Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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lunedì 27 maggio 2019

Post-humanism Q&A: una ciliegia tira l'altra (1).

Il nostro ameno post sui nostri ameni dubbi sull'altrettanto ameno post-umanesimo mi ha garantito l'accensione di un ameno dibattito che merita qui ulteriore, spocchioso, approfondimento.



Q: Eligio, quindi tu difendi a spada tratta la lezione frontale nell'anno di grazia 2019 e rifiuti a priori qualsiasi novità didattica?
A: Certamente no. Mi fa paura semmai il nuovo a tutti costi quando il presupposto è che tutta la didattica anteriore alle novità degli ultimi anni viene liquidata come 'vecchia', 'fallimentare', 'inadatta ai nuovi stili cognitivi dei ragazzi'. E' chiaro che poco o nulla mi costerebbe buttare a mare la didattica come è stata erogata a me da studente e rinnovarla da capo a pie'. Secoli fa ci dissero che, come futuri docenti, non potevamo pretendere che, siccome noi avevamo studiato in un certo modo, allo stesso modo avremmo fatto studiare i nostri alunni. Certo certo. Quello che tuttavia mi rende difficile questa rivoluzione totale non è sciocco narcisismo, come se la lezione frontale fosse il palcoscenico imprescindibile per nutrire il mio Ego; mi dà enorme fastidio, semmai, il ritornello ormai vieto & vetusto secondo cui è SOPRATTUTTO il vecchiume didattico che noi sciocchi docenti poco evoluti abbiamo ammannito in questi anni ad aver causato la crisi lavorativa del Paese. I giovani non trovano lavoro? Certo, a scuola non gli hanno insegnato  'a saper fare',  ma li hanno inzeppati di nozioni inutili. Ora, a parte che non si capisce la pretesa che fin dal liceo (perché siamo noi del liceo a finire nel mirino) la scuola professionalizzi, ma vabbe', chi ci accusa dimentica che ben altri sono i problemi del mondo del lavoro in questo Paese: il familismo amorale, la ricerca assidua della raccomandazione, il merito scavalcato dalle conoscenze, i contratti a progetto umilianti e, ovviamente, i 'cercasi apprendista con esperienza'. Casomai. Ricordate che la scuola plasma i futuri membri della società, ma se la società 'là fuori' smentisce regolarmente a suon di episodi corruttivi ed esaltazione dell'imbecille di successo quanto noi si tenta invano di inculcare (spirito di sacrificio, serietà, impegno, accettazione dell'insuccesso, duttilità intellettuale, spirito critico - QUESTE sono le competenze di livello AAA+++, le altre a seguire) allora poi è inutile lamentarsi con noi. Si smetta dunque di demonizzare la didattica 'tradizionale' come fucina di ogni fallimento delle generazioni di questo Paese e allora si potrà sperimentare qualsiasi cosa. Con un'avvertenza: 'nuovo' non è automaticamente 'meglio'.



Q: Eligio, ma non sarebbe il caso di aggiornare la didattica in funzione delle nuove strutture neuronali che i nativi digitali stanno sviluppando?  
A: Non sono io a dirlo, ma sono eminenti capoccioni da me personalmente auditi or qui or là a dire che i computer che noi abbiamo creato sono multitasking, il cervello umano no. La nuova didattica, quindi, può pure servirsi copiosamente delle tecnologie digitali come immensi database di risorse e link tra gli infiniti settori del sapere; e sì, ci sarà sicuramente chi trarrà vantaggio dall'organizzare i proprio contenuti di studio avvalendosi ANCHE degli strumenti informatici. Ma si badi, parliamo sempre di metodologie, che in quanto tali sono assolutamente soggettive: se una piccola o grande fetta di studenti impara meglio 'alla vecchia', dovremo penalizzare costoro per inseguire lo stile cognitivo degli altri? E poi: esistono dati CERTI che le nuove metodologie fanno SEMPRE imparare meglio delle vecchie, dove per 'sempre' intendo che chi studia alla vecchia diventa poi un cittadino/lavoratore meno di successo degli altri? Perché alla fine questo dobbiamo ricordarci: non  si tratta di rendere più o meno 'divertente' l'apprendimento rispetto al passato, e certo nessuno di noi rimpiange la scuola anni '50 con i suoi ritmi da accademia prussiana; nondimeno, divertente o no, lo studio deve formare i cittadini di domani, non coccolare gli adolescenti di oggi. Pertanto, a fronte di ogni pretesa facilità di immagazzinamento e organizzazione delle nozioni decantate dalle nuove metodologie, ciò a cui bisogna badare è la persistenza degli apprendimenti. Non accetterei mai una metodologia che, favorendo la rapidità dell'apprendimento di una nozione (e relativa competenza), ne causasse l'altrettanto rapido oblio (con relativa in-competenza). Si ricordi che oggi le pretese abilità multitasking favorite dalla tecnologia deriverebbero in gran parte dall'interazione del singolo studente col mondo virtuale di internet, il che vuol dire per il 90% con l'universo usa e getta dei social network. Stiamo ben attenti a non trasformare le nuove piattaforme didattiche in un magazzino di cosucce utili al momento e dimenticate subito dopo: per quello c'è già Instagram. 
                                                                                                                          
(1 - continua)



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