Motto


"Chi scende, non sale; chi sale, non zucchero; chi scende, zucchero".



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domenica 23 dicembre 2012

E dopo la festa... parte 2

Non credo insomma che il tristo finale di questa legislatura abbia molto di diverso rispetto agli altri. Anche nel 1994, prima dell'avvento di Berlusconi, l'Italia si presentava con un governo tecnico guidato da Ciampi. Alla fine della legislatura successiva, nel 1996, c'era un altro governo tecnico, guidato da Lamberto Dini, cui seguì il primo governo a maggioranza sinistrese della storia repubblicana; ora abbiamo un governo tecnico guidato dal rettore della Bocconi. Dovremmo quindi aspettarci, per amor di simmetria, che anche a questo governo ne succeda uno caratterizzato da una novità impattante pari al Berlusconi edizione '94 e al Prodi sostenuto dai comunisti del '96. Di fatto, però, sarebbe interessante valutare il grado di effettiva impattanza delle due 'novità' sopracitate. Berlusconi e Prodi caddero per lo stesso motivo che aveva fatto defungere tutti i governi della Prima repubblica: il tradimento di un pezzo della maggioranza, motivato come sempre dal sentore di non essere riusciti ad ottenere la fetta di privilegio promessa alla propria base al momento delle elezioni. Sicché, sarà veramente nuovo ciò che spunterà fuori dalle urne la sera del 25 febbraio? (Silvio, ti prego di aggiornare alla nuova data il consiglio che ti diedi....)
Semmai, l'aria che si respira in questi giorni è pregna di velate ipocrisie: ricordiamo tutti che, appena insediato 13 mesi fa, Monti giurò e stragiurò che, finito il mandato, non l'avremmo più visto in politica, ma sarebbe tornato a fare il rettore bocconiano; ora, un politico italiano (Monti lo è in quanto senatore a vita) che non si rimangi nel giro di un anno quanto detto un anno prima è merce rara. Tanto per dire, l'amletico Giuliano Amato, efficiente braccio destro di Craxi negli anni d'oro, 'dimenticatosi' successivamente di essere stato craxiano, promise, all'alba del 1993, che dopo l'incarico di guidare il governo avrebbe lasciato la politica ("Non sono un uomo per tutte le stagioni", esclamò davanti al serraglio dei deputati ringhianti). Difatti fu di nuovo premier dal 2000 al 2001 ALLA GUIDA DI QUELLI CHE AVEVANO DEMONIZZATO CRAXI. Ed è giusto un esempio tra i tanti. Sarebbe dunque motivo di stupore che Monti si stia in questi giorni pavoneggiando di fronte alle ambascerie di mezzo mondo politico italiano che vengono a pregarlo di scendere in politica? Neanche Achille nella sua tenda, offeso per le note questioni di donne, faceva così il difficile con Aiace, Odisseo, Fenice e tutti quelli che provavano a farlo tornare in guerra contro Troia. "Sto decidendo...", dice. Sì, però vediamo di fare in fretta. Quale fascino ha mai trovato Monti in un anno da pazzi come questo, per tornare così clamorosamente sulle sue affermazioni di inizio mandato? La carità di patria? Il senso del dovere? Il sano narcisismo di chi con buone ragioni sa di essere l'unico jolly spendibile di fronte ai capoccioni della BCE?
Sia quel che sia, certi atteggiamenti da padre nobile non si addicono nemmeno a lui. Non so quanto gli convenga entrare in politica, ma se così dev'essere, che lo dica domani stesso, già che oggi le Camere sono state sciolte, quella cosa chiamata Legge di stabilità ha visto la luce tra doglie che neanche una balena con la gravidanza a rischio avrebbe patito, e ormai i giuochi sono fatti. Parli, però. Trovo al contrario stucchevole, ma pure irritante, l'ipotesi che Monti, restando personalmente fuori dalla bolgia elettorale in quanto senatore a vita, ammannisca a non si sa bene che lista mista riunita sotto il suo augusto nome una sorta di 'decalogo' programmatico da far sottoscrivere ai candidati, contenente cose e idee da attuarsi dopo un'eventuale vittoria alle elezioni che riporterebbe verosimilmente il rettore della Bocconi a Palazzo Chigi. Non so, c'è qualcosa che stona, e tanto. C'è ancora l'idea che, senza il prontuario stilato da un tecnico (o perlomeno un politico 'cooptato') i politici 'autentici' non sanno da che parte andare a sbattere. Di nuovo, insomma, si offre lo spettacolo di una galassia politica commissariata, poiché a questo punto Monti non è altro, a sua volta, che l'emanazione diretta della volontà dei piani alti dell'Europa che conta, la quale si trasmette tramite i paterni consigli di una persona che però non si sporca le mani nella contesa elettorale, 'accontentandosi' di cogliere il secondo alloro premieristico consecutivo coi voti conquistati dagli altri a suo nome. A me questa sembra una democrazia per procura.
Vedremo. Per ora, sempre per dire che le teorie del Gattopardo sono purtroppo esatte e valide anche oggi, accontentiamoci di rilevare che la legge di stabilità è stata infarcita dei tipici 'regalini' di fine legislatura da elargire a gruppi di potere che restituiranno il favore in termini di voti. Taglio delle province rimandato, cioé abolito; tagli alla sanità, fatti, MA in contemporanea si attua la sistemazione dei precari della CONSOB; fondamentale iniziativa per far aprire sale da poker a partire da gennaio; 8 miliardi per Finmeccanica, alla faccia degli scandali; rinvio di un anno dell'obbligo per Poste italiane di ridurre il parco auto (ma i postini non vanno in motorino?).
Eccetera eccetera.
Voglio tuttavia concentrarmi su un dato di fatto, naturalmente tornando un momento nel mio giardinetto insegnantizio.Prego i lettori di ripassare tutti, o quasi tutti i provvedimenti presi dai governi Berlusconi e Monti in questi 4 anni e passa. Ricordate le nuove norme sulle licenze ai taxisti? Tre giorni di caos a Roma e ciao riforma. Liberalizzazione della vendita dei farmaci? Giaculatorie all'olio di elleboro e ciao riforma. E così marciando. Ebbene, senza che il sottoscritto passi per la solita zia in menopausa capace solo di sordi rancori, siamo sinceri: una sola riforma è andata a segno in questa legislatura, l'unica mossa da autentico odio di categoria, l'unica in cui si sono riversati sentimenti di vendetta sociale e culturale che covavano da anni nella pancia del Paese, l'unica che non ha trovato argini anche per la disunione degli interessati. Sì, parlo della sciagurata riforma della scuola a nome Gelmini. Si potrà essere d'accordo  o meno con motivazioni e modalità della medesima, ma è un dato di fatto che nessun'altra iniziativa governativa della 16ma legislatura ha conosciuto un'applicazione così perfetta, tradotta in 187.000 licenziamenti. Ciò significa varie cose: quando si toccano i nervi scoperti dell'opinione pubblica, il successo è garantito; quando però la categoria vittima del provvedimento procede in ordine sparso ed è oggettivamente abbandonata dai suoi stessi sindacati, la rovina è assicurata. Non c'è stata finanziaria che sia riuscita, non dico ad invertire, ma almeno a smussare gli aspetti più disumani della riforma Gelmini, primo fra tutti il fatto che alcune classi di concorso si sono trasformate dalla sera alla mattina in paludi senza più speranza di assunzione in ruolo, vanificando di fatto gli sforzi di chi ha concentrato per anni i propri punteggi lì, per scoprire di essersi auto-condannato al precariato a vita. Questa è un'ingiustizia che secondo me rasenta l'incostituzionalità: il cambio in corsa delle regole non è accettabile quando si gioca con la vita e con le speranze di gente che ha lavorato sulla base di un certo obiettivo che d'un colpo è diventato più remoto di Saturno. Fosse poi che gli 8 miliardi risparmiati coi tagli siano davvero tornati alla scuola stessa in termini di aumenti stipendiali e incremento di risorse. Macché: gli stipendi sono bloccati, la cartaigienica manca nei bagni, non ci sono soldi per i corsi di recupero. Diciamolo: al precedente governo interessava risparmiare in qualche modo 8 miliardi e il modo si è trovato colpendo una categoria ritenuta politicamente nemica ('tutti meridionali, fannulloni e di sinistra', sì, proprio il mio caso, come no....) che non avrebbe avuto aiuto né comprensione da nessuno.
Eccoci dunque, passata la profezia Maya, a contemplare lo spettacolo del mondo della scuola pubblica cui non è stata riservata alcuna comprensione, alcun allentamento della sofferenza, solo vaghe promesse di organici funzionali che avrebbero almeno alleviato il disagio dei precari (e che ovviamente sono stati abortiti nel volger di un mattino) e un concorsone umiliante per la pochezza dei posti messi a ruolo e superfluo per il fatto di essere rivolto di fatto a gente che i requisiti per il ruolo li ha già. Per tacere della mostruosità dell'aumento delle ore di lezione su cui, finalmente, siamo riusciti a farci sentire. Però ci hanno provato: segno che, memori delle vittorie gelminiane sul nostro nulla, hanno davvero creduto di poterci riuscire, violando con nonchalance due articoli costituzionali. Ricordiamoci insomma di quanto odio siamo stati e saremo ancora oggetto, se non reagiamo. Ma se qualcuno oserà ancora cianciare sui privilegi di noi docenti, sappia che lo azzannerò con gusto.
So che la seconda parte del post sembra eccentrica rispetto alla prima, ma non è così. Un secondo governo Monti significherà per noi docenti tutto fuorché la correzione degli eccessi della legge Gelmini. Le classi di concorso condannate al nulla resteranno tali, si proverà a ridurre di un anno il percorso scolastico totale, ovviamente decapitando la quinta superiore, con nuovi tagli, si sottoporranno i nuovi aspiranti docenti a concorsi sempre più simili a simulazioni per piloti di shuttle. Mi duole dovermi preventivamente schierare contro queste idee, ma un autentico pensiero liberale non può agire in modo così indiscriminato e livellativo su una realtà complessa, che certo ha conosciuto storture enormi in passato, ma che non può vederle risolte semplicemente a colpi di tagli, come se i destini individuali fossero materia da disintegrare di fronte alle superiori esigenze dei Conti In Ordine. Anche perché, ri-duole dirlo, queste esigenze sono sempre esibite da coloro che alla necessità dei conti in ordine non vedono vincolata la propria carriera lavorativa: il ministro Fornero cambia in corsa le regole del pensionamento, ma lei va in pensione con quelle vecchie; il ministro Grilli elargisce IMU in allegria e poi si fa beccare con gli appartamenti ai Parioli acquistati d'occasione, e comunque le IMU a lui non asciugheranno certo la tredicesima. Spiace insomma vedere dei sedicenti liberali fare gli splendidi con la povertà degli altri.
In sostanza: state attenti tutti, perché il ragionamento gelido e ragionieristico applicato a noi della scuola un giorno potrebbe colpire tutti voi. Finché le esigenze di bilancio prevarranno sulle vite concrete delle persone, chiunque di noi sarà a rischio. L'unica 'novità impattante' che non voglio dal 2013 è la nascita di un governo per il quale le persone contino meno dei numeri.

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