsi sul suo verso, se  non addirittura sul suo senso. Credo che il prezzo del transito al post-uomo sarà più costoso, ma paradossalmente meno doloroso: la perdita della coscienza dell'essere.
Si badi: se le grandi domande di senso si possono ridurre sostanzialmente a "chi sono?", "perché sono qui?", "cosa sarà di me?", non ci vuole molta scienza a raccogliere a fattor comune il verbo essere e constatare che c'è un'unica condizione su cui l'uomo, anche il più tecnologico, non può intervenire, ovvero quella di venire al mondo, o se si preferisce di venire all'essere. Tutte le domande, infatti, presuppongono un esistere che è già in atto, e che ovviamente colui che esiste non ha potuto decidere, ma solo subire. Il traguardo più alto del post-uomo sarebbe ovviamente la frantumazione dell'unico limite invalicabile in questa prospettiva, ovvero poter decidere di esistere o non esistere PRIMA che il processo riproduttivo si attivi. Ma nemmeno il post-uomo arriverà a tanto, perché ciò che ancora non c'è non ha alcuna facoltà di autodeterminarsi
Ora, in una società in cui all'uomo cibernetico sarà concesso tutto, qualcosa scatterà - forse - nelle anime dei post-uomini come forma ipercompensativa: costretti solamente a funzionare, rinunciando quindi a chiedersi il senso del proprio agire, affinché quest'ansia inconscia (coraggio, figlioli, non illudetevi: quel solletichino di grigio che ogni tanto vi prende anche quando tutto vi sembra perfetto è esattamente quella cosa lì...) non li consumi segretamente per poi deflagrare quando meno la si aspetti, dovranno semplicemente dimenticarsi di essere, anche se è esattamente questa coscienza che sin qui ci ha condotti al vertice degli esseri viventi. Un essere vivente funzionante ma inconsapevole di funzionare (quindi di essere) è l'unica condizione in grado di eliminare ciò che nessuna speculazione umanistica o post-umanistica (se di ossimoro non si tratta) potrà mai mappare: non, si badi, il mistero dei destini ultimi dell'essere, né tantomeno quello dell'origine dell'essere, ma l'indisponibilità del proprio essere da parte dei singoli esseri; incapaci di decidere di venire al mondo, sottratti all'esistenza per non controllabile (suicidio escluso, ma anche lì uno non si può suicidare prima di essere) arresto delle funzioni vitali, i post-uomini non troverebbero nemmeno consolazione nella vita biologica ininterrotta promessa dal trans-umanesimo: essa, nuovamente, risolverebbe il poi ma non il prima (fingiamo ovviamente che una vita biologica resa eterna dalla tecnica non porti con sé criticità). Ecco perché la perdita della coscienza sarebbe la soluzione definitiva, prezzo alto ma necessario dell'evoluzione. Con conseguenze sulla civiltà e sul mondo impossibili da delineare.
Dice: parlavamo di flipped classroom e siamo arrivati ai cancelli dell'Essere? Certamente: questo passaggio graduale dal piccolissimo al grandissimo è la specialità dell'umanesimo, ciò che ha aperto alla civiltà le vie a quella scienza che ora sembrerebbe voler soppiantare proprio l'umanesimo dalla cui forma mentis essa è germogliata.
Paradossale, no? (certo che no: gli uccelli si nutrono di pesce...)


1 commento:

  1. Io, in realtà, non sono così negativa circa l'idea di modificare i metodi didattici per rendere più attivi e protagonisti gli alunni. A patto che questo sia fatto in funzione dei loro stili cognitivi e della loro maggiore consapevolezza nel processo di apprendimento, non di un impoverimento dei contenuti.

    RispondiElimina