Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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martedì 21 maggio 2019

Senecana (3): tutto è pneuma

Dice il saggio stoico: "La realtà è un tutto materiale animato da un unico principio, il pneuma, che si configura come una corrente tonica di fuoco e aria che può assumere anche la consistenza della terra e dell'acqua. Dal pneuma derivano tutte le cose semplici e complesse, dal pneuma si dirama la tensione strutturale che tiene coese tutte le cose e le orienta verso la pienezza della propria funzione nel piano universale. Ogni causa produce un preciso effetto, e il senso finale del Tutto è nel suo stesso funzionamento. Non esiste un Altrove metafisico dove la realtà materiale possa tendere, forse ci sarà alla fine dei tempi - di QUESTI tempi - una gigantesca deflagrazione dopo la quale tutto ricomincerà daccapo. In ogni caso Dio - se così vogliamo chiamare il pneuma - abita nello stesso universo che ha creato, lo permea fino nelle più profonde fibre e lo fa funzionare. Qui e ora".
Certo, un conto sono le creature inanimate, pura materia senza altro obbligo che essere ciò che sono, senza evoluzione, senza coscienza: per esse il pneuma agisce unicamente come fattore (o causa) coibente, garantendo la semplice coesione strutturale degli oggetti.
Altro sono le creature viventi, nelle quali scorre il pneuma vitale, responsabile della crescita, del movimento, del nutrimento, della riproduzione, di tutto ciò insomma che contempli un processo evolutivo fintantoché il pneuma coibente garantisce la tenuta strutturale del corpo animato. 
Ed infine gli esseri umani, dotati del terzo livello del pneuma, quello psichico, strettamente connesso con gli altri due: ogni evento esterno non produce solo sensazioni che passano direttamente dal corpo all'anima (essendo corpo e anima- lo si tenga sempre presente - due aspetti della medesima sostanza), ma anche processi mentali, ovviamente razionali, che coinvolgono la capacità di giudizio, ovvero la possibilità di giudicare gli eventi dell'esperienza (materiale o spirituale) come beni assoluti, o semplicemente da preferire, o come fenomeni rispetto ai quali restare indifferenti, oppure come cose da evitare. In teoria, comunque, anche le cose da evitare non dovrebbero propriamente considerarsi come qualcosa di male in sé, perché un universo così razionalmente regolato non dovrebbe ammettere, a rigore, il male. Diciamo che, nella miriade di stimoli che il mondo offre all'uomo, alcuni andrebbero evitati per non venire distolti dal luminoso cammino che conduce alla virtù spirituale, unico obiettivo che rende la vita dell'uomo pienamente sensata. La virtù altro non è che perfetta sintonia tra il pneuma psichico individuale e quello universale, sintonia che si realizza nella condotta razionale basata a sua volta sulla comprensione dell'esistenza di un ordine intrinseco al reale e sul domino delle passioni, ovvero delle distonie pneumatiche che si verificano qualora la reazione agli eventi esterni non sia conforme a ragione per difetto di giudizio.   
Si comprende che il problema etico apre una voragine immane nel sistema stoico, poiché l'esperienza quotidiana ci dimostra che proprio noi umani, creature razionali per eccellenza, abbiamo la facoltà (o la debolezza) di assumere comportamenti contrari alla ragione e di dare al male, di per sé non consistente, la consistenza delle nostre azioni errate.  
Non meno provocante (o provocatorio) per questi pensatori era il problema della malattia del corpo: un conto, si capisce, è il 'razionale' invecchiamento fisico, molto più inquietanti sono le molteplici possibilità che un corpo anche giovane malfunzioni secondo le più varie occorrenze: febbri, dolori ai singoli organi interni, fratture, lacerazioni di ogni tipo mettevano sotto gli occhi dei filosofi-medici la realtà di un corpo sempre minacciato di disgregarsi.
Come spiegare in prospettiva stoica tutto ciò? Ripartendo, evidentemente, dai tre livelli del pneuma: un corpo umano è tenuto insieme dal pneuma coibente, si sviluppa grazie a quello vitale, desidera, ama, odia, gioisce, si rattrista per effetto di quello psichico. E' chiaro che, se di un'unica sostanza si tratta, il concetto di malattia per questi medici-filosofi è omnicomprensivo: a fianco di disturbi solo fisici o solo psichici, sarà inevitabile aspettarsi disturbi che, pur nascendo nel corpo o nell'anima, vadano poi ad estendersi dal corpo all'anima e viceversa. Parlando di due aspetti di una medesima sostanza, infatti, l'influenza reciproca è del tutto scontata. Si capisce che, affinché il transito di un disturbo dall'area fisica a quella psichica o viceversa si realizzi, è necessario comunque un elemento vettore che possa permeare tanto la solidità del corpo quanto la leggerezza dell'anima. Visto tutto quanto sin qui detto, questo ruolo veicolare spetta di necessità al pneuma coibente, responsabile della tenuta integrale e complessiva del nostro essere. E' l'energia pneumatica, scorrendo nelle ossa, nei nervi, nelle cartilagini, nelle arterie, a farci restare sani o a farci ammalare, benché la causa remota della malattia non dipenda da essa.
Qui di sicuro la medicina stoica (o pneumatica), pur germogliando da quella ippocratica, si esibisce in una svolta assai interessante: se un evento esterno, come potrebbe essere un colpo di sole (che chiameremo causa procatartica) o l'anomalia di uno dei nostri organi interni (un'infiammazione, ad esempio, che chiameremo causa antecedente) ci interessano in modo significativo, congiuntamente o disgiuntamente, potremo dirci ammalati solo se l'infiammazione, ovvero il riscaldamento eccessivo, si trasmetterà dalla singola parte del corpo a tutto il resto, complice il flusso pneumatico coibente in grado di portare ovunque lo squilibrio nel senso del caldo, essendosi evidentemente squilibrato a sua volta a causa del contatto, nel transito, con la parte infiammata. Solo quando il pneuma coibente ha compiuto il suo periplo in tutte le più minute zone del nostro corpo possiamo dirci ammalati, per esempio di febbre.  
E l'anima?

                                                                                                                                      (3- continua)

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